sabato 5 marzo 2011

La chat vocale di Facebook: il cellulare della nuova era?

27 gennaio 2011 -->

Facebook testa una nuova feature. La voce ha iniziato a correre sul più famoso dei social network?

È iniziato il lancio sperimentale del nuovo servizio di chat vocale, che consentirà agli utenti di comunicare tramite Voip (Voce Tramite Protocollo Internet) cioè di parlare via computer come se fosse un telefono. Non sono ancora noti tutti i dettagli.

IL TASTO CALL – A quanto pare apparirà un tasto CALL (CHIAMA) nella barra in alto a destra, cliccando il quale si aprirà un pop up con il nome del destinatario della chiamata. La chat vocale è la risposta alla chat di Twitter, la cui fruizione è però riservata ai soli utenti statunitensi e solo per alcuni minuti al giorno. Il servizio offerto da Facebook invece sarà worldwide, potrà essere utilizzato senza alcun limite di tempo e quel che più conta sarà del tutto gratuito.

IL TELEFONO SU FB – Con l’introduzione della chat vocale Facebook palesa l’intenzione di fare il proprio ingresso nel mercato della telefonia, e già si comincia a parlare di apparecchi portatili (tipo cellulare, insomma) che utilizzino la tecnologia Voip. “Vogliamo rendere Facebook disponibile dappertutto su ogni dispositivo tecnologico. Ciò è attualmente complicato in un mondo così pieno di cellulari, con così tanti operatori.” Sostiene Sheryl Sanberg, Chief Operating Officer di Facebook. Certo che se la qualità della comunicazione vocale sulla rete venisse perfezionata, si potrebbe pensare a un Telefono Facebook. E allora per gli altri operatori sarebbero guai…

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..che bello , ora possiamo parlare su FB...!

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Internet e tecnologia del futuro in un video prodotto da Microsoft

Internet e tecnologia del futuro in un video prodotto da Microsoft

I possibili scenari sull’utilizzo del computer sono stati disegnati da Microsoft. Addio mouse e tastiera, bastano le dita.

Il futuro dell’utilizzo del computer potrebbe essere completamente differente da quello presente. E non ci stiamo riferendo a tempi molto distanti dagli attuali.

Solo fra qualche anno, potrebbe sparire il desktop e non assumere più significato i termini file o icona associati al computing. Di più, potrebbe non esserci più alcuna differenza tra locale e remoto. Di conseguenza non ci sarebbe più bisogno di Windows.

Gli scenari sono stati disegnati dal Chief Research and Strategy Officer di Redmond, Craig Mundie, in una recente conferenza di presentazione sulle nuove possibili interfacce del sistema operativo.

Microsoft e l'interfaccia utente del futuro

Come si può vedere dal video, mouse e tastiera diventano un ricordo. Il sistema si comanda con le dita. I programmi, suddivisi per categorie, sono presentati come bolle colorate. Sarà la nuova GUI di Windows 8?

Autore: Fabio Lepre

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Chiemgau impressions on Vimeo

facendo il backup, Mario Feil ha trovato un sacco di filmati dell'anno scorso non ancora usati. Progettato per usarlo come stock footage per colmare le lacune in alcuni video.

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molto suggestivo

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Cosa c'è dentro l'iPad 2 - Wired.it

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Cosa c'è dentro l'iPad 2
Non solo novità hardware a fare la differenza: iMovie e GarageBand sembrano due scelte vincenti. Le immagini
04 marzo 2011 di Filippo Ferrari
Garage Band su iPad 2 - 1




01234567
Ok, di roba nuova ne ha tanta: è più sottile, più leggero e più veloce, ha due videocamere, il giroscopio, sarà disponibile in bianco e in nero, eccetera. Ormai le specifiche del nuovo iPad 2, fresco di presentazione, hanno invaso la Rete come un mantra e le stiamo imparando tutti a memoria, volenti o nolenti.

Ma basta questo popò di tecnologia, da solo, a rendere un dispositivo vincente? Apple lo sa bene: l'interfaccia e il software giocano un ruolo chiave. Non a caso, al di là di quelle integrate, Jobs ha presentato due app che hanno messo in subbuglio i fan della Mela e non solo. Si tratta di iMovie e Garage Band, che fanno buon uso del processore potenziato A5 e che da sole rischiano di spostare parecchi voti, per usare una parafrasi elettorale.

