sabato 21 maggio 2011

NASA - Home

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Aztec Butte in Canyonlands - 3D Panorama

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Canyonlands National Park 360 Degree Interactive Panorama

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Payson Canyon - 360 Degree Interactive Panorama

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Double Arch, Arches National Park, in 3D

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Sulphur Creek in Capitol Reef National Park, Interactive VR Panorama

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Without borders... The 100 most beautiful places in the world

venerdì 20 maggio 2011

Guarda mamma, ci sono cinque Silvio!

Cultura

Guarda mamma, ci sono cinque Silvio!

21 maggio 2011

Il Cavaliere ha sempre più paura di perdere Milano. Funzionerà la strategia delle interviste a raffica? Il garante interverrà?

Clima pesante negli uffici della Rai. Ne abbiamo parlato ieri: pochi minuti dopo la fine delle interviste seriali, ovviamente tutte uguali e in patente violazione della par condicio, di Silvio Berlusconi a tutti i telegiornali nazionali, atto disperato di chi ha bisogno in ogni modo e con ogni mezzo di vincere a Napoli ma soprattutto a Milano, dove Giuliano Pisapia conduce il ballottaggio a 7 punti di distacco da Letizia Moratti, candidato del PdL. L’onnipresenza mediatica è, si sa, parte integrante della strategia del Cavaliere per recuperare e tentare il tutto per tutto in questo turno elettorale.

SILVIO E’ OVUNQUE – Di nuovo Silvio scende in campo in prima persona. Conosce il rischio: se anche questa volta gli andasse male, significherebbe che il referendum su di lui è stato definitivamente perso, e che dunque qualcosa dovrà necessariamente cambiare. L’infografica di Repubblica, che riassume le due ore di fuoco della televisione italiana, ci aiuta a riassumere la situazione: dalle 18 e 30 fino alle 20 e 30, Silvio è semplicemente ovunque.

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Un commento a Guarda mamma, ci sono cinque Silvio!

  1. antonio adiamoit

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Vincenzo Migliaro - Casa d'Aste Blindarte


Vincenzo Migliaro
(Napoli 1858 -1938)

Ritratto di donna (La Luciana)
firmato "Migliaro" in basso a destra
olio su tela, cm 61x47 -->

Stima

€ 14.000 - € 18.000
$ 19.884 - $ 25.565
£ 12.216 - £ 15.706




© 2011 Casa d'Aste Blindarte

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Matisse, La seduzione di Michelangelo, Brescia, Museo di Santa Giulia, fino al 12 giugno 2011.

Matisse, La seduzione di Michelangelo, Brescia, Museo di Santa Giulia, fino al 12 giugno 2011.

tutti gli articoli

2011/02/22

   


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Quanto di Michelangelo si può ritrovare nell'opera di Matisse? La grande mostra di Brescia cerca di capirlo.

In una sorta di mostra parallela accanto ai lavori di Matisse sono esposti disegni originali di Michelangelo, come quello delle Veneri, e calchi di alcuni suoi capolavori scelti. I richiami sono evidenti in opere come il Piccolo busto accovacciato ma in generale anche lavori che sembrerebbero per ispirazione e concezione molto distanti, come quelli della serie Jazz, si protendono alla ricerca della perfezione di una forma più compatta, quasi a creare una sinestesia con la scultura.

Matisse La seduzione di Michelangelo, Brescia, Museo di Santa Giulia, fino al 12 giugno 2011.
Orari: lunedì – giovedì: 9.00 - 20.00; venerdì e sabato: 9.00 - 21.00; domenica: 9.00 - 20.00.
Biglietti: Intero € 14.00; ridotto € 11.00.

Recensione della mostra nella pagina News di Artitude.

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Moderna Museet di Stoccolma


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Gallery





Il Moderna Museet, dove Warhol pronunciò la frase dei 15 minuti di celebrità, si trova nel cuore della capitale svedese: addentriamoci nei suoi spazi.

