sabato 22 gennaio 2011

Viaggio nella mente di un attentatore [ricerca] - Wired.it

Viaggio nella mente di un attentatore

I servizi segreti Usa hanno studiato le 88 persone che hanno ucciso o cercato di uccidere un personaggio pubblico. Il risultato? Non sono così speciali o interessanti

21 gennaio 2011 di Douglas Fox traduzione di Chiara De Togni

jfk

jfk

 

  • jfk

    jfk

    jfk

Fein dice infatti che “molte persone sono piuttosto ambivalenti nei confronti delle cattive azioni che stanno per commettere.”

Alla fine H.J. arrivò a Washington con l’intenzione di uccidere un membro del gabinetto presidenziale, di mettere in piedi un’indagine come quella per il Watergate e di porre fine al programma satellite che lui stesso aveva immaginato.

Ma i Servizi Segreti preferiscono individuare personaggi come H.J. prima che compiano le loro azioni e guidarli su una strada diversa senza dover ricorrere alla prigione. Una lettera sospettosa a un importante funzionario dovrebbe far scattare un campanello d’allarme e far arrivare a casa del mittente due ufficiali in divisa, che controllerebbero se si tratta effettivamente di una vera e propria minaccia.

 “ Sempre più persone indagate finiscono in un ospedale psichiatrico”, dice Robert T.M. Phillips, psichiatra forense del Maryland che ha lavorato con i Servizi Segreti per 15 anni per valutare le persone che avevano minacciato il presidente. A volte la persona viene affidata a servizi di sanità mentale. Altre volte sono i Servizi Segreti stessi a chiamare o a fare visita di frequente all’individuo considerato potenzialmente pericoloso. Fein racconta di una lettera scritta da uno di questi individui all’agente dei Servizi Segreti incaricato di tenerlo sotto controllo. La lettera era così intestata. “Alll’agente Smith, il mio unico amico al mondo.”

Gli sforzi per evitare che le persone commettano azioni spiacevoli non sempre hanno successo. Una dona, citata da Phillips in uno studio separato, si presentò alla casa bianca con dei fiori per Bill Clinton. Un’altra volta si recò a Washington per fare jogging con lui. Non sembrava costituire una minaccia, così venne rilasciata ogni volta. Ma dopo anni di situazioni simili, dopo aver mandato lettere e regali, la donna oltrepassò il limite, letteralmente. Ruppe la zona di sicurezza attorno alla limousine di Clinton con in mano un cellulare, che poteva essere facilmente scambiato per una pistola. Alla luce del pericolo che costituiva per se stessa, e al fatto che, se si fosse sentita rifiutata da Clinton, avrebbe potuto scoppiare in un attacco di rabbia, e venne rinchiusa in un istituto.

Jared Lee Loughner, a differenza di altri, non venne mai intercettato. Ciò che lo ha portato a commettere questo massacro, i suoi veri pensieri, ci metteranno un po’ a emergere, sempre se verranno rivelati. “L a verità degli omicidi americani è molto più banale, più ordinaria, di quella degli omicidi rappresentati nei film”, conclude Fein nel suo rapporto sullo studio dei Servizi Segreti. Queste persone non sono speciali o interessanti, non sono nè mostri nè martiri.

1 2 3
open/close TIMELINE
  • commenti
  • commenti autore
  • updates
  • correlati
Tags correlati: Follow:

      href="http://posterous.com">       da site_name (())       

Viaggio nella mente di un attentatore [ricerca] - Wired.it

Viaggio nella mente di un attentatore

I servizi segreti Usa hanno studiato le 88 persone che hanno ucciso o cercato di uccidere un personaggio pubblico. Il risultato? Non sono così speciali o interessanti

21 gennaio 2011 di Douglas Fox traduzione di Chiara De Togni

jfk

jfk

 

  • jfk

    jfk

    jfk

E, una volta scelte, passa settimane, a volte anche anni, a pianificare e preparare il proprio attacco.

Sirhan Sirhan
, l’uomo che uccise il senatore Robert Kennedy nel 1968, si allenò a sparare per mesi, e lo fece anche otto ore prima dell’omicidio. Nell’indagine che seguì, si scoprì nei filmati che nelle settimane precedenti l’omicidio Kennedy era stato avvicinato più volte dal suo assassino durante alcune passeggiate.

Tutto questo incide sul caso di Jared Loughner, il ragazzo ventiduenne accusato di aver sparato alla senatrice Gabrielle Giffords l’8 gennaio. “ Quello che abbiamo scoperto”, afferma Meloy , “è coerente con ciò che sappiamo sugli attentatori alle figure pubbliche.”

Pare che Loughner abbia conosciuto Giffords a una manifestazione nel 2007, in cui la donna non rispose a una domanda che lui le pose, fatto che lo deluse: “ Mi sentii umiliato ed ero talmente arrabbiato”, dice Meloy, “ che quello potrebbe essere stato l’inizio della rabbia” che alla fine ha reso la donna un bersaglio.

