venerdì 24 giugno 2011

RainBrain | Hansgrohe Srl

RAINBRAIN - La doccia intelligente

Aggiunge intelligenza alla doccia ed esalta la bellezza di un'esperienza sotto la doccia. Un touch screen intuitivo vi lascia controllare il vostro programma personale di doccia, immersi nell'atmosfera musicale trasmessa via Bluetooth dal vostro MP3. 

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Lo scooter subacqueo [foto] - Wired.it

Lo scooter subacqueo

Girare tra i coralli e i pesci alla guida di uno scooter. Si può fare con i mini sommergibili di Aqua Star, una sorta di cinquantini in versione scuba

24 giugno 2011 di Andrea Bressa

Aqua Star

 

  • Aqua Star

    Aqua Star

  • Aqua Star

    Aqua Star

  • Aqua Star

    Aqua Star

 

L’idea dell’azienda americana Aqua Star è quella di fornire a chiunque, anche a chi non ha esperienza, l’emozione di una gita sott’acqua. Non serve certificazione né brevetto. Gli scooter AS1 e AS2 (modello con posto per il passeggero) si guidano come un normale motorino: il manubrio dà la direzione e la manopola dell’acceleratore dà la spinta.

Ci si immerge fino a 12 metri a una velocità di 4 km/h, che si raggiunge grazie a due motori elettrici, uno per il movimento orizzontale e l’altro per quello verticale. L’autonomia è di circa 2 ore e mezzo.

Dove lo trovo? Online

Quanto costa? Prezzo ancora da stabilire: l’azienda è in cerca di distributori su larga scala

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India mon amour : Artribune

India mon amour

Artisti indiani e francesi a confronto, in una mostra che si propone di raccontare e interpretare l’India contemporanea. Chi ci riesce meglio? La risposta è scontata, ma non troppo. Tra suggestioni esotiche, ironia e una buona dose di stereotipi. Al Centre Pompidou, fino al 5 settembre.

Tejal Shah - You too can touch the moon, dalla serie the Hijra Fantasy - 2006

Il Centre Pompidou pone una domanda decisa, per non dire decisiva: cosa dire dell’India oggi? Sono chiamati a rispondere soltanto artisti francesi e indiani, con opere per la maggior parte create ad hoc per l’esposizione Images de l’Inde: Paris-Delhi-Bombay...
Il senso di tale scelta francamente un po’ ci sfugge. Cosa avranno mai da dire i francesi sull’India più di quanto possano dirne gli italiani o gli islandesi? Soprattutto, cosa significa chiedere a degli artisti di riflettere sulla situazione contemporanea di una società? Qual è la portata euristica di una domanda così esplicita e direzionata? Gli effetti sono sotto gli occhi dei visitatori del Pompidou, e basta poco per accorgersi della netta differenza nei modi in cui la domanda viene interpretata.

Divisa in macro-settori tematici, dalla politica all’urbanistica, dalla religione alla sempiterna problematica dell’identità, la mostra trova il suo cuore in un incipit violentemente didattico, da cui è impossibile svignarsela. Wikipedia non avrebbe potuto fare di meglio. Una maestosa opera di Ravinder Reddy, Tara, sapiente commistione tra la cultura cromatica indiana e i toni accessi dell’estetica pop, direziona con i suoi occhioni i vari settori del percorso.
E sono degne di nota molte opere degli artisti indiani presenti: da Subodh Gupta, con la sua caverna magica trasformata in bazar indiano colmo di pentolame (Ali Baba) alle opere di Sunil Gupta, che combatte per la difesa dei diritti degli omosessuali in India (Sun City). Hema Upadhay costruisce una bidonville con materiali di recupero (Think Left, Think Right, Think Low, Think Tight), Sonia Khurana reinterpreta i soprusi legati agli stereotipi sessuali (Lone Women Don’t Lie), Sunil Gawde compone delicatissime ghirlande di lamette vermiglie per denunciare la violenza della politica, l’assassinio del primo ministro indiano Rajiv Gandhi avvenuto nel 1991 (Virtually Untouchable – III).