È un'istituzione giovane, nata poco più di mezzo secolo fa, eppure s'inserisce in maniera organica nel tessuto cittadino in cui sorge. Diversamente dalle architetture museali odierne, non si distingue per un forte impatto visivo, ma si apre al pubblico mostrandosi nella sua razionalità spaziale quasi silenziosa.
È un edificio basso, con facciata cromaticamente uniforme e a vetrata continua su cui campeggia, a grandi lettere, il nome: Moderna Museet.

Il messaggio è chiaro sin dall'esterno: la temporalità delle sue collezioni trapela già dalle Nanas di Niki de Saint Phalle e dai due Mobiles di Alexander Calder situati nello spazio verde antistante.
Ma addentriamoci più a fondo in questo percorso, alla scoperta di un museo da cui un Paese come l'Italia avrebbe molto da imparare(1).


Varcata la soglia si entra nella hall, spazio equamente suddiviso tra le aree di servizio - bookshop, guardaroba, bar, corridoio che mette in comunicazione il Moderna con l'Arkitekturmuseet (2) - e di accoglienza al pubblico.
Qui si trova infatti la bigliettera/ opera d'arte realizzata da Barbara Kruger in occasione del cinquantesimo anno di vita del museo, caduta nel 2008: dei pannelli iconografici in bianco e nero con degli slogan rosso fuoco, nel suo stile più consueto.

Subito, sulla sinistra, si dispiegano le sale ospitanti le collezioni, attualmente incrementate grazie a una ricca donazione di fotografie che annovera nomi del calibro di Diane Arbus, Irving Penn, Cindy Sherman e Olafur Eliasson. Gli allestimenti sono differenti, di sala in sala, e variano in base al formato delle opere (troviamo l'accrochage laddove le foto sono più piccole) e alla tipologia tematica - la drammaticità corrisponde a un ambiente più scuro, con luci basse e puntate a spot sulle immagini -, ma sono tutti ad alto tasso narrativo.
E per i momenti di riposo, sono stati collocati dei tavoli con cataloghi e riviste da consultare liberamente, in vista di una fruizione tranquilla e condivisa.

La seconda parte dell'itinerario museale è invece dedicata all'esposizione delle opere pittoriche, di grafica e alle installazioni risalenti alla prima metà del Novecento. Alcune delle stanze meglio riuscite sono dedicate al Dada - vi sareste mai aspettati di trovare, a Stoccolma, Il grande vetro di Marcel Duchamp? - e alla grafica russa: un'intera parete visivamente armonica su cui sono affissi alcuni dei saggi più importanti dei protagonisti dell'avanguardia russa, tra cui Aleksandr Rodčenko, in dialogo serrato con Il monumento alla Terza Internazionale di Tatlin.

Si torna in corridoio, diretti verso l'uscita, e ci si fa guidare da una frase al neon di Joseph Kosuth tratta da un'opera di Strindberg, in pieno Swedish style. Perché lo spirito del Nord sia sempre presente.

 

(1) La situazione italiana sorge su basi totalmente differenti, come sottolinea anche Antonella Huber nel suo testo Il Museo Italiano, giacché molto spesso un museo è allestito all'interno di un edificio storico, ma la realtà museale del contemporaneo sembra essere ancora oggi un tasto piuttosto dolente nella realtà nazionale, fatta eccezione per alcuni casi isolati e ben riusciti, come il Mart di Rovereto.
A. Huber, Il Museo Italiano, Lybra Immagine, Milano 1997.

(2) Ma è presente anche un ristorante e, al piano di sotto, si trovano il riallestito studio di Pontus Hulten e un cinema-auditorium.

SILVIA COLOMBO for ARTITUDE

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Schöner Fliegen - Faszination Zeppelin NT

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Simulatore d'amore per ragazze - Wired.it

Simulatore d'amore per ragazze...