Oppure, se Loughner era guidato da un altro movente, come la notorietà, il suicidio o semplicemente attirare l’attenzione, allora incontrare la Giffords potrebbe avergli fatto notare un bersaglio accessibile, nello stesso modo in cui le presentatrici televisive, essendo volti noti, andando in onda la sera o avendo avuto esperienze in televisioni locali, sono spesso bersaglio di stalker.Una cosa è certa: nei mesi precedenti al suo attacco, Loughner era scivolato nel baratro di un lento declino. Alcuni scatti di violenza a lezione portarono a dei colloqui con il preside, che lo condussero infine all’espulsione  dal college. Il 30 novembre comprò una pistola.

Questi crolli psicologici sono comuni negli anni che precedono un attacco. Quasi metà degli aggressori catalogati nello studio dei Servizi Segreti aveva perso il lavoro o una persona cara, oppure aveva divorziato o aveva problemi di salute. Questo tracollo li aveva portati a credere che l’impensabile potesse invece essere realizzabile. Il futuro aggressore iniziava a concentrarsi su una cosa sola, su una singola ossessione, portandolo a mettere da parte altre opportunità.

Fein
afferma: “ Prima di sprofondare, queste persone hanno voluto testare se la violenza era un modo accettabile di risolvere i problemi.”

Un altro caso, presente in quello studio, è costituito da un uomo di nome H.J, che, durante gli anni Ottanta, con l’amministrazione Reagan e Bush senior, era tormentato da voci che pensava provenissero da satelliti illegali del governo. Passò numerosi anni a comprare armi e a minacciare quelle voci, sperano che le intimidazioni bastassero. A volte quelle voci diventavano così intollerabili che H.J. iniziò a guidare fino a Washington con l’intenzione di uccidere qualcuno. Ma ogni volta che ci provava, le voci svanivano, spingendolo ad abbandonare le intenzioni omicide che non sembravano più necessarie.Quest’esitazione a provocare un bagno di sangue non è unica.

Pagina successiva
1 2 3
open/close TIMELINE
  • commenti
  • commenti autore
  • updates
  • correlati
Tags correlati: Follow:

      href="http://posterous.com">       da site_name (())       

Viaggio nella mente di un attentatore [ricerca] - Wired.it

La speculazione pubblica sulle ragioni che hanno portato un ragazzo di 22 anni a tentare di uccidere una donna membro del Congresso degli Stati Uniti è sempre maggiore, ma uno studio poco conosciuto dei Servizi Segreti suggerisce che la verità potrebbe essere spaventosamente banale.

Questo Exceptional Case Study Project, completato nel 1999, riguarda tutte le 83 persone che hanno ucciso o tentato di uccidere un personaggio pubblico negli Stati Uniti tra il 1949 e il 1996. 

Abbiamo avvicinato un numero di individui, molti dei quali in prigione”, afferma lo psicologo forense Robert Fein, che ha co-diretto lo studio assieme a Bryabn Vossekuil dei Servizi Segreti. “Ci siamo rivolti a loro in quanto esperti in questa rara tipologia di comportamento. Stiamo cercando di prevenire questo tipo di attacchi e ci interessa il loro punto di vista”.

Fein
ha intervistato 20 attentatori ancora in vita e ha passato al setaccio le vecchie prove dei casi. Il suo scopo era capire la sequenza di pensieri, i piani e le motivazioni che hanno trasformato una persona oppressa, ma ordinaria, in un aspirante assassino nel giro di mesi o anni.

Contrariamente alle credenze popolari sugli omicidi di personaggi pubblici, gli aggressori non aderiscono a nessun particolare profilo demografico. Ma quando Fein ha ricostruito il loro pattern di pensiero, è stato in grado di individuare alcuni moventi ricorrenti per l’uccisione di un personaggio pubblico, moventi che sembravano coerenti, indipendentemente dal fatto che l’individuo fosse mentalmente instabile o no (e tre quarti degli assassini non lo erano).

Alcuni speravano di raggiungere la notorietà uccidendo una persona conosciuta. Altri invece volevano porre fine ai propri dolori finendo uccisi dai Servizi Segreti. Altri ancora speravano di vendicare delle lamentele idiosincratiche percepite, che non avevano niente a che vedere con la politica. Altri speravano, irrealisticamente, di salvare il paese o di volgere l’attenzione nei confronti di una determinata causa. Infine altri speravano di raggiungere un rapporto speciale con la persona che stavano uccidendo.

Al di là di queste scoperte, lo studio ribalta l’immagine del killer di politici o di celebrità come uno stalker minaccioso. È vero che i politici e le celebrità ricevono migliaia di minacce ogni anno, ma quelle minacce provengono da persone che non sono di certo questi assassini.