La prima, iMovie, è un software di editing video: serve principalmente a tagliare e incollare insieme i filmati Hd ripresi con l'iPad, con funzioni di montaggio di base e transizione tra video. Si possono aggiungere soundtrack, effetti speciali o registrare l'audio direttamente. Quando il piccolo capolavoro è pronto, può essere pubblicato dritto in Rete (Youtube, Facebook, eccetera), riprodotto sul televisore (con AirPlay-Apple Tv, o grazie alla nuova funzione mirroring), o condiviso con un iPhone.

La seconda app, GarageBand, è forse ancora più interessante. È praticamente la trasposizione della versione per Mac, adattata per sfruttare le caratteristiche dell'iPad 2: una serie di simulatori di strumenti ti permettono per esempio di strimpellare la chitarra in multitouch o con accordi predefiniti, in modo da non sbagliare neanche una nota; oppure di suonare la batteria toccando la riproduzione di un set di piatti e casse (e il suono è diverso a seconda di dove, e con quanta forza, colpisci). Tutto ovviamente completo di effetti assortiti. GarageBand consente poi di arrangiare e mixare le tracce prodotte grazie a uno studio di registrazione a 8 tracce, per creare demo o pezzi musicali completi. Non è un gioco, ha detto il boss di Apple, e in effetti sembra qualcosa in più. Gli aspiranti musicisti, ma anche i professionisti, potrebbero smanettarci parecchio.

Sia iMovie che GarageBand saranno in vendita a 4,99 $: un prezzo invitante, per quello che offrono. Si riveleranno un altro asso nella manica di Jobs?

Infine una curiosità: all'inizio della presentazione, il boss di Apple ha mostrato varie app per dimostrare i possibili utilizzi del loro tablet. Non ne ha citato il nome, ma alcune erano chiaramente identificabili, e in mezzo a The Daily, CNN e Infinity Blade ha fatto capolino anche la nostrana Virtual History: Roma. Un pizzico di creatività italiana sul palco di San Francisco fa piacere.

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La stampante diventa 3D - Wired.it

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La stampante diventa 3D
Ecco l'oggetto che realizza tutti i tuoi progetti. Riuscirà a creare un nuovo mercato di piccoli produttori? Dipende tutto da noi
04 marzo 2011 di Lorenzo Longhitano
Da quando esistono le stampanti domestiche ci siamo abituati a poter scrivere, fotocopiare, diffondere e - perché no - vendere le nostre idee in formato cartaceo. Immaginate: non sarebbe bello poter dare vita allo stesso modo a oggetti di ogni tipo e forma? Peccato che i replicatori di materia inorganica non siano ancora stati inventati e che aprire uno stabilimento industriale per produrre un portapenne simpatico non sia esattamente alla portata di tutte le tasche.

La stampa 3D promette di cambiare questo scenario in un futuro non troppo remoto. Di consegnare nelle mani della gente la possibilità di creare oggetti di uso quotidiano come anche invenzioni del proprio genio: esattamente come il vicino di casa, oggi, può fotocopiare lo scontrino dell'Esselunga e stampare le sue discutibili poesie dallo stesso dispositivo.

Realizzi al computer un modello 3D dell'oggetto che vuoi creare: può essere una parte di ricambio per lo scooter o il cavatappi rivoluzionario che hai sognato l'altra notte e che sei sicuro che ti renderà ricco come Briatore. Poi invii il progetto alla macchina e questa gli dà vita: una testina deposita uno sopra l'altro sottilissimi strati di plastica o metallo, che si solidificano tramite collanti e calore. Un po' come nell'incessante avanti-e-indietro delle vecchie stampanti ad aghi o di una più silenziosa e veloce a inchiostro, ma con in più la dimensione della profondità.

La stampa a tre dimensioni non è una tecnologia nuova: in industria si usa già da anni nella realizzazione dei prototipi. Ma produrre stampanti desktop sta diventando via via più economico, con un esempi che molto recenti: nel 2004 ha preso il via progetto RepRap, che come risultato ha dato alla luce una stampante realizzata secondo un modello open source del quale chiunque può scaricare le istruzioni e che costa circa 750 sterline. Tra le altre cose RepRap permette anche di stampare le componenti per auto-replicarsi. Fab@Home permette di fare la stessa cosa, mentre i progetti di stampa condivisi riguardano gli oggetti più disparati iniziano a fioccare sulla Rete.