Tokimeki Memorial Girl’s Side: 2nd Season

 

  • Tokimeki Memorial Girl’s Side: 2nd Season

    Tokimeki Memorial Girl’s Side: 2nd Season

Un gruppo di appassionati ha deciso di tradurre dal giapponese il più noto simulation game per ragazze. Si tratta di Tokimeki Memorial Girl’s Side: 2nd Season: porting per Nintendo DS del videogioco Tokimeki Memorial Girl's Side: 2nd Kiss uscito nel 2002 su Playstation 2.

Tokimemo è una serie di simulatori di appuntamenti lanciata dalla Konami nel lontano 1994 per il leggendario PC Engine della NEC. Il successo fra i ragazzi appassionati di videogiochi è stato immediato (chi non si è innamorato di Shihori chan?!). I due episodi Girl's Side sono invece dedicati alle videogiocatrici che possono scegliere fra 13 ragazzi da conquistare.

L'unico problema è che fino ad oggi questi videogame non sono mai stati distribuiti ufficialmente fuori dal Giappone quindi per apprezzarli è necessaria una buona conoscenza della lingua Giapponese. Per risolvere il problema un gruppo di ragazze appassionate di Otome games ha sviluppato una patch che, applicata alla rom originale del gioco, permette di tradurre tutti i testi in inglese.

Finalmente anche le videogiocatrici europee ed americane potranno scoprire il vero senso dell'amore digitale di Tokimeki Memorial...

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Le nuove reti in fibra ottica devono essere aperte - Wired.it

20 maggio 2011

Le nuove reti in fibra ottica devono essere aperte

La battaglia per le Ngn (reti banda larga di nuova generazione, in fibra ottica) aperte sembra ormai vinta.
Sul piano delle regole internazionali, si sta imponendo il principio secondo cui anche le nuove reti degli incumbent (Telecom Italia da noi), come le vecchie (quelle su rame) devono essere aperte e accessibili ai concorrenti.
A tutti i concorrenti, per l'esattezza, e in modo diverso a seconda del loro livello di infrastrutturazione. Notizia dell'ultim'ora è che il governo tedesco alla fine ha deciso di allinearsi alle indicazioni dell'UE e ha negato la vacanza regolatoria a Deutsche Telekom (cioè non la esonera più dall'obbligo di condividere la propria Ngn).
E' la fine di una battaglia durata quattro anni. Adesso non c'è più un caso, in Europa, in cui agli incumbent sia concesso un tale privilegio.
Non c'è più un precedente, quindi, a cui incumbent (anche di casa nostra) possano appellarsi per ridurre i propri lacci normativi. Gli incumbent si sono battuti per anni per ottenere meno regole possibili sulle nuove reti, con la teoria secondo cui non si dovrebbe regolamentare un nuovo mercato.
Ma si impone l'idea che non è un nuovo mercato a tutti gli effetti e quindi le regole devono essere coerenti con quelle del rame. Un'idea che c'è anche nell'ultimo schema di provvedimento (ancora in bozza) della nostra Agcom (di ieri). Si stabilisce un modello molto aperto di rete Ngn.

Certo, poi il diavolo sta nei dettagli. Comunque le regole prevedono un premio per chi investe nella rete. Giusto, ma tutto starà nel vedere se questo premio- cioè i prezzi che gli operatori alternativi dovranno pagare all'incumbent per usarne la rete- sarà o no adeguato. E' la prossima battaglia...