Sunil Gawde - Virtually Untouchable III - 2007

A lasciar perplessi sono invece le opere degli artisti francesi, più per eccesso che per mancata competenza. Si sente che il tema l’hanno studiato, loro, ma a memoria, restando esterni alle vicende. Come in quelle gite che dei Paesi esotici ti portano a scoprire il mercatino più turistico delle città, qui sembra di entrare nella giostra dedicata all’India di un ipotetico EuroDisney dell’arte.
Così, per Pierre et Gilles l’immagine dell’India è un’accozzaglia di icone religiose, cristiane e indiane (La Sainte Famille), mentre Jean-Michel Othoniel crea un’opera acustica che riproduce vitree composizioni musicali, retaggio di una sua passata residenza in un villaggio di vetrai indiani (Sans titre). Gilles Barbier è l’autore di una complicatissima opera che dovrebbe rappresentare la “sospensione” della scelta (The Game of Life).

A parte alcune felici eccezioni, tra cui campeggia l’opera di Philippe Ramette, L’Installation (Place publique d’intérieur), i francesi non fanno che riproporre stereotipi della tradizione indiana che cozzano con l’incessante avanzare della contemporaneità e dell’occidentalizzazione. Le problematiche da loro proposte non smettono di rifarsi ai concetti di rappresentazione e identità, tematiche tanto care all’arte occidentale.
Lontani dalle elucubrazioni tipicamente concettuali dell’Occidente, gli artisti indiani si gettano invece a picco sulle emergenze della propria economia, seconda nel mondo per rapidità di sviluppo, ma che deve ancora fare i conti con l’analfabetismo e la povertà. Le loro opere ci permettono di apprezzare un dominio vivo di cultura, piuttosto che quello defunto e fin troppo sedimentato dei cultori dell’alterità.

Greta Travagliati

Parigi // fino al 5 settembre 2011
Images de l’Inde: Paris-Delhi-Bombay…
a cura di Sophie Duplaix et Fabrice Bousteau
www.centrepompidou.fr

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Cartoni, ma non animati. Le “meraviglie” della Gam : Artribune

Cartoni, ma non animati. Le “meraviglie” della Gam

Prosegue l’attività “parallela” della Gam di Torino nello spazio dedicato al Gabinetto di stame e disegni. Un patrimonio valorizzato attraverso piccole monografiche. Ora tocca a Enrico Reffo, di scena sino al 2 ottobre.

Enrico Reffo - Cristo Crocifisso con la Madonna, le tre Marie, San Giovanni Evangelista e angeli - 1881 ca.

La Wunderkammer della GAM di Torino si è dislocata e ora è al secondo piano, affianco alla scalinata; consente così di sbirciare le “meraviglie”, le curiosità presentate al pubblico già dall’esterno. Attualmente propone cinque cartoni di Enrico Reffo (Torino, 1831-1917), lavori preparatori per interventi che farà in alcune chiese di Torino, più il modello ligneo della Crocefissione progettata per l’abside della Chiesa di San Giovanni Evangelista. Si tratta di opere “eroiche”, per richiamare il titolo dell’esposizione che si articola negli altri spazi del museo, per la finitura tecnica, per la maestosità e per l’eleganza. Con un “linguaggio espressivo intessuto di un severo quanto elegante purismo”, scrive Virginia Bertone, Enrico Reffo raffigura i valori della propria fede.

Vito Calabretta

Torino // fino al 2 ottobre 2011
Enrico Reffo – L’austera bellezza
a cura di Virginia Bertone

www.gamtorino.it

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giovedì 23 giugno 2011

10 anni di guerra in Afghanistan [foto] - Wired.it

10 anni di guerra in Afghanistan [foto]

Barack Obama ha deciso: via 10mila soldati entro il 2011. E altri 23mila entro l'estate 2012. Ecco come viene raccontato l'ultimo decennio su Flickr

23 giugno 2011 di Tiziana Moriconi

Veronica Ashe (Sergeant First Class) sorvola l’Afganistan durante una missione recente

 (Credits: Capt. Thomas Cieslak)

 

  • Guerra Afghanistan

    Veronica Ashe (Sergeant First Class) sorvola l’Afganistan durante una missione recente

     (Credits: Capt. Thomas Cieslak)

  • Guerra Afghanistan

    Obama in Afganistan

    Il presidente al campo aereo di Bagram, mentre ringrazia le truppe, 28 marzo 2010 (Credits: Pete Souza/ soldiersmediacenter)

  • Guerra Afghanistan

    Robat

    I soldati Usa costruiscono un posto di blocco in Afganistan (Credits: Tech. Sgt. Francisco V. Govea II)

  • Guerra Afghanistan

    Cary Anderson (Staff Sgt.) ringrazia un bambino a Habibabad

    (Credits: Lance Cpl. Glen Santy)