Leggendo tra le righe di queste iniziative troviamo il punto della questione. Di questo passo, in un mondo dove chiunque può stamparsi da solo quel che gli serve, la produzione di massa centralizzata perde progressivamente senso e l'unico vincolo alla creazione diventa la proprietà intellettuale: le idee di open source e protezione dei contenuti digitali si trasformano e acquisiscono un'importanza che va oltre il mondo dei bit e dei byte.

Altre domande: se i consumatori diventassero piccoli produttori, come potrebbe cambiare il settore industriale? E ancora: in che modo la società che si regge su questo modello ne subirà le conseguenze? Insomma, le rotture con il paradigma che conosciamo si fanno più o meno radicali a seconda di quanto facciamo viaggiare la fantasia.

Un video del progetto RepRap:

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6 mosse per diventare un guru di Twitter [inchiesta] - Wired.it

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venerdì 4 marzo 2011

Archivio Segreto Vaticano

PIANO NOBILE


PER VISUALIZZARE
IN DETTAGLIO GLI AFFRESCHI
UN CLICK SULLE IMMAGINI
DELLE RELATIVE SALE

 

 
 

PRIMA
SALA

 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 

 
 

SECONDA
SALA

 
 
 
   
   
 
 
   
 
TERZA
SALA
 
 
 
   
   
 

    Fin dai primi mesi del suo pontificato Paolo V Borghese, valendosi del consiglio del cardinale Bartolomeo Cesi e del giovane sacerdote al servizio di quest’ultimo, don Michele Lonigo da Este, concepì il progetto di istituire un archivio centrale della Santa Sede, il futuro Archivio Segreto Vaticano. Dopo aver attentamente studiato diverse soluzioni per individuare il luogo migliore dove poter concentrare il materiale documentario, la scelta cadde sulle tre sale, dette appunto «Paoline», adiacenti al Salone Sistino: in questi locali, già residenza dei cardinali bibliotecari, Paolo V fece trasferire registri di bolle e di brevi, libri di Camera, diverse collezioni di documenti fino al pontificato di Pio V compreso. Il trasporto, stando alla dettagliata relazione redatta da Michele Lonigo, nominato allora praefectus registrorum et bullarum Bibliotecae Vaticanae, ebbe probabilmente inizio nel 1610, per proseguire negli anni successivi e concludersi entro il dicembre 1614. Le tre Sale Paoline per l’occasione furono ripulite, pavimentate, decorate ed affrescate con scene raffiguranti atti di donazione compiuti da diversi sovrani europei alla S. Sede: gli affreschi che adornano le pareti della seconda e della terza sala sarebbero da ascrivere, secondo Herwarth Röttgen, a Marzio o Marco Ganassini (circa 1560 - ✝ dopo 1621). Negli affeschi delle volte si riconosce la mano dei fratelli olandesi Paul e Mathijs Bril, che circa un trentennio prima avevano decorato le pareti della Torre dei Venti. La documentazione fu riposta in armadi in pioppo collocati lungo le pareti e corredati delle armi gentilizie della famiglia Borghese (il drago alato e l’aquila coronata). Al centro di ciascuna sala furono collocati 20 piccoli armadi in tutto, 12 dei quali recavano impresso l’emblema della famiglia Pamphili (la colomba con un ramoscello di ulivo nel becco), a cui apparteneva Innocenzo X (Giovanni Battista Pamphili, 1644-1655); altri 2 armadi erano corredati dello stemma della casa Chigi (un monte a sei cime sormontato da una stella a otto punte), famiglia da cui proveniva Alessandro VII (Fabio Chigi, 1655-1667), a cui si deve la concessione del piano superiore del Palazzo per accogliere i carteggi diplomatici della S. Sede, formanti il nucleo più antico dell’archivio della Segreteria di Stato; altri 6 armadi, infine, furono adornati con l’immagine simbolica dello stemma gentilizio dei Pignatelli (tre pignatte), famiglia da cui proveniva Innocenzo XII (Antonio Pignatelli, 1691-1700).