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Quel millimetro che ti cambia la vita - Wired.it

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Dodici tonnellate di coca sotto i mari [video] - Wired.it

Dodici tonnellate di coca sotto i mari [video]

Costruito nella giungla per solcare i mari. È il sottomarino costruito dai narcotrafficanti. L’antidroga ne ha già scovati due esemplari. La storia raccontata sul magazine in edicola

20 maggio 2011 di Wired.it Staff

Nautilus dei narcos

 

  • Nautilus dei narcos

    Nautilus dei narcos

Ma è possibile costruire un sottomarino, così, dal nulla? Provate a chiederlo ai narcotrafficanti del Sudamerica. Provate a chiederlo ai loro uomini che hanno ottenuto non si sa come pezzi di ricambio, motori diesel a quattro tempi, batterie e metri e metri di Kevlar, e vi diranno: sì, certo, noi lo abbiamo fatto. O meglio, non ve lo diranno mai perché il sottomarino che avevano costruito serviva a trasportare sulle cosste statunitensi dalle 4 alle 12 tonnellate di cocaina, però sì, loro lo hanno fatto.

Il sottomarino maledetto, subito battezzato “ Nautilus dei narcos”, è stato trovato nel luglio 2010 in uno spiazzo del Rio Molina, Ecuador. Era lungo 22 metri, lo stavano ancora costruendo. Quando l’intelligence è arrivata, non ha trovato nessuno dei costruttori. Tutti scappati, solo quel mostro quasi pronto per inabissarsi col suo carico di polvere bianca, come racconta Wired in edicola. Si pensava a un evento isolato finché non è stato trovato un secondo bestione nella giungla, 14 mesi dopo, questo lungo 30 metri. “ Uno solo è un’aberrazione”, ammette il capo dell’antidroga Usa in Ecuador, Jay Bergman, “ ma due indicano che siamo di fronte a un nuovo fenomeno”.

Il fenomeno potrebbe riguardare anche noi, o meglio le coste del Mediterraneo. Intanto sul web il sottomarino dei narco si è guadagnato una pagina su Wikipedia dove viene smontato e analizzato. Costruito in gran parte in vetroresina, è molto difficile individuarlo col sonar o il radar. Più facile è avvistarlo a occhio nudo dall’alto anche se è dipinto in modo tale da confondersi tra le acque.  I motori sono silenziati e possono viaggiare per 6 giorni senza rifornimenti. Per avere altri dettagli tecnici, leggi l'articolo su Daily Wired. Di seguito guarda il video sul ritrovamento del secondo sottomarino avvenuto in Colombia nel febbraio di quest'anno.

 

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Come nasce una Formula 1 [foto] - Wired.it

Come nasce una Formula 1

Siamo andati nei capannoni (vicino Faenza) della Toro Rosso dove viene realizzata l'altra monoposto made in Italy. Ecco cosa abbiamo visto

20 maggio 2011 di Maurizio Pesce

L'ingresso della Scuderia Toro Rosso, a Faenza

 

