martedì 25 ottobre 2011

'Rinasce' l'Intelligenza artificiale,si riparte dalla rete - Tecnologie - Scienza&Tecnica - ANSA.it

Dopo anni di silenzio e di stallo, rinasce l'interesse per l'intelligenza artificiale e secondo i massimi esperti internazionali è finalmente ora di rilanciare questo campo di ricerca. Lo propongono esperti di informatica, nanotecnologie, neuorscienze e cibernetica riuniti nel Festival della Scienza di Genova, nella conferenza organizzata in onore dei 150 anni del Massachusetts Institute oh Technology (Mit).

Per uno dei pionieri delle ricerche sull'intelligenza artificiale, Tomaso Poggio del Mit, è arrivato il momento ''di riprovarci''. Sono della stessa idea Amnon Shashua, che insegna computer science alla Hebrew University di Gerusalemme, Alessandro Verri, dell'università di Genova, il direttore scientifico dell'Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) Roberto Cingolani, il neurofisiologo Emilio Bizzi del Mit.
Tutti sono d'accordo sul fatto che attualmente ci sia di nuovo spazio per l'intelligenza artificiale. Secondo gli esperti i computer hanno raggiunto capacità straordinarie e sono in grado di fare molte cose meglio di un uomo, ''ma non sono ancora in grado di sostenere una conversazione o altre cose del nostro quotidiano'', ha spiegato Poggio, del dipartimento di scienze cognitive del Mit. ''Non siamo ancora riusciti a riprodurre le abilità del nostro cervello. Dopo 60 anni di ricerche, è arrivato il momento di provarci ancora! Abbiamo oggi molti strumenti, anche dalle neuroscienze e dalle scienze cognitive''.

Si va a caccia di nuovi approcci al problema, nche non riguardino soltanto l'informatica ma neurologia e sociologia, all'insegna della multidisciplinarità. Secondo gli esperti ''non dobbiamo sforzarci di capire che cosa succede solo dentro la testa, ma tra le teste'', in quanto l'intelligenza è data dallo scambio di informazioni tra gli individui. ''L'uomo di Neanderthal - hanno spiegato - aveva un cervello molto grande, ma ha continuato a produrre gli stessi oggetti per milioni di anni e solo per uso personale''. Una differenza enorme, questa, rispetto a quanto ha fatto l'uomo moderno, che è riuscito a produrre nuovi oggetti mettendo in comune le idee elaborate da molti individui.

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Come assemblare computer biologici | Le Scienze

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Su Nature Communications
Come assemblare computer biologici

La possibilità di utilizzare batteri e filamenti di DNA come componenti modulari di un circuito apre le porte all'elaborazione digitale biologica dell'informazione
APPROFONDIMENTI
Computer a DNA

Componenti modulari per la costruzione di nuovi dispositivi digitali batterici e a DNA sono stati ottenuti da un gruppo di ricercatori dell'Imperial College di Londra, che ne danno notizia in un articolo pubblicato su Nature Communications. In particolare, lo studio ha mostrato l'effettiva possibilità di creare e assemblare porte logiche - gli elementi di base di qualsiasi circuito destinato all'elaborazione digitale dell'informazione - sfruttando batteri (E. coli) e filamenti di DNA.

Precedenti ricerche avevano già mostrato che è possibile creare porte logiche biologiche, ma l'attuale ricerca ha dimostrato che è possibile costruirle in modo che si comportino in modo del tutto simile a quello dei corrispettivi circuiti elettronici e, soprattutto, che è possibile farlo in modo perfettamente modulare: le nuove porte biologiche possono essere agevolmente collegate permettendo l'assemblaggio di processori biologici complessi. I ricercatori sono infatti riusciti a mostrare come le porte logiche biologiche possano essere collegate tra loro per formare componenti più complessi in un modo simile a quello dei componenti elettronici, a partire dalla combinazione di una porta "NOT" con una porta "AND" per ottenere il più complesso operatore "NAND".