   

L'Archivio: ieri e oggi  ~  Una visita in Archivio tra affreschi e documenti  ~  Documenti della storia  ~  I fondi archivistici 
La diplomatica dei documenti papali  ~  La Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica
Per studiare e consultare - pubblicazioni, CD-Rom, DVD  ~  I laboratori  ~  Progetti di collaborazione  ~  Il personale

___________________________________________________________

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Musei Vaticani - Sito Ufficiale

Check out this website I found at mv.vatican.va

notevole

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Brain Jog iPhone App

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Brain Jog, l’app per gli over50 4 marzo 2011 tags: App, Brain jog, brain training, iPhone, psicologia, scienze cognitive di Federica Sgorbissa NOTIZIE – In questi giorni ho l’impressione che esista un’app per ogni cosa. (vedete per esempio qui, qui, qui e qui) Brain jog sembra (scusate, è) una divertente serie di test e giochini d’intelligenza, ma – attenzione – si tratta di un vero e proprio esperimento di psicologia per ultracinquantenni. I ricercatori della Queen’s University di Belfast hanno passato gli ultimi 18 mesi a progettare questa applicazione (per iPhone, iPod e iPad, gratuitamente disponibile nell’App Store di iTunes), e questa è solo la prima fase dell’esperimento. In questo momento infatti Donald O’Brien e colleghi intendono perfezionare il più possibile lo strumento, cercando di dare agli ultracinquantenni il “gioco perfetto”. Chi usa la app infatti può fornire del feedback a chi l’ha progettata, raccontando la propria esperienza con l’applicazione. Gli scienziati intendono usare queste informazioni per continuare migliorare lo strumento e renderlo il più “friendly” possibile e cercando di fidelizzare il maggior numero possibile di utenti. Nella seconda fase dell’esperimento invece gli scienziati intendono raccogliere dati sulle performance degli utenti fidelizzati (da almeno un certo periodo) per valutare quanto questo “brain training” (si tratta essenzialmente di quattro test diversi: abilità spaziali, memoria, abilità matematiche e fluenza verbale) aiuti a migliorare le funzioni cognitive del cervello maturo e in fase di invecchiamento. I dati verranno usati per verificare se l’allenamento mentale come quello proposto nella app sia efficace nel contrastare il declino cognitivo associato all’invecchiamento, ma anche a patologie come le demenze. Se volete provare Brain Jog, scaricatelo gratis da iTunes, senza alcun obbligo: potete giocare o smettere quando volete e, se non vi va, non dovete neppure rispondere alle domande. Buon divertimento. Share this: Email Facebook Stampa Digg Pubblicalo Reddit StumbleUpon da → NOTIZIE ← Origini diverse per particelle diverse4 nuovi zombificatori → LikeBe the first to like this post. 2 commenti Lascia un → Magnus PERMALINK 4 marzo 2011 12:02 Carino! REPLICA Trackback BlogDreams.it » Blog Archive » Brain Jog, l’app per gli over50 Lascia un Commento Sei entrato come nicocara. Esci » Commento Avvisami via e-mail della presenza di nuovi commenti a questo articolo Notificatemi di nuovi post via email CERCA Seguici anche su: Gli amici di OggiScienza Viaggio nel Vesuvio e nella solfatara: galleria di immagini LA VOCE DEL MASTER Creatività a briglie sciolte: riparte "La Voce del Master", la rubrica di OggiScienza a cura del corso di multimedialità del Master in Comunicazione della Scienza della SISSA di Trieste. La redazione, formata dagli studenti, offrirà ai nostri lettori un arcobaleno di voci. ARTICOLI RECENTI 4 nuovi zombificatori Brain Jog, l’app per gli over50 Origini diverse per particelle diverse Distratti dalle sigarette Il meteo non è più quello di una volta Quando il doping si fa genetico Sei nata paperina che cosa ci vuoi far A parte il tonno rosso Non svegliar l’orso che dorme… Fondi per il clima e sabbie inquinanti TAG acqua alimentazione AMBIENTE animali archeologia astronomia batteri biodiversità biologia cambiamenti climatici chimica clima CO2 conservazione DNA energia ESA estinzione evoluzione finanziaria 2010 fisica genetica INFN inquinamento internet LHC Luna matematica medicina musica NASA neuroscienze omeopatia paleontologia politica della ricerca psicologia riscaldamento globale SALUTE scienza e società scienze cognitive SISSA sostenibilità sostenibilità ambientale spazio storia della scienza SEZIONI AMBIENTE ANNO INTERNAZIONALE DELLA CHIMICA ARTE, MUSICA & SPETTACOLI CINEMA COSTUME CRISI CRONACA CRONACA NERA CUCINA CULTURA ECONOMIA ESTERI FOTOGRAFIA FUTURO IL CORRIERE DELLA SERRA IL PARCO DELLE BUFALE INTERVISTE LA VOCE DEL MASTER LA VOCE DELLA BILANCIA LIBRI MARCOPOLO2010 MARE METEO MODA NOTIZIE OMEOPATIA POLITICA QUIZ SALUTE SPECIALE ENTI "INUTILI" SPECIALE ORO BLU SPORT STORIA TRASPORTI VIAGGI WEB&NEW MEDIA AUTORI Davide Ludovisi Federica Sgorbissa Ilenia Picardi Simona Cerrato Paola Rodari Francesca Petrera Daniela Cipolloni Valentina Murelli Margherita Fronte Marta Picciulin Margherita Cappelletto Mauro Colla Sylvie Coyaud Matteo Bisanti Serena Gradari Marco Boscolo Roberto Cantoni Lara Pellizzaro Irene Gabrielli Gabriele Ferrari Anastasia Scotto Francesca Iannelli Paolo Fedrigo Nataša Stuper Marina Innorta Mauro Scanu Anna Rizzo Luca Mazzucato Stefano Dalla Casa simonaregina Sara Stulle Laura Bibi Palatini Andrea Castellani Doriana Rodino Erika Giangrisostomi Fabio Bettani Gianluca Carta nicola d'andrea Anna Sustersic paolapriore Marzia Filippetti Enrico Bergianti Livia Marin Matteo Soldi Tomaso Fortibuoni Chiara Finotti Elena Del Maschio Queryonline META Amministra sito Log out Voce RSS RSS dei commenti WordPress.com Blog su WordPress.com.