A differenza dei terroristi, che hanno seminato il panico con minacce pubbliche, sotanto il 4% degli aggressori ha avvertito i propri obiettivi mandando loro delle minacce. Quel silenzio sottolineava il loro desiderio di passare inosservati, afferma J. Reid Meloy, psicologo forense presso l’ Università della California a San Diego, che ha studiato gli omicidi di figure pubbliche.L’aspirante assassino spesso sceglie più vittime papabili.

Pagina successiva

      href="http://posterous.com">       da site_name (())       

venerdì 21 gennaio 2011

La trattativa_ Funziona meglio a distanza | Le Scienze

Psicologie e scienze cognitive

 

Relazioni e comportamento

La trattativa? Funziona meglio a distanza

 
Quando si trovano a una certa distanza dall'interlocutore, le persone tendono a concentrarsi di più sulle questioni più importanti e a considerarle in modo più astratto

 

Porre più distanza fisica tra le persone durante una trattativa può dare benefici a entrambe le parti: è questa la sorprendente conclusione di un gruppo di psicologi dell’Università del Texas at Austin.

Marlone Henderson e colleghi hanno esaminato in che modo le trattative possono essere influenzate dalla distanza tra le parti in tre diversi e innovativi studi: sebbene infatti molti lavori abbiano esaminato le conseguenze di diverse forme di comunicazione in cui manca il contatto faccia a faccia, è la prima volta che si prende in considerazione la distanza tra gli interlocutori in modo indipendente da altri fattori.

"Quando si trovano a una certa distanza dall'interlocutore, le persone tendono a concentrarsi di più sulle questioni più importanti e a considerarle in modo più astratto", ha commentato Henderson, che firma in proposito un articolo sulla rivista Journal of Experimental Social Psychology. "Tendono cosi ad andare oltre la considerazione delle opzioni esistenti e a considerare motivazioni di più alto livello per le loro priorità".

Per esempio, se si tratta di contrattare le condizioni di un nuovo lavoro, i soggetti si possono concentrare sull'ottenere una migliore assicurazione sanitaria, un salario più alto o più giorni di ferie.

Nel primo studio, 53 studenti dell’Università di Chicago sono stati impegnati in una negoziazione mediante lo scambio di testi scritti con un’altra persona, di cui si sapeva se fosse fisicamente vicina o distante. Il compito consisteva nella compravendita di una motocicletta rispettando una serie di preferenze e priorità. Sulla base di un punteggio in millesimi che teneva conto del livello di compromesso e delle priorità raggiunti, chi credeva di essere lontano dalla controparte ha ottenuto in media 955 punti contro gli 825 dell’altro gruppo.

Nel secondo studio, 76 studenti dell’Università di Austin hanno dovuto immaginare di entrare in un centro commerciale contemporaneamente a un estraneo e di dovere condividere il premio per il milionesimo cliente. A quel punto doveva iniziare la trattativa per avere i regali di quattro diversi negozi con cinque diversi prezzi. Anche in questo caso il punteggio in millesimi è stato a favore di chi si riteneva lontano dalla controparte (961 contro 895).

Lo stesso studio è stato poi effettuato con altri 114 studenti dell’Università del Texas, con poche modifiche. Un gruppo di partecipanti doveva anche partecipare a un esercizio progettato per indurre i membri a focalizzare l’attenzione sulle motivazioni che potevano indurli a desiderare un particolare premio invece che un altro. In questo gruppo si è riproposta la differenza di punteggio a favore di chi riteneva l’interlocutore lontano (946 contro 887) con risultati lievemente meno evidenti rispetto a quelli del gruppo di controllo, non sottoposto all’esperimento (922 contro 756).

"Quando si fa in modo che tutti siano concentrati su motivazioni di più alto livello, l'importanza della distanza tende a scemare", ha concluso Henderson. "Tuttavia, quando ciò non si verifica, le differenze tendono ad accentuarsi". (fc)

 

 

(19 gennaio 2011)

 

 

 

      href="http://posterous.com">       da site_name (())       

La trattativa_ Funziona meglio a distanza | Le Scienze

Psicologie e scienze cognitive

Relazioni e comportamento

La trattativa? Funziona meglio a distanza


Quando si trovano a una certa distanza dall'interlocutore, le persone tendono a concentrarsi di più sulle questioni più importanti e a considerarle in modo più astratto

Porre più distanza fisica tra le persone durante una trattativa può dare benefici a entrambe le parti: è questa la sorprendente conclusione di un gruppo di psicologi dell’Università del Texas at Austin.