"Le porte logiche sono gli elementi costitutivi fondamentali dei circuiti in silicio su cui si basa la nostra epoca digitale. Senza di loro, non siamo in grado di elaborare l'informazione digitale. Ora che abbiamo dimostrato che possiamo replicare queste parti utilizzando batteri e DNA, speriamo che il nostro lavoro possa condurre a una nuova generazione di processori biologici, le cui applicazioni all'elaborazione delle informazioni potrebbero essere importanti quanto i loro equivalenti elettronici", ha detto Richard Kitney.

In futuro, dispositivi di questo tipo potrebbero essere utilizzati come sensori iniettati nel flusso sanguigno per rilevare la presenza di placche aterosclerotiche, individuare e distruggere cellule tumorali, rilasciare farmaci, oppure essere impiegati per la rilevazione di inquinanti nell'ambiente. (gg)

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lunedì 24 ottobre 2011

Almanacco della Scienza CNR

Tecnologia

‘Excite': un robot al servizio degli anziani

L'‘Ambient assisted living forum', recentemente conclusosi a Lecce, ha riunito team di studiosi di tutta Europa che si dedicano al miglioramento della qualità di vita delle persone anziane tramite l'uso di tecnologie Ict innovative. Il Forum è stato l'occasione per premiare ‘Excite', progetto di ricerca che coinvolge diversi paesi europei, tra cui l'Italia, presente  con l'Istituto di scienze e tecnologie della cognizione (Istc) del Cnr.

Il progetto, che è stato valutato come ‘il più promettente in materia di ambient assisted living' da una giuria di esperti internazionali, riguarda l'individuazione di nuove modalità di assistenza, socializzazione e riabilitazione a distanza di persone anziane o malate. Principale risultato di ‘Excite' è l'adattamento di ‘Giraff', un robot di telepresenza sviluppato dalla svedese Giraff Technologies, ai bisogni e alle necessità dell'anziano che vive in casa.

"Potremmo equiparare ‘Giraff' a un innovativo Skype usabile anche da chi, non più giovane, ha poca familiarità con la tecnologia", spiega Amedeo Cesta dell'Istc-Cnr.  "Il robot, infatti, raggiunge l'anziano e gli permette di interagire in modo naturale, consentendo inoltre agli interlocutori esterni, familiari o caregiver, di avere una percezione dell'ambiente di vita quotidiana dell'assisitito",

 ‘Excite' sta apportando numerose migliorie alla tecnologia di base, grazie a una serie di casi studio nei tre diversi paesi coinvolti. "Punto di forza del progetto' è la metodologia d'analisi centrata sull'utente, che prevede una valutazione a lungo termine del prototipo in contesti di vita reale", precisa  Gabriella Cortellessa del team Cnr. "Esso consente di osservare anche fattori negativi, quali l'emergere di un possibile rifiuto o altri effetti dovuti, ad esempio, all'abitudine alla presenza del robot. Ulteriore elemento originale è lo studio delle differenze culturali e sociali nell'utilizzo di ‘Giraff' nei diversi paesi". 

"La fase di valutazione è già avviata in dodici ‘test-sites' nei tre paesi partner del progetto: Svezia, Spagna e Italia. In Italia, stiamo collaborando con la Comunità di Sant'Egidio e la Fondazione Don Gnocchi di Roma per analizzare le reali potenzialità applicative di ‘Giraff' sia come strumento di assistenza domiciliare che di teleriabilitazione" conclude Lorenza Tiberio del Cnr.

‘Excite' è un consorzio che riunisce quali partner scientifici, oltre all'Istc-Cnr, l'Università di Orebro (Svezia, nodo coordinatore) e l'Università di Malaga (Spagna).

 

Fonte: Amedeo Cesta , Istituto di scienze e tecnologie della cognizione, Roma, tel. 06/44595320, email amedeo.cesta@istc.cnr.it

Per saperne di più: - www.excite-project.eu

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Ipnosi e scienze cognitive

Ipnosi e scienze cognitive
Domenica 23 Ottobre 2011 16:04 Ambrogio Pennati News - Recensioni

Ricevo con grande piacere l'ultima fatica del Gruppo di Ipnosi di Roma (AAVV, Ipnosi e scienze cognitive, a cura di E. Del Castello e G. Ducci, Franco Angeli 2011). Il titolo e l'indice sono accattivanti, e stimolano l'interesse di mai pago studioso della materia. Una prima, rasserenante, impressione: il lavoro di ricerca bibliografica su cui i vari Autori basano le loro argomentazioni è vasto, aggiornato e selettivo. Poi, un balzo di gioia: i contributi degli Autori sono scientificamente orientati e metodologicamente rigorosi.

