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    "Google usa già la ricerca semantica"  Big G ha modificato il suo algoritmo. Ed è scoppiata la polemica tra siti inclusi ed esclusi. Ma quale sarà il prossimo passo di Mountain View? Lo abbiamo chiesto a Massimo Marchiori, fra gli sviluppatori del primo algoritmo di Google, nel 1997  05 marzo 2011  di Silvio Gulizia  Si cambiano alcuni dettagli e si rischia di sconvolgere il mondo. Le modifiche all’ algoritmo di Google, che produce i risultati delle nostre richieste sul motore di ricerca più usato, ha scatenato aspre polemiche. Lo scopo sarebbe  ripulire le ricerche dai contenuti prodotti ad arte dalle cosiddette  content farm, siti che producono contenuti con l’unico scopo di indicizzarli e collegarli alla pubblicità. Un nobile intento, ma che ha escluso dai risultati anche siti innocenti. È giusto che Google abbia un tale potere e che possa influenzare di colpo i destini di una compagnia online?     Secondo Mountain View l‘11,8%  delle ricerche è migliorato  grazie al nuovo algoritmo, per ora attivo solo negli Usa. L’84% dei siti penalizzati corrisponde a quelli inseriti nella  Personal Blocklist da chi ha usato il nuovo plugin per Chrome, con cui possiamo bannare i siti ritenuti spazzatura. Ci sono andati di mezzo però anche siti originali come  Cult of Mac, quasi sparito da Google, come ha raccontato  Wired.com. E in questi casi Google corre subito ai ripari, aggiustando il tiro giorno dopo giorno.     Fra i più penalizzati, secondo le  analisi di Sistrix, azienda indipendente che si occupa di  ottimizzazione seo, ci sono siti come  Associated Content, piattaforma di contenuti originali prodotti dagli utenti di Yahoo!, e  Mahalo, una specie di motore di ricerca umano, mezzo Google e mezzo Wikipedia, vistosi costretto a  tagliare il 10% dello staff. I contenuti di Yahoo! hanno subìto un  trattamento particolare: un terzo promosso (soprattutto quelli di Yahoo! Answers) e due terzi bocciati. Stessa sorte per il gruppo  Demand Media, unica content farm a sopravvivere insieme a  eHow , e anzi a guadagnarci. Premiati anche i social network e vari autorevoli siti (ecco  l’elenco).     Anche le ricerche sono politica e prima o poi ci dovremo affidare alla persone e ai social network, suggerisce  Seobook nel tentativo di analizzare il caso  eHow. Google è quindi davvero padrone delle nostre ricerche on line e può arrogarsi il diritto di filtrarle come crede? Lo abbiamo chiesto a Massimo Marchiori, docente di tecnologie e Web all’Università di Padova, fra gli sviluppatori del primo algoritmo di Google, nel 1997.     " Non esisti sul Web se non sei su Google" dice  Leander Kahney, titolare di Cult of Mac . È d’accordo?     “Per ora è così. Tutti quelli che cercano di fare qualcosa di simile, appunto, fanno qualcosa di simile. Bing per esempio è migliore in alcune ricerche, sì e no il 2%. Però Microsoft ha comprato quello e non qualcosa di più innovativo, per andare sul sicuro, perché per innovare servono molte risorse e investimenti”.     Un algoritmo di ricerca si basa in sostanza su parole chiave e link per determinare la rilevanza di un sito. Come si fa a migliorarlo?     “Si può lavorare sui link in entrata o sui contenuti.  Pagina successiva   1 2     This opera is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported License.  open/closeTIMELINECOMMENTICOMMENTI AUTOREUPDATESCORRELATITags correlati: Google algoritmo Cult of Mac Wired Us Chrome blocklist Sistrix Mahalo eHow Associated Content Blekko Topsy Duck Duck Go Hotpot Massimo Marchiori univesità di Padova Gmail Yahoo Seobook Follow: Segui    Inserisci il tuo nome    Inserisci qui il tuo commento:    VOTA  11Wired  0Tired  0Expired  +  Segui      60  Condividi    CONTENUTI CORRELATI    01 marzo 2011  Google Nexus S, finalmente anche in Italia [foto e video] di Gaia Berruto CELLULARI    28 febbraio 2011  Gmail, azzerati 35mila account di Antonino Caffo INTERNET    18 febbraio 2011  La ricerca di Google diventa sempre più social di Sergio Pennacchini INTERNET    02 febbraio 2011  Google accusa Bing: "Ci copia le ricerche" di Anna Lisa Bonfranceschi INTERNET    26 gennaio 2011  Gli Stati che frenano Google di Gaia Berruto INFOGRAFICHE    24 gennaio 2011  Le ricerche in Rete possono essere davvero neutrali? di Fabio Deotto INTERNET    21 gennaio 2011  Google, perché si rinnova il vertice di Martina Pennisi ECONOMIA    12 gennaio 2011  Google, verso il formato video libero di Sergio Pennacchini INTERNET  23 dicembre 2010  SIAMO FATTI COSI' di Linnea Passaler P@ZIENTI    21 dicembre 2010  Bill Gates o Steve Jobs? 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