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    TEMI SALUTE  Parkinson, al via la sperimentazione con le staminali 0  di Tiziana Moriconi | Pubblicato il 06 Aprile 2011 19:16  Back home Print page Share |  prossimo articolo  Sta per partire a Milano il primo studio clinico al mondo che sperimenta l’uso di cellule staminali per trattare una forma di Parkinson tra le più gravi e legata a una malattia molto rara, la paralisi sopranucleare progressiva. Le persone che presentano questa sindrome hanno in media un’aspettativa di vita di sette anni dal momento in cui si manifesta e, data la difficoltà di riconoscerla, di quattro anni dal momento in cui viene diagnosticata.  Nell’ambito delle malattie neurodegenerative, l’applicazione terapeutica delle cellule staminali rappresenta un campo di indagine molto vivo. Ma, al di là delle promesse di sedicenti “centri specializzati” oltre confine, che offrono terapie poco o per nulla accreditate, la sperimentazione clinica è soltanto all’inizio. Nel caso dell’uso delle staminali nel Parkinson, poi, è stata fatta pochissima ricerca in questi anni. Proprio per rispondere alle richieste dei pazienti, attratti dai rumors su queste “promesse di cura”, Gianni Pezzoli, direttore del Centro Parkinson di Milano, ha deciso di disegnare uno studio clinico estremamente rigoroso, basato sui risultati di precedenti studi su modelli animali e sui dati finora disponibili. A condurlo sarà lo stesso Pezzoli e il neuroradiologo Maurizio Isalberti della Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.  L’obiettivo, per ora, è quello di accertare la sicurezza della procedura (lo studio è di fase I). Verranno arruolati 20 pazienti: dieci riceveranno le cellule staminali, altre dieci un placebo. Tutti verranno seguiti attentamente per i sei mesi a seguire (i medici stessi non possono sapere chi ha ricevuto la terapia e chi no). Alla fine del primo periodo di controllo, anche chi aveva ricevuto il placebo verrà sottoposto al trattamento. Tutti saranno seguiti per il resto della loro vita.   Le cellule saranno prelevate dal midollo osseo dei pazienti stessi. Si utilizzeranno le staminali mesenchimali pluripotenti, precursori del tessuto osseo, cartilagineo e adiposo, ma note anche per esercitare un meccanismo di protezione dei tessuti. “È su questo che puntiamo. Le cellule mesenchimali sono presenti in tutti i tessuti e sottostanno ad alcuni processi di riparazione”, ha spiegato Pezzoli nel corso della presentazione dello studio, che si è tenuta a Milano: “L’idea è sfruttare questo loro ruolo fisiologico indiretto per proteggere il tessuto cerebrale che circonda il danno e rallentare, di conseguenza, la malattia”.   Come ci si arriva al tessuto cerebrale? “Attraverso le arterie che portano il sangue al cervello”, risponde Isalberti. Le cellule staminali, da 500.000 a due milioni per chilogrammo, saranno infatti iniettate attraverso un catetere inserito nell’arteria femorale, secondo una procedura utilizzata di routine nelle angiografie e che richiede poco tempo.  Non si può essere certi che le cellule si fermeranno nel posto giusto ma, in base alle conoscenze accumulate finora, ci sono buone probabilità che questo accada. “Stiamo seguendo una via che ci sembra la più naturale possibile. Le cellule mesenchimali sono già presenti nel cervello e vengono già utilizzate dai tessuti danneggiati. Noi intendiamo potenziare questo processo”.  tags: morbo di parkinson, cellule staminali, malattie neurodegenerative, medicina  Leggi anche  Arriva l'occhio in provetta  4 GIORNI FA  La proteina “ponte” tra Hpv e cancro  6 GIORNI FA  Il colorante che allunga la vita  11 GIORNI FA  Commenti lascia un commento  Nessun commento, per ora.  Lascia un commento    NOME    EMAIL    TESTO    DIGITA IL TESTO INSERITO NEL RIQUADRO    	        AUTORE  Tiziana Moriconi    Giornalista, a Galileo dal 2007 dove coordina la redazione. È laureata in Scienze Naturali (paleobiologia) e ha un master in Comunicazione della Scienza conseguito alla Scuola Superiore di Studi Avanzati di Trieste. Nel 2009 si è occupata della conduzione di 25 incontri sui cambiamenti climatici e sulle energie rinnovabili per il progetto di educazione ambientale Ecoscuola della Regione Lazio. Collabora con L’Espresso, Le Scienze, Mente e Cervello, Sapere, Linx Magazine (per la rubrica Internet Point), Tekneco, Corriere delle Comunicazioni e Wired.     Vai alla pagina dell'autore  OGGI SU GALILEO  Kepler, spettacolo di vibrazioni stellari  3 GIORNI FA  L'ologramma perfetto  3 GIORNI FA  Non è il bosone di Higgs. Però  3 GIORNI FA  chimicacomportamentoculturediritti umanienergiaetica e politicaevoluzionefisica e materialihi techinnovazione e sviluppolibrimatematicamediamedicinamedicina e biotechpiante e animalirecensionispaziostudi di genereterra e ambiente  Sondaggio  In alcuni interventi a Radio Maria, il vice presidente del CNR Roberto De Mattei ha affermato che le catastrofi come quella del Giappone "sono una voce terribile ma paterna della bontà di Dio", e che l'impero romano sarebbe caduto per colpa degli "invertiti" che infestavano Cartagine. Secondo te queste affermazioni sono compatibili con il suo ruolo direttivo di un ente di ricerca?    Sì, ciascuno può pensare e dire quello che vuole, indipendentemente dal ruolo che ricopre  Sì, ma quando si rappresenta un ente di ricerca è meglio tenere per sé opinioni così in contrasto con l’evidenza scientifica  No, il vice presidente di un ente di ricerca non può sostenere pubblicamente teorie non supportate dalla scienza  risultati  Segui Galileo  Seguici su Twitter  Seguici su Flickr  Seguici su Youtube  Seguici su Facebook   href="http://posterous.com"> da site_name (())
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