Bella roba, molti diranno; purtroppo questa è l'eccezione e non la regola per chi è abituato a leggere lavori sull'ipnosi, solitamente farciti come un kebap di scarsa qualità di autoreferenzialità circolare, di case report che fanno sospettare dei fake, di riferimenti ad una presunta patristica dell'ipnosi il cui verbo scritto (spesso malamente tradotto ed esegeticamente distorto) viene usato come base per le prediche ai parrocchiani della propria conventicola.

Questo è un libro serio, ben fatto, solido. Un libro da studiare, e non da leggere. Innovativa è l'integrazione della pratica ipnotica con l'approccio neuroscientifico: nei relativi capitoli gli Autori non pagano l'obolo alla attuale moda del suffisso “neuro”, ma approfondiscono i rapporti fra la materia ipnotica e le attuali conoscenze sul funzionamento cerebrale.

Innovativa l'integrazione tra studio degli stati di coscienza e intersoggettività, che nella nostra specie fonda qualsiasi rapporto terapeutico, al di là dei trucchetti di moda spacciati sul mercato – sempre più improvvisato – nella bancarella delle psicoterapie brevi, quando i pazienti oggi richiedono comprensione non giudicante, ascolto, sostegno empatico.

Innovativa la presa in considerazione dell'assetto genetico – inteso nel senso più ampio – nel funzionamento del soggetto in terapia e in ipnosi. A nostra conoscenza questo è il primo contributo di matrice psicoterapeutica che consideri questi rilevantissimi aspetti, sinora tenuti fuori dalla porta per paura del nuovo, quando non per mera ignoranza.

La lettura del libro porta ad una conclusione: gli Autori hanno una solida e diretta esperienza della perseveranza, del sacrificio, della passione necessari a svolgere secondo coscienza il nostro lavoro. Questo libro è una testimonianza clinicamente fondata e scientificamente esposta di come sia necessario studiare e fare ricerca per agire una buona clinica. Sono grato agli Autori per il loro sforzo.

Ambrogio Pennati
Medico Psichiatra, Psicoterapeuta, Psicopatologo forense

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Professor Immanuel e mister Kant: la doppia vita del filosofo - Cultura - ilGiornale.it