Marlone Henderson e colleghi hanno esaminato in che modo le trattative possono essere influenzate dalla distanza tra le parti in tre diversi e innovativi studi: sebbene infatti molti lavori abbiano esaminato le conseguenze di diverse forme di comunicazione in cui manca il contatto faccia a faccia, è la prima volta che si prende in considerazione la distanza tra gli interlocutori in modo indipendente da altri fattori.

"Quando si trovano a una certa distanza dall'interlocutore, le persone tendono a concentrarsi di più sulle questioni più importanti e a considerarle in modo più astratto", ha commentato Henderson, che firma in proposito un articolo sulla rivista Journal of Experimental Social Psychology. "Tendono cosi ad andare oltre la considerazione delle opzioni esistenti e a considerare motivazioni di più alto livello per le loro priorità".

Per esempio, se si tratta di contrattare le condizioni di un nuovo lavoro, i soggetti si possono concentrare sull'ottenere una migliore assicurazione sanitaria, un salario più alto o più giorni di ferie.

Nel primo studio, 53 studenti dell’Università di Chicago sono stati impegnati in una negoziazione mediante lo scambio di testi scritti con un’altra persona, di cui si sapeva se fosse fisicamente vicina o distante. Il compito consisteva nella compravendita di una motocicletta rispettando una serie di preferenze e priorità. Sulla base di un punteggio in millesimi che teneva conto del livello di compromesso e delle priorità raggiunti, chi credeva di essere lontano dalla controparte ha ottenuto in media 955 punti contro gli 825 dell’altro gruppo.

Nel secondo studio, 76 studenti dell’Università di Austin hanno dovuto immaginare di entrare in un centro commerciale contemporaneamente a un estraneo e di dovere condividere il premio per il milionesimo cliente. A quel punto doveva iniziare la trattativa per avere i regali di quattro diversi negozi con cinque diversi prezzi. Anche in questo caso il punteggio in millesimi è stato a favore di chi si riteneva lontano dalla controparte (961 contro 895).

Lo stesso studio è stato poi effettuato con altri 114 studenti dell’Università del Texas, con poche modifiche. Un gruppo di partecipanti doveva anche partecipare a un esercizio progettato per indurre i membri a focalizzare l’attenzione sulle motivazioni che potevano indurli a desiderare un particolare premio invece che un altro. In questo gruppo si è riproposta la differenza di punteggio a favore di chi riteneva l’interlocutore lontano (946 contro 887) con risultati lievemente meno evidenti rispetto a quelli del gruppo di controllo, non sottoposto all’esperimento (922 contro 756).

"Quando si fa in modo che tutti siano concentrati su motivazioni di più alto livello, l'importanza della distanza tende a scemare", ha concluso Henderson. "Tuttavia, quando ciò non si verifica, le differenze tendono ad accentuarsi". (fc)

(19 gennaio 2011)

 
 

    La comunicazione politica attraverso la televisione, secondo me, falsa le scelte poichè più che concentrarci sulle parole e sulle motivazioni del politico ci fa disperdere nell'analisi del suo aspetto esteriore. La simpatia e l'antipatia ci coinvolgono e deviano il nostro giu...
    Inviato da giuseppe il 20 gennaio 2011 alle 09:57

      href="http://posterous.com">       da site_name (())       

Grands voiliers sur les Quais

sapore di mare!!

      href="http://posterous.com">       da site_name (())       

Grands voiliers sur les Quais

sapore di mare!!

      href="http://posterous.com">       da site_name (())       

SPACE HOPPERS in VENICE on Vimeo

che bella Venezia!

      href="http://posterous.com">       da site_name (())       

SPACE HOPPERS in VENICE on Vimeo

che bella Venezia!

      href="http://posterous.com">       da site_name (())       