  • L'ingresso della Scuderia Toro Rosso, a Faenza

    L'ingresso della Scuderia Toro Rosso, a Faenza

  • Faenza, sede della Scuderia Toro Rosso

    Faenza, sede della Scuderia Toro Rosso

  • Uno dei quattro container pronti per essere caricati

    Uno dei quattro container pronti per essere caricati

  • Inventario in magazzino prima della partenza per Barcellona

    Inventario in magazzino prima della partenza per Barcellona

  • Inventario in magazzino prima della partenza per Barcellona

    Inventario in magazzino prima della partenza per Barcellona

  • Inventario in magazzino prima della partenza per Barcellona

    Inventario in magazzino prima della partenza per Barcellona

  • Inventario in magazzino prima della partenza per Barcellona

    Inventario in magazzino prima della partenza per Barcellona

  • Pezzi di F1 si trovano normalmente anche in corridoio

    Pezzi di F1 si trovano normalmente anche in corridoio

  • Il marchio Toro Rosso campeggia anche sulle porte

    Il marchio Toro Rosso campeggia anche sulle porte

  • Franz Tost, Team Principal della Scuderia Toro Rosso

    Franz Tost, Team Principal della Scuderia Toro Rosso

  • Il calendario 2011 del Mondiale di F1

    Il calendario 2011 del Mondiale di F1

  • I macchinari per lavorare gli stampi e le parti in carbonio

    I macchinari per lavorare gli stampi e le parti in carbonio

  • Tra i macchinari, la vettura della stagione 2010

    Tra i macchinari, la vettura della stagione 2010

  • Tra i macchinari, la vettura della stagione 2010

    Tra i macchinari, la vettura della stagione 2010

  • Tra i macchinari, la vettura della stagione 2010

    Tra i macchinari, la vettura della stagione 2010

  • Il Toro sulla macchina è aerografato

    Il Toro sulla macchina è aerografato

  • Firmato Pirkner, che già ha realizzato i tori del marchio Red Bull

    Firmato Pirkner, che già ha realizzato i tori del marchio Red Bull

  • Tra i macchinari, la vettura della stagione 2010

    Tra i macchinari, la vettura della stagione 2010

  • Preparazione di uno stampo per lavorare il carbonio

    Preparazione di uno stampo per lavorare il carbonio

  • Preparazione di uno stampo per lavorare il carbonio

    Preparazione di uno stampo per lavorare il carbonio

  • Gli stampi per lavorare il carbonio sono una miscela di resina, plastica e cellulosa

    Gli stampi per lavorare il carbonio sono una miscela di resina, plastica e cellulosa

  • La scocca è formata da tre strati: carbonio, alluminio, carbonio

    La scocca è formata da tre strati: carbonio, alluminio, carbonio

  • Il carbonio si conserva a temperature tra -18 e -20

    Il carbonio si conserva a temperature tra -18 e -20

  • Nella Clean Room si prepara il carbonio prima di essere infornato

    Nella Clean Room si prepara il carbonio prima di essere infornato

  • Nella Clean Room si prepara il carbonio prima di essere infornato

    Nella Clean Room si prepara il carbonio prima di essere infornato

  • Il carbonio viene messo sottovuoto, fasciato con un panno preimpregnato di resina

    Il carbonio viene messo sottovuoto, fasciato con un panno preimpregnato di resina

  • Il carbonio viene messo sottovuoto, fasciato con un panno preimpregnato di resina

    Il carbonio viene messo sottovuoto, fasciato con un panno preimpregnato di resina

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    Il carbonio viene messo sottovuoto, fasciato con un panno preimpregnato di resina

  • Il carbonio viene messo sottovuoto, fasciato con un panno preimpregnato di resina

    Il carbonio viene messo sottovuoto, fasciato con un panno preimpregnato di resina

  • A Faenza ci sono tre autoclavi per cuocere il carbonio

    A Faenza ci sono tre autoclavi per cuocere il carbonio

  • La cottura avviene tra 110 e 230 gradi, a seconda dei pezzi

    La cottura avviene tra 110 e 230 gradi, a seconda dei pezzi

  • I pezzi realizzati vengono analizzati al computer per verificare ogni imperfezione

    I pezzi realizzati vengono analizzati al computer per verificare ogni imperfezione

  • I pezzi realizzati vengono analizzati al computer per verificare ogni imperfezione

    I pezzi realizzati vengono analizzati al computer per verificare ogni imperfezione

  • Controlli non distruttivi: con liquidi fosforescente si va a caccia di crepe in ogni pezzo

    Controlli non distruttivi: con liquidi fosforescente si va a caccia di crepe in ogni pezzo

  • Il marchio Toro Rosso campeggia anche sulle porte

    Il marchio Toro Rosso campeggia anche sulle porte

  • Gianfranco Fantuzzi, Team Manager della Scuderia Toro Rosso

    Gianfranco Fantuzzi, Team Manager della Scuderia Toro Rosso

  • Gli uffici della Scuderia Toro Rosso

    Gli uffici della Scuderia Toro Rosso

  • Nel magazzino si trovano tutti i 15mila pezzi che compongono la macchina (motore escluso)