  • Guerra Afghanistan

    Fanteria in un campo di cotone

    David J. Paul durante una perlustrazione a Marjah, 5 dicembre 2010 (Credits: Lance Cpl. Andrew Johnston)

  • Guerra Afghanistan

    Aslam Hashim

    Un colonnello dell’Esercito Afgano durante una cerimonia nel campo di Shorabak (Credits: U.S. Navy photo by Petty Officer 1st Class Mark O’Donald/Released)

  • Guerra Afghanistan

    Incontri

    Il Governatore della Provincia Khowst, Abdul Jabar Naeemi, e il comandate della marina americana, Willie Billingslea, durante un meeting (Credits: U.S. Air Force Senior Airman Julianne M. Showalter, Khost Provincial Reconstruction Team Public Affairs)

  • Guerra Afghanistan

    Posizioni nemiche

    Il Primo tenente Chris Richelderfer mentre perlustra possibili postazioni nemiche durante l’operazione Operation Saray Has (Credits: www.army.mil)

  • Guerra Afghanistan

    Missione Champion Sword

    Il paracadutista Branden Hazuka alla ricerca di un deposito di esplosivi e armi nella Provincia di Khowst (Credits: Matthew Freire)

  • Guerra Afghanistan

    Missione Combat Outpost Zurok

    I soldati Gareth Warner e Ricky Olivo calano un mortaio in un tubo (Credits: Staff Sgt. Andrew Smith)

  • Guerra Afghanistan

    Ritorno a casa

    David E. Holeman abbraccia la sua ragazza, Amber Caskey, durante la cerimonia per  il rientro, 1 maggio 2011 (U.S. Air Force Photo by Maj. Dale Greer)

  • Guerra Afghanistan

    Concilio a Sangin

    Un commando delle forze speciali incontra gli anziani di un villaggio lo scorso 13 aprile (Credits: www.army.mil)

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10mila truppe rientreranno dall’Afganistan entro la fine dell’anno. E altre 23mila entro l’estate del 2012. In diretta dalla Casa Bianca, il presidente Barack Obama lo ha annunciato ieri sera alla nazione. Attualmente, in Afganistan si trovano 100mila milizie, metà delle quali inviate nel 2009 dallo stesso Obama. Ora che Osama Bin Laden è morto, l’occupazione è sempre meno popolare negli Usa: è ora di velocizzare la fine di una guerra che a novembre compierà dieci anni. Ecco come ce la racconta Flickr, magari in modo edulcorato, attraverso le sue infinite serie di immagini, in alcuni scatti selezionati da Mashable: fotografie postate dall’ esercito Usa, dall’ International Security Assistance Force e dagli stessi soldati.

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Anche gli oceani hanno le autostrade [foto] - Wired.it

Anche gli oceani hanno le autostrade

Balene, squali, foche, tartarughe, tonni. I predatori oceanici migrano in corsie preferenziali sottomarine anche per migliaia di chilometri. Uno studio di 23 specie di animali marini su Nature

23 giugno 2011 di Stefano Pisani

Tonno pinnablu

Sono dei giganti a sangue caldo: il loro peso può superare i 650 chili e possono misurare più di 4 metri di lunghezza. Quando sono a caccia di cibo, possono raggiungere anche la velocità di circa 100 chilometri orari

 

  • Tonno pinnablu

    Tonno pinnablu

    Sono dei giganti a sangue caldo: il loro peso può superare i 650 chili e possono misurare più di 4 metri di lunghezza. Quando sono a caccia di cibo, possono raggiungere anche la velocità di circa 100 chilometri orari

  • Squalo bianco

    Squalo bianco

    Reso famoso (e famigerato) da Hollywood, misura fino a 7 metri e il peso arriva ai 700 chili. Nella zona orientale del Pacifico, lo si può trovare dall’Alaska al Messico, anche se si crede sia solo lungo la California

  • Tartaruga liuto

    Tartaruga liuto

    La più grande fra le tartarughe di mare ed anche quella più a rischio di estinzione. Negli ultimi trent’anni, circa il 95% delle tartarughe liuto del Pacifico orientale sono scomparse, e la sua più grande minaccia sono gli umani

  • Albatro piedineri

    Albatro piedineri

    L’apertura alare dell’albatro piedineri arriva fino ai due metri. Durante la sua migrazione, è in grado di volare per centinaia di chilometri e potrebbe anche passare anni senza mai toccare terra. Generalmente vive molto e matura lentamente