mercoledì 19 gennaio 2011

Masdar City la città a impatto zero

MASDAR CITY - Il Grande Fratello dell’energia esiste davvero. L’ho appena visto: lo hanno costruito a Masdar City, a mezz’ora da Abu Dhabi, come vi abbiamo raccontato qualche mese fa. Ha la forma di una grande torre, in mezzo a una delle piazza del campus del Masdar Institute of Technology. La torre serve per raffreddare l’aria circostante come un gigantesco impianto di aria condizionata. È totalmente automatizzata e funziona sfruttando semplicemente vento (naturale) e acqua. Ma, in più, la torre ti guarda. Non esattamente te, ma il tuo appartamento e i suoi consumi energetici. E se eccedi con i consumi, ti denuncia pubblicamente. Nella città che a tutti i costi si vuole a impatto zero, promette di essere (la stanno ancora testando) una specie di gogna a base di led colorati. Il tuo sarà verde, se è tutto ok e i tuoi consumi sono nella norma. Ma rosso se hai ecceduto. Il controllo sociale (e il prevedibile biasimo) faranno il resto. O almeno si spera. In caso contrario, agli spreconi potrebbe essere applicata una piccola multa. Se è vero che Masdar funzionerà da prototipo per molte città a impatto zero da costruire in diverse parti del mondo, forse Orwell non aveva tutti i torti a descrivere la Londra del 1984 (lui la immaginava scrivendo nel 1948, cioè poco dopo la Seconda Guerra mondiale, con una incredibile capacità di anticipare il futuro) abitata da teleschermi e flotte di controllori e controllati. A due anni di distanza dalla mia prima visita a Masdar City, la città a impatto zero progettata dal governo degli Emirati Arabi e costruita con i ricavi del petrolio su cui questo paese galleggia ha cambiato volto. Almeno nelle parti che sono già state edificate. Poche, a dire il vero, rispetto ai progetti iniziali, ma non per questo meno stupefacenti. La visita di oggi, riservata a un plotone di venti giornalisti provenienti da tutto il mondo (io sono l’unica italiana), mi ha aperto le porte del Masdar Institute of Technology. Il suo acronimo è Mit, come il più famoso istituto di ricerca americano del Massachusetts, che nel progetto è coinvolto economicamente e accademicamente, e quindi non dovrebbe aversene a male. Attualmente ospita 167 studenti (153 secondo altri, qui non è facile mettere tutti d’accordo sui dati) che provengono da oltre 30 paesi e i suoi programmi di studio e di ricerca si concentrano tutti su un unico tema: la sostenibilità. Si va dalle energie rinnovabili ai sistemi per riciclare i rifiuti, alle tecnologie per ripulire l’acqua e produrre contemporaneamente energia, alla mobilità elettrica. E alcuni di questi esperimenti sono già – se non propriamente dei brevetti – oggetto di articoli in via di pubblicazione. C’è poco da scherzare, con questa gigantesca macchina organizzativa che muove i petroldollari ( petroldirham,in valuta locale) come se fossero bruscolini, e li investe tutti in nuove tecnologie. * DAILY WIRED * NEWS * AMBIENTE Masdar City, la città a impatto zero prende forma [foto] Wired.it è negli Emirati Arabi al World Future Energy Summit. Dove la nostra inviata ha visitato il cantiere della metropoli del futuro. E ci racconta che per ridurre i consumi basta renderli pubblici 18 gennaio 2011 di Alessandra Viola Una città di 6 chilometri quadrati Ci sarà spazio per 50.000 abitanti e 1.500 imprese, prevalentemente commerciali e specializzate in una produzione rispettosa dell'ambiente ‹ › ‹ * Una città di 6 chilometri quadrati Una città di 6 chilometri quadrati Ci sarà spazio per 50.000 abitanti e 1.500 imprese, prevalentemente commerciali e specializzate in una produzione rispettosa dell'ambiente * Come Novosibirsk in Russia e Tsukuba Science City in Giappone Come Novosibirsk in Russia e Tsukuba Science City in Giappone E' solo l'ultimo di una serie di progetti di ricerca che instaurano un legame con l'ambiente. * Zero rifiuti Zero rifiuti I rifiuti biologici prodotti saranno utilizzati come fertilizzanti e combustibili * Prima di nascere è già famosa Prima di nascere è già famosa Il WWF e BioRegional hanno approvato Masdar City come progetto ufficiale del One Planet Living Community * L'acqua come bene esauribile L'acqua come bene esauribile Circa l'80 per cento dell'acqua utilizzata verr�� riciclata e le acque reflue saranno riutilizzate per l'irrigazione el'agricoltura * Il sole sarà la sua energia Il sole sarà la sua energia Tra i progetti di costruzione il primo sarà una centrale solare di 40-60 megawatt, costruita dalla ditta tedesca Conergy * Il progetto nasce nel 2006 Il progetto nasce nel 2006 Il progetto è guidato da Abu Dhabi Future Energy Company (ADFEC). Iniziato nel 2006, ha un costo di 22 miliardi di dollari * Masdar City Masdar City A pochi chilometri da Adu Dhabi, sar�� la prima citt�� a zero emissioni * Un concetto che diviene realtà Un concetto che diviene realtà Il tradizionale tessuto urbano si mescola con le tecnologie di pianificazione urbanistica e architettura araba. Un sistema sostenibile, un ambiente di vita di alta qualità per tutti i residenti * Zero rinunce Zero rinunce Masdar City sarà caratterizzata da tutti i comfort moderni, servizi e vantaggi del vivere in una delle grandi città del mondo, ma in un ambiente ad emissioni zero * Un cantiere sempre aperto Un cantiere sempre aperto Il progetto della città approda al Summit sulle energie rinnovabili. Le aziende più innovative del mondo potranno collaborare per essere parte del villaggio * Città pilota Città pilota Masdar City rappresenta quello che le città dovrebbero essere da qui al futuro. Nei settori dell'industria e del rispetto dell'ambiente locale Bastano un paio di giorni tra qui e Dubai, per rendersi conto facilmente di quanto costa al mondo la dipendenza energetica dal petrolio: una montagna di denaro. Che solo in minima parte viene resa visibile da torri, grattacieli, centri commerciali, dal continuo cantiere che ancora sono queste due città, la cui crescita (come quella di Masdar) è rallentata a causa della crisi ma non accenna a interrompersi. Masdar stimola più di una riflessione in questo senso. Era iniziata baldanzosamente, con un business plan da 22 miliardi di dollari (!). Ne hanno spesi circa 2, ma i progetti cambiano in continuazione e il business plan si adegua continuamente alle mutate esigenze. Anche la strategia tecnologica dei progettisti è andata in una direzione nuova e significativa. E punta tutta a evitare di dipendere da fornitori esclusivi. Né per i pannelli, né per la mobilità (tutta elettrica, in parte italiana), né per i sistemi di riciclaggio e smaltimento, né per tutto il resto, Masdar sceglie un solo fornitore. Vi ricorda niente? Divide et impera, diceva un famoso romano. Nessuno meglio di questo paese sa quanto vale la dipendenza energetica da un singolo fornitore. Nessuno meglio di loro è stato finora in grado di mettere in campo tanti soldi e un’intera città (Masdar è in sostanza un gigantesco laboratorio tecnologico vivente), per vedere " come funziona in pratica" tutta la nostra teoria. L’obiettivo si legge tra le righe: continuare a essere leader. Fornitori di energia su scala globale. E preparare rapidamente il mondo a una nuova potenziale dipendenza dalle tecnologie per le rinnovabili che qui si sviluppano (ma anche si migliorano e si testano) su scala industriale. Ci vorrebbero ore per raccontare tutto. Ma appena ho un attimo (qui è tutto rigidamente scadenzato in un calendario piuttosto fitto) parliamo degli italiani. Sul nostro Italian pavilion sventola una grande bandiera, e le imprese hanno molte cose interessanti da raccontare…