    Nel magazzino si trovano tutti i 15mila pezzi che compongono la macchina (motore escluso)

  • Nel magazzino si trovano tutti i 15mila pezzi che compongono la macchina (motore escluso)

    Nel magazzino si trovano tutti i 15mila pezzi che compongono la macchina (motore escluso)

  • Il box Toro Rosso in Australia

    Il box Toro Rosso in Australia

  • Le Toro Rosso in azione in Cina

    Le Toro Rosso in azione in Cina

  • La Toro Rosso in azione in Australia

    La Toro Rosso in azione in Australia

  • Sebastien Buemi in azione in Australia

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  • La Toro Rosso in azione in Malesia

    La Toro Rosso in azione in Malesia

  • Sebastien Buemi in azione in Malesia

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  • La Toro Rosso in azione in Turchia

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FAENZA - Quando nella stessa frase parli di Italia e Formula 1 il pensiero va diretto alla Ferrari. Eppure, poco distante, viene ideata, realizzata e assemblata un'altra vettura tutta italiana: la Toro Rosso. L'ombra del Cavallino arriva fino qui, sarà per la vicinanza, sarà - soprattutto - per la fornitura dei motori (e del Kers), che prevede la presenza, praticamente fissa, anche di meccanici di Maranello, gli unici autorizzati a mettere le mani (e gli attrezzi) sul 056 V8 marchiato Ferrari. 

Quella attuale è la sesta stagione in F1 e l'intenzione dichiarata dal Team Principal, Franz Tost, è di essere qui per restare: " Da quando abbiamo rilevato la Minardi, abbiamo investito per rendere la Scuderia un vivaio per i giovani piloti che meritano di partecipare al ristretto circo della Formula 1". Il Red Bull Young Driver Programme allena talenti attraverso diverse categorie e il progetto prevede due team in Formula 1: uno per esordire e mettere alla prova le capacità, l'altro - la Red Bull Racing - per gareggiare ad alti livelli. Qui si narra ancora dello storico giorno in cui Sebastian Vettel vinse il Gran Premio di Monza: era il 2008, guidava una Toro Rosso e avrebbe presto avuto un volante nella scuderia maggiore per laurearsi campione del mondo al secondo tentativo, nel 2010.

La  STR6 è  la seconda macchina completamente realizzata in Italia, da quando  il nuovo regolamento ha vietato la cessione di proprietà intellettuale di una vettura ad altri team. Durante i primi anni di vita, infatti, la Toro Rosso usava i telai dismessi dalla Red Bull. Ora, invece, tutta la vettura è realizzata qui. Unica eccezione, la galleria del vento: in scala 1:2, ha sede in Inghilterra, a Bicester. " Quando siamo arrivati avevamo 44 dipendenti. Ora abbiamo 260 persone fisse e oltre 100 stagionali per compiti che richiedono alta specializzazione". È il caso della lavorazione del carbonio: si usano stampi realizzati con una miscela di resina, plastica e cellulosa e, a volte, controstampi in carbonio meno pregiato. Una volta si usava il legno, ma era molto difficile da modellare e problematico nella fase di cottura dei pezzi.

Nei capannoni della scuderia - quasi 10mila metri quadri (che diventeranno 15mila entro il 2012) - troviamo tre autoclavi di diverse dimensioni, adatti a ospitare tutti i pezzi, scocca compresa: è la parte più complicata da realizzare, divisa in due - la parte superiore e quella inferiore - e poi assemblata con una colla speciale (che costa intorno ai 200€/kg). Deve essere leggera, ma resistente: per questo è l'unica parte realizzata a sandwich: carbonio all'esterno e alluminio lavorato a nido d'ape all'interno. La preparazione dei singoli componenti passa per la Clean Room, ambiente dove il carbonio viene fasciato con un panno preimpregnato di resina, imbustato e messo sotto vuoto nella plastica, infine infornato.

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