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PI: Anonymous, i giorni del DDoS italiano

Anonymous, i giorni del DDoS italiano

Un'aggressiva ondata di cyberattacchi ha investito numerosi spazi online. Il più violento ha messo KO la piattaforma di blogging WordPress. Gli Anonymous avrebbero poi colpito i siti di Finmeccanica ed ENI. Il movente sarebbe politico

Anonymous, i giorni del DDoS italianoUPDATE 19:30 - A pagina 2 riportiamo un comunicato di ENI e relativo alla vicenda italiana, inviato alla redazione di Punto Informatico.

Roma - Un violento attacco informatico ha recentemente bombardato la nota piattaforma di blogging WordPress.com. Un black-out di almeno due ore, estrema conseguenza di una manovra offensiva di tipo denial-of-service (DDoS) organizzata in Rete da un gruppo di misteriosi cracker.

Anche siti come quelli di BBC, CNN e Flickr sono risultati per qualche ora irraggiungibili, messi KO da una botnet che ha concentrato la sua forza di fuoco sui tre principali data center gestiti da WordPress. A Chicago, San Antonio e Dallas. A fronteggiare il collasso sarebbe stato in sostanza circa il 10 per cento dei siti ospitati dall'intero globo web.

Testate online come TechCrunch hanno così fatto fatica a seguire la cronaca dell'attacco, il più violento mai subito in sei anni di storia della piattaforma di blogging. Gli stessi responsabili di WordPress hanno sottolineato come il DDoS abbia viaggiato a ritmi davvero impressionanti (si parla di svariati gigabits al secondo).

Ma perché attaccare così aggressivamente una piattaforma da 300 milioni di visitatori unici al mese? Il movente potrebbe essere di natura politica, almeno secondo il founder di WordPress Matt Mullenweg. Il vistoso cyberattacco avrebbe probabilmente preso di mira uno dei non meglio specificati blog non-anglofoni ospitati dal colosso del blogging.

Non è chiaro se alcuni di questi blog risultino attivi in Corea del Sud. Il paese asiatico ha infatti lanciato un allarme circa un (altro?) attacco DDoS, responsabile della caduta di circa una trentina di siti governativi.

Si tratta solo di supposizioni. I vertici di WordPress - che sono nel frattempo riusciti a rimettere in linea i loro sistemi - rimangono nell'incertezza, cercando di capire meglio il perché di un attacco così. Dita sono state puntate in particolare verso il tanto chiacchierato gruppo di cyberdissidenti Anonymous.

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