      href="http://posterous.com">       da site_name (())       

Masdar City la città a impatto zero

MASDAR CITY - Il Grande Fratello dell’energia esiste davvero. L’ho appena visto: lo hanno costruito a Masdar City, a mezz’ora da Abu Dhabi, come vi abbiamo raccontato qualche mese fa. Ha la forma di una grande torre, in mezzo a una delle piazza del campus del Masdar Institute of Technology. La torre serve per raffreddare l’aria circostante come un gigantesco impianto di aria condizionata. È totalmente automatizzata e funziona sfruttando semplicemente vento (naturale) e acqua. Ma, in più, la torre ti guarda. Non esattamente te, ma il tuo appartamento e i suoi consumi energetici. E se eccedi con i consumi, ti denuncia pubblicamente. Nella città che a tutti i costi si vuole a impatto zero, promette di essere (la stanno ancora testando) una specie di gogna a base di led colorati. Il tuo sarà verde, se è tutto ok e i tuoi consumi sono nella norma. Ma rosso se hai ecceduto. Il controllo sociale (e il prevedibile biasimo) faranno il resto. O almeno si spera. In caso contrario, agli spreconi potrebbe essere applicata una piccola multa. Se è vero che Masdar funzionerà da prototipo per molte città a impatto zero da costruire in diverse parti del mondo, forse Orwell non aveva tutti i torti a descrivere la Londra del 1984 (lui la immaginava scrivendo nel 1948, cioè poco dopo la Seconda Guerra mondiale, con una incredibile capacità di anticipare il futuro) abitata da teleschermi e flotte di controllori e controllati. A due anni di distanza dalla mia prima visita a Masdar City, la città a impatto zero progettata dal governo degli Emirati Arabi e costruita con i ricavi del petrolio su cui questo paese galleggia ha cambiato volto. Almeno nelle parti che sono già state edificate. Poche, a dire il vero, rispetto ai progetti iniziali, ma non per questo meno stupefacenti. La visita di oggi, riservata a un plotone di venti giornalisti provenienti da tutto il mondo (io sono l’unica italiana), mi ha aperto le porte del Masdar Institute of Technology. Il suo acronimo è Mit, come il più famoso istituto di ricerca americano del Massachusetts, che nel progetto è coinvolto economicamente e accademicamente, e quindi non dovrebbe aversene a male. Attualmente ospita 167 studenti (153 secondo altri, qui non è facile mettere tutti d’accordo sui dati) che provengono da oltre 30 paesi e i suoi programmi di studio e di ricerca si concentrano tutti su un unico tema: la sostenibilità. Si va dalle energie rinnovabili ai sistemi per riciclare i rifiuti, alle tecnologie per ripulire l’acqua e produrre contemporaneamente energia, alla mobilità elettrica. E alcuni di questi esperimenti sono già – se non propriamente dei brevetti – oggetto di articoli in via di pubblicazione. C’è poco da scherzare, con questa gigantesca macchina organizzativa che muove i petroldollari ( petroldirham,in valuta locale) come se fossero bruscolini, e li investe tutti in nuove tecnologie. * DAILY WIRED * NEWS * AMBIENTE Masdar City, la città a impatto zero prende forma [foto] Wired.it è negli Emirati Arabi al World Future Energy Summit. Dove la nostra inviata ha visitato il cantiere della metropoli del futuro. E ci racconta che per ridurre i consumi basta renderli pubblici 18 gennaio 2011 di Alessandra Viola Una città di 6 chilometri quadrati Ci sarà spazio per 50.000 abitanti e 1.500 imprese, prevalentemente commerciali e specializzate in una produzione rispettosa dell'ambiente ‹ › ‹ * Una città di 6 chilometri quadrati Una città di 6 chilometri quadrati Ci sarà spazio per 50.000 abitanti e 1.500 imprese, prevalentemente commerciali e specializzate in una produzione rispettosa dell'ambiente * Come Novosibirsk in Russia e Tsukuba Science City in Giappone Come Novosibirsk in Russia e Tsukuba Science City in Giappone E' solo l'ultimo di una serie di progetti di ricerca che instaurano un