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Kant non sarebbe andato a letto tardi leggendo Kant. Per buona parte della sua vita, avrebbe preferito tirare le ore piccole destreggiandosi nelle feste della buona società prussiana. Come teorizzò esplicitamente a uno dei suoi allievi migliori, il futuro letterato Herder, «non si doveva stare tanto a meditare sui libri».
Questo filosofo godereccio e con tratti francamente libertini, l'Immanuel Kant che non piacerebbe a Eco, Zagrebelsky e tutti i chierici dell'intellighenzia neopuritana, quelli che lo hanno storpiato nel santino del professore chino sulle sue carte e schifiltoso verso i divertimenti prosaici della società, esiste davvero. Basta leggersi Kant. Una biografia, di Manfred Kuehn (il Mulino, pagg. 663, euro 60). Responsabile primo della caricatura è l'appiattimento della personalità di Kant scaturito dalla prima biografia, scritta subito dopo la sua scomparsa, nel 1804, scritta da tre amici. Ludwig Borowski, Reinhold Jachmann ed Ehregott Wasianski erano però soprattutto tre teologi affini al pietismo (una forma di radicalismo protestante), quindi parecchio interessati a ridurre allo stesso tempo l'impatto demolitorio della filosofia kantiana e la biografia vivace del suo autore.
«Fu a causa di questa caricatura - scrive Kuehn - che i romantici tedeschi giunsero a credere che si trattasse di un uomo che era solo pensiero e niente vita». Ed è qui che nasce anche il fondamento dell'equivoco odierno, che presenta Kant (1724-1804) come sinonimo di un'erudizione asociale. Invece, quelli che lo stesso filosofo definì «gli anni più piacevoli della sua vita», furono quelli da magister all'università di Königsberg. Kant a quel tempo passava da una festa all'altra, in compagnia di «ufficiali russi, banchieri di successo, ricchi commercianti, nobili e nobildonne». In particolare, era il favorito della contessa di Keyserlingk, che definì «l'ornamento del suo sesso» e che lo voleva sempre alla sua destra ai banchetti, nonostante il divario sociale. Ma intratteneva rapporti anche con altre donne, come Charlotte Amalie di Klingspor, che anni dopo gli scrisse ringraziandolo «per aver cercato d'istruirla con la piacevole conversazione», e a cui inviava poesie romantiche. Ovviamente, Kant dava una fondazione teorica della sua vita mondana: «è meglio essere matto nella moda che fuori dalla moda»; «le nostre virtù artificiali sono delle chimere, e i vizi hanno origine quando ciò che è nascosto viene visto come vizio»; fino a dire, con gran scorno degli appartati snob passati e presenti: «Le relazioni sociali sono ciò che dà veramente sapore alla vita e rende utili gli uomini degni. Se i dotti non sono adatti alla conversazione, ciò deriva dal disprezzo per la società, che è basato su una mancanza della conoscenza del mondo».
Un osservatore e un praticante del bel vivere, questo era allora Kant, e il ritratto che ne fa Herder lo chiarisce definitivamente: «Quanto vi è di grande e di bello nell'uomo, i caratteri degli uomini, i temperamenti, gli impulsi sessuali, le virtù e infine i caratteri nazionali, questo è il suo mondo». Il magister Kant teneva lezioni per gli alti ufficiali durante i banchetti in casa del generale Meyer, dove veniva condotto con una carrozza dell'esercito. Dopo questi simposi prolungati, «vi erano delle volte in cui non riuscivate a trovare l'imbocco della Magisterstrasse» per tornare a casa, a causa del troppo vino bevuto. Kant consumava «la maggior parte dei pranzi e delle cene in società», e quando non era così si fermava spesso da Gerlach, una sala da biliardo, sua passione perenne.
Quando non era biliardo, spesso era l'«hombre» (una sorta di complicatissima briscola), gioco di carte in cui era così abile da rimpinguare visibilmente i propri guadagni, e che elogiò persino in un suo corso di antropologia, perch´ «ci forma, ci rende imperturbabili, ci abitua a controllare le emozioni». Un habitu´ del bluff sociale, un goliardico consumatore dei piaceri della tavola, accorto bazzicatore del genere femminile. Questa era l'indole naturale di Kant, che a un certo punto regolò la sua vita per la salute malferma e, soprattutto, perch´ aveva intuito che con l'edificio della filosofia critica poteva rivoltare il pensiero occidentale. Come scrive Kuehn, la normalizzazione che Kant si impose dai cinquant'anni in poi, era «un modo di procedere nato dalla necessità, non dalla pigrizia». Non sarebbe mai andato a letto tardi leggendo se stesso. E, ancora vecchio, si presentava al visitatore come «il miglior compagnon, un vero bon vivant», che «gustava allo stesso modo il suo vecchio vino» e non diceva «una parola della sua filosofia».
Mentre altri oggi spendono parecchie parole a vanvera su di lui.

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domenica 23 ottobre 2011

Creator Playbook di YouTube

Benvenuto nella prima edizione del Creator Playbook di YouTube. Siamo entusiasti di offrire a partner e creativi una nuova risorsa che include importanti suggerimenti, best practice e strategie per aiutarli ad ampliare il loro pubblico su YouTube. Il Creator Playbook di YouTube verrà inoltre aggiornato man mano che vengono rilasciate nuove funzioni e che vengono scoperti nuovi suggerimenti, quindi ricordati di consultarlo spesso.

Ci auguriamo che queste informazioni risulteranno utili per il tuo processo creativo e che potremo aiutarti a fare avanzare di livello i tuoi contenuti e il tuo canale YouTube.

Molto stimolante per la creatività !

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