sabato 4 settembre 2010

browsernik - Himbas Namibia

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browsernik - Analfabetismo funzionale e industria culturale

Uno degli effetti dell'industrializzazione della cultura: "Negli USA, nel 1930, tre milioni di americani non erano in grado di leggere perché non erano mai andati a scuola; nel 1990, 40 milioni di americani, che hanno fatto tra i 9 e i 12 anni di scuola, non sanno leggere" [1] Questo è uno dei tanti effetti della subcultura (non solo "americana") del "Big is better" e del "Fast food": ovvero tutto deve essere grosso e veloce, industrializzato e meccanizzato. Le scuole e le università sono diventate aziende (diplomifici e laurifici) ed il processo formativo ridotto ad una produzione di semilavorati: si introduce in input un semilavorato prodotto dal diplomificio e dopo una stagionatura di 3 anni esce un Fast-Doctor, un laureato breve, un altro semilavorato pronto per essere inserito in una nuova fase del ciclo produttivo (azienda, laurea magistrale, centro commerciale, etc...). L'industria culturale (nel senso della scuola di Francoforte [2]) sta fagocitando qualsiasi centro di cultura che si frapponga tra lei e l'uomo animale-simbolico (nel senso di Cassirer [3]), l'industria culturale sta annientando qualsiasi ostacolo al suo obiettivo di realizzare l'uomo fungibile (nel senso di Marcuse [4]) ovvero l'uomo-ingranaggio, già raffigurato da Chaplin in "Tempi moderni" [5]: il perfetto consumatore robotizzato senza più alcuna capacità cognitiva, il cui unico fine è consumare e consumare se stesso nella maga-macchina dell'industria culturale. Per concludere uno (ri)lettura di "Chiudiamo le scuole" del 1918 di Papini [6], non può che essere "illuminante". Qui ne riportiamo un breve stralcio: "Ma cosa hanno mai fatto i ragazzi, gli adolescenti, i giovanetti e i giovanotti che [...] chiudete tante ore del giorno nelle vostre bianche galere per far patire il loro corpo e magagnare il loro cervello? Gli altri potrete chiamarli - con morali e codici in mano - delinquenti ma quest'altri sono, anche per voi, puri e innocenti [...]. Con quali traditori pretesti vi permettete di scemare il loro piacere e la loro libertà nell'età più bella della vita e di compromettere per sempre la freschezza e la sanità della loro intelligenza?" = Tags: scienze cognitive

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browsernik - Analfabetismo funzionale e industria culturale

Uno degli effetti dell'industrializzazione della cultura: "Negli USA, nel 1930, tre milioni di americani non erano in grado di leggere perché non erano mai andati a scuola; nel 1990, 40 milioni di americani, che hanno fatto tra i 9 e i 12 anni di scuola, non sanno leggere" [1] Questo è uno dei tanti effetti della subcultura (non solo "americana") del "Big is better" e del "Fast food": ovvero tutto deve essere grosso e veloce, industrializzato e meccanizzato. Le scuole e le università sono diventate aziende (diplomifici e laurifici) ed il processo formativo ridotto ad una produzione di semilavorati: si introduce in input un semilavorato prodotto dal diplomificio e dopo una stagionatura di 3 anni esce un Fast-Doctor, un laureato breve, un altro semilavorato pronto per essere inserito in una nuova fase del ciclo produttivo (azienda, laurea magistrale, centro commerciale, etc...). L'industria culturale (nel senso della scuola di Francoforte [2]) sta fagocitando qualsiasi centro di cultura che si frapponga tra lei e l'uomo animale-simbolico (nel senso di Cassirer [3]), l'industria culturale sta annientando qualsiasi ostacolo al suo obiettivo di realizzare l'uomo fungibile (nel senso di Marcuse [4]) ovvero l'uomo-ingranaggio, già raffigurato da Chaplin in "Tempi moderni" [5]: il perfetto consumatore robotizzato senza più alcuna capacità cognitiva, il cui unico fine è consumare e consumare se stesso nella maga-macchina dell'industria culturale. Per concludere uno (ri)lettura di "Chiudiamo le scuole" del 1918 di Papini [6], non può che essere "illuminante". Qui ne riportiamo un breve stralcio: "Ma cosa hanno mai fatto i ragazzi, gli adolescenti, i giovanetti e i giovanotti che [...] chiudete tante ore del giorno nelle vostre bianche galere per far patire il loro corpo e magagnare il loro cervello? Gli altri potrete chiamarli - con morali e codici in mano - delinquenti ma quest'altri sono, anche per voi, puri e innocenti [...]. Con quali traditori pretesti vi permettete di scemare il loro piacere e la loro libertà nell'età più bella della vita e di compromettere per sempre la freschezza e la sanità della loro intelligenza?" = Tags: scienze cognitive