legame con l'ambiente. * Zero rifiuti Zero rifiuti I rifiuti biologici prodotti saranno utilizzati come fertilizzanti e combustibili * Prima di nascere è già famosa Prima di nascere è già famosa Il WWF e BioRegional hanno approvato Masdar City come progetto ufficiale del One Planet Living Community * L'acqua come bene esauribile L'acqua come bene esauribile Circa l'80 per cento dell'acqua utilizzata verr�� riciclata e le acque reflue saranno riutilizzate per l'irrigazione el'agricoltura * Il sole sarà la sua energia Il sole sarà la sua energia Tra i progetti di costruzione il primo sarà una centrale solare di 40-60 megawatt, costruita dalla ditta tedesca Conergy * Il progetto nasce nel 2006 Il progetto nasce nel 2006 Il progetto è guidato da Abu Dhabi Future Energy Company (ADFEC). Iniziato nel 2006, ha un costo di 22 miliardi di dollari * Masdar City Masdar City A pochi chilometri da Adu Dhabi, sar�� la prima citt�� a zero emissioni * Un concetto che diviene realtà Un concetto che diviene realtà Il tradizionale tessuto urbano si mescola con le tecnologie di pianificazione urbanistica e architettura araba. Un sistema sostenibile, un ambiente di vita di alta qualità per tutti i residenti * Zero rinunce Zero rinunce Masdar City sarà caratterizzata da tutti i comfort moderni, servizi e vantaggi del vivere in una delle grandi città del mondo, ma in un ambiente ad emissioni zero * Un cantiere sempre aperto Un cantiere sempre aperto Il progetto della città approda al Summit sulle energie rinnovabili. Le aziende più innovative del mondo potranno collaborare per essere parte del villaggio * Città pilota Città pilota Masdar City rappresenta quello che le città dovrebbero essere da qui al futuro. Nei settori dell'industria e del rispetto dell'ambiente locale Bastano un paio di giorni tra qui e Dubai, per rendersi conto facilmente di quanto costa al mondo la dipendenza energetica dal petrolio: una montagna di denaro. Che solo in minima parte viene resa visibile da torri, grattacieli, centri commerciali, dal continuo cantiere che ancora sono queste due città, la cui crescita (come quella di Masdar) è rallentata a causa della crisi ma non accenna a interrompersi. Masdar stimola più di una riflessione in questo senso. Era iniziata baldanzosamente, con un business plan da 22 miliardi di dollari (!). Ne hanno spesi circa 2, ma i progetti cambiano in continuazione e il business plan si adegua continuamente alle mutate esigenze. Anche la strategia tecnologica dei progettisti è andata in una direzione nuova e significativa. E punta tutta a evitare di dipendere da fornitori esclusivi. Né per i pannelli, né per la mobilità (tutta elettrica, in parte italiana), né per i sistemi di riciclaggio e smaltimento, né per tutto il resto, Masdar sceglie un solo fornitore. Vi ricorda niente? Divide et impera, diceva un famoso romano. Nessuno meglio di questo paese sa quanto vale la dipendenza energetica da un singolo fornitore. Nessuno meglio di loro è stato finora in grado di mettere in campo tanti soldi e un’intera città (Masdar è in sostanza un gigantesco laboratorio tecnologico vivente), per vedere " come funziona in pratica" tutta la nostra teoria. L’obiettivo si legge tra le righe: continuare a essere leader. Fornitori di energia su scala globale. E preparare rapidamente il mondo a una nuova potenziale dipendenza dalle tecnologie per le rinnovabili che qui si sviluppano (ma anche si migliorano e si testano) su scala industriale. Ci vorrebbero ore per raccontare tutto. Ma appena ho un attimo (qui è tutto rigidamente scadenzato in un calendario piuttosto fitto) parliamo degli italiani. Sul nostro Italian pavilion sventola una grande bandiera, e le imprese hanno molte cose interessanti da raccontare…

      href="http://posterous.com">       da site_name (())       

martedì 18 gennaio 2011

browsernik - Jean Ziegler presenta il suo rapporto sulla fame

 