  • Squalo mako

    Squalo mako

    Più piccolo dello squalo bianco, raggiunge al massimo i 4 metri. È capace di saltare fuori dall’acqua anche fino a 6 metri di altezza. Mangia parecchi tipi di pesci e calamari, ma anche delfini e tartarughe

  • Elefante marino

    Elefante marino

    Si immerge fino a 1.500 metri di profondità, anche se preferisce i 600 metri. In un anno, passa 10 mesi al mare. Il nome viene dalle dimensioni e alla grossa proboscide usata per emettere ruggiti

  • Tonno bianco

    Tonno bianco

    Si trova nelle acque aperte temperate degli oceani e dei tropici e anche nel Mar Mediterraneo. Lungo circa 1 metro e mezzo, pesa fino a 45 kg. È considerato un piatto molto gustoso e la sua pesca è economicamente significativa

  • Balenottera azzurra

    Balenottera azzurra

    Mammifero marino che raggiunge i 30 m di lunghezza e le 180 t di peso. È il più grande animale conosciuto mai vissuto sul pianeta. Oltre che nell’Oceano Pacifico, si può trovare anche nell’Indiano. Mangia quasi solo piccoli crostacei

  • Leone marino (otaria)

    Leone marino (otaria)

    Il nome deriva dal nome greco, che significa piccola orecchia. Le otarie, contrariamente alle foche, possiedono infatti dei padiglioni auricolari, seppure poco sviluppati. Ssi nutrono di una grande varietà di pesci, compresi naselli e acciughe

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Due enormi distese sottomarine, la Corrente della California e la North Pacific Transition Zone sono fondamentali corridoi di vita che attirano tutta una serie di predatori marini con ciclicità stagionale. Si tratta di vere e proprie autostrade. I predatori dell’Oceano Pacifico sono stati studiati dal progetto Census of marine Lite Tagging of Pacific Predators (Topp) che, inziato 10 anni fa, ha prodotto ora i suoi primi risultati.

Il progetto Topp è riuscito a tracciare per la prima volta i movimenti dei predatori marini dell’Oceano Pacifico, mostrando abitudini e preferenze migratorie e di habitat di ben 23 specie (inclusi anche uccelli marini) diverse che sono state letteralmente spiate via satellite.

Le zone più frequentate da questi animali sono la Corrente della California, che scorre in direzione sud lungo la costa occidentale degli Stati Uniti e una transoceanica autostrada migratoria, chiamata  North Pacific Transition Zone, che collega la parte occidentale e quella orientale del Pacifico, al confine tra le fredde acque sub-artiche e quelle, calde, subtropicali. All’incirca a metà strada fra le Hawaii e l’Alaska.

" Si tratta di aree oceaniche che abbondano di cibo, come se fossero la savana del mare", spiegano Barbara Block, coautrice della ricerca e promotrice del progetto, della Hopkins Marine Station della Stanford University e Daniel Costa della University of California, Santa Cruz: " Sapere dove e quando queste specie si spostano e si incontrano, è un'informazione fondamentale per la cura delle specie e di questi delicati ecosistemi".

Il progetto e i suoi strumenti
Al progetto, lanciato nel 2000, ha preso parte anche il   NOAA Southwest Fisheries Science Center. Il progetto Topp, è uno dei 17 progetti del più largo Census of Marine Life (che si è concluso lo scorso ottobre). Si tratta del più grande studio biologico mai finanziato: una iniziativa che ha coinvolto, alla fine, più di 75 fra biologi, oceanografi, ingegneri e informatici di oltre cinque Stati. Una indagine senza precedenti, quindi, per dimensione e per specie studiate.

I ricercatori hanno usato una varietà di mezzi tecnologici per raccogliere dati su posizione, temperatura dell’acqua, salinità e profondità. In tutto, si sono impiegati 4.306 tag elettronici (delle piccole trasmittenti applicate sugli animali che, appunto, inviavano i dati) su esemplari di 23 specie diverse. Gli scienziati hanno impiegato due anni a sintetizzare l’immensa mole di dati acquisiti, lavorando, con colleghi della Dalhousie University di Halifax, Canada, e del progetto Future of Marine Animal Populations (FMAP), attraverso tecniche di statistica avanzata per individuare le autostrade e gli snodi marini più frequentati dagli animali, nonché in che modo le condizioni del mare influenzavano questi spostamenti.

" Una delle sfide più grandi è stato gestire dati di localizzazione provenienti da diverse origini: da quelli, molto precisi, del satellite ARGOS, a quelli meno precisi di altri strumenti.

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