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SOFTWERLAND: Varela e la neurofenomenologia, Rocco Pititto « Filosofia della mente « Facoltà di Lettere e Filosofia « Federica e-Learning

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Varela ritiene che il vissuto abbia una natura non spiegabile in termini di sistema neuronale. L’unico legame tra mente e coscienza è rappresentato dalla struttura della stessa esperienza umana. "Difficilmente le cose potrebbero stare diversamente, dal momento che ogni scienza della cognizione e della mente deve, prima o poi, fare i conti con la condizione ineludibile secondo la quale non abbiamo alcuna idea di come potrebbe essere il mentale o il cognitivo al di fuori dell’esperienza che ne abbiamo".
Perciò:
solo nell’esperienza vissuta di ciascuno si situa lo spazio della mente e della coscienza;
non sarebbe di alcuna utilità fare riferimento a una forma di spiegazione di ordine puramente neurobiologico, che prescindesse dall’esperienza vissuta;
è nell’esperienza vissuta che prende forma e si sviluppa l’autocoscienza, o altrimenti coscienza dell’io,da intendersi come un correlato della mente o la sua espressione più significativa.

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Varela e la neurofenomenologia, Rocco Pititto « Filosofia della mente « Facoltà di Lettere e Filosofia « Federica e-Learning

Varela e la neurofenomenologia, Rocco Pititto « Filosofia della mente « Facoltà di Lettere e Filosofia « Federica e-Learning

martedì 31 agosto 2010

Street Art by Interesni Kazki

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browsernik - Street Art by Interesni Kazki

browsernik - Disoccupazione all'8,4% in Italia Oltre un giovane su 4 senza lavoro

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browsernik - Bloody Battle Of Tomatina Festival In Spain

browsernik - Bloody Battle Of Tomatina Festival In Spain






brOgni anno si svolge a Buñol, un paese di 9.000 abitanti a 40 Km.da Valencia , la Battaglia dei pomodori . All'evento partecipano circa 40.000 visitatori provenienti da altri paesi ai quali vengono dati in dotazione speciali lenti protettive . Divertentissimo..!owsernik - Bloody Battle Of Tomatina Festival In Spain

lunedì 30 agosto 2010

Collabora con noi - Unicef Italia

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browsernik - I neuroni della paura

http://www.galileonet.it/turbo/thumbs/4c764c63638190300b000018/detail-1792640..., combattere o restare pietrificati. Diverse sono le possibili reazioni davanti a un evento terrificante e dipendono dall’attivazione di uno specifico tipo di neuroni nel cervello che alcuni ricercatori dello European Molecular Biology Laboratory di Monterotondo hanno finalmente identificato. In collaborazione con alcuni colleghi della sede di Verona della GlaxoSmithKline, il team di ricerca di Cornelius Gloss ha infatti scoperto che non è solo l’amigdala a controllare le reazioni, ma anche altre parti del cervello. Nello studio, pubblicato su Neuron, i ricercatori hanno controllato l’attività di specifiche cellule del cervello in topi indotti in uno stato di paura cui normalmente rispondono restando immobili, letteralmente pietrificati. Gli animali utilizzati, però, erano stati geneticamente modificati: solo alcuni neuroni conservavano il recettore per un particolare farmaco in grado di bloccarne l’attività elettrica. In particolare i ricercatori hanno “spento” una serie di neuroni, chiamati cellule di tipo I, nell’amigdala, la regione del cervello nota per essere coinvolta nella risposta alla paura. Poi, per provocare lo stato di panico, gli scienziati hanno condizionato gli animali associando a un suono uno shock doloroso. “Quando abbiamo spento questi neuroni, i topi non sono rimasti pietrificati nell'udire il suono. Questo non ci ha sorpreso perché è esattamente ciò che ci aspettavamo una volta inibita l’attività dell’amigdala. Quello che invece mi ha molto stupito è stato osservare i topi fare molte altre cose, come impennarsi o fuggire”, ha raccontato Gloss: “Sembrava che non avessimo bloccato la paura, ma semplicemente cambiato il modo di rispondere ad essa, passando da una strategia passiva a una attiva competenza di altre parti del cervello”. Attraverso la risonanza magnetica gli scienziati hanno scoperto, infatti, una grande attività della corteccia cerebrale negli animali. Bloccando poi farmacologicamente la reazione della corteccia, i ricercatori hanno osservato che il cervello ripristina automaticamente la reazione passiva, e che i topi si immobilizzano nuovamente. Proprio come se quello della paura fosse un circuito in cui si possono attivare diverse aree, a seconda di determinate condizioni. Riferimenti: Neuron 10.1016/j.neuron.2010.08.009

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