Jean Ziegler presenta il suo rapporto sulla fame Secondo il rapporto di Jean Ziegler, oltre 2 miliardi di persone soffrono di carenze alimentari (swissinfo) ALTRI SVILUPPI Jean Ziegler, l'ONU e Israele La lotta di Jean Ziegler contro il capitalismo Appello di Jean Ziegler per il diritto all’alimentazione Il relatore speciale dell’ONU sul diritto all’alimentazione ha presentato martedì il suo rapporto sulla fame nel mondo. Secondo il rapporto, l’emergenza alimentare sta aumentando in quasi tutto il mondo. Criticata anche la situazione nei Territori palestinesi. “Ogni 7 secondi un bambino di età inferiore ai 10 anni muore nel mondo per le conseguenze dirette o indirette della fame”. È tutt’altro che positivo il quadro che emerge dal rapporto di Jean Ziegler sulla situazione alimentare mondiale, presentato martedì a Nuova York. La fame e la malnutrizione sussistono ancora oggi su vasta scala a livello mondiale, nonostante “le promesse dei governi di concretizzare il diritto all’alimentazione” sottolinea l’ex-parlamentare svizzero. Anzi, i progressi compiuti da alcuni decenni nella lotta contro l’emergenza alimentare sono ormai ad un punto morto. “In questi ultimi anni, soltanto pochi paesi registrano dei miglioramenti per quanto concerne la riduzione del numero di persone colpite dalla fame” afferma il rapporto elaborato dal relatore speciale delle Nazioni unite. Malnutrizione in aumento Nel 2002, il numero delle persone sottoalimentate è addirittura aumentato: 840 milioni di persone erano affamate o malnutrite, mentre nel 2001 se ne contavano 810 milioni. Di queste persone, 799 milioni vivevano nei paesi poveri del pianeta, 30 milioni nei paesi emergenti e 11 milioni nei paesi industrializzati. Sempre secondo il rapporto, oltre 2 miliardi di persone in tutto il mondo soffrono di carenze alimentari definite "nascoste". Seppure meno visibili, queste mancanze di vitamine ed altre componenti essenziali della nutrizione hanno gravi conseguenze per la salute e lo sviluppo fisico: ad esempio, impediscono ai bambini di crescere normalmente. “A soffrirne non è soltanto il loro corpo, ma anche le loro capacità intellettuali e il loro sistema di difesa immunitario” indica lo studio di Jean Ziegler. Cibo a sufficienza Gli effetti della malnutrizione si trasmettono da una generazione all’altra: le madri sottoalimentate partoriscono dei bambini che non possono svilupparsi pienamente. Paesi interi “sono praticamente condannati all’atrofia”. E la cosa forse peggiore è che secondo la FAO, l’organizzazione dell’ONU per l’alimentazione e l’agricoltura, a livello mondiale vi sono “viveri in quantità sufficiente per sfamare tutta la popolazione”. Nel suo rapporto, Ziegler invita i governi di tutti i paesi, in cui il diritto all’alimentazione non viene rispettato, a rispondere rapidamente ai suoi appelli. Critiche anche a Israele Tra i paesi nel mirino del relatore dell’ONU figura anche Israele. Dopo una missione in Medio oriente, Ziegler ha infatti criticato le misure di isolamento dei Territori palestinesi adottate dal governo israeliano. Queste misure starebbero portando la popolazione palestinese al bordo di una “catastrofe alimentare”. In seguito a queste critiche, in ottobre le autorità israeliane hanno chiesto alle Nazioni unite di non più affidare a Ziegler ulteriori mandati di relatore sul diritto all’alimentazione. Da parte sua, l’ex-parlamentare svizzero ha ribadito martedì le critiche espresse nei confronti delle autorità israeliane, dichiarando che la situazione alimentare nei Territori palestinesi può essere paragonata a quella di alcune regioni africane, come il Ciad. Di fronte a rappresentanti dei media a Nuova York, Ziegler ha affermato che il governo dello Stato ebraico sta mettendo in atto un “sistema di Apartheid” a livello di strategia politica. Secondo il relatore dell’ONU, i bisogni di sicurezza da parte israeliana sono comprensibili. Ma la sicurezza non può essere servire come ragione per introdurre qualsiasi misura. swissinfo, Armando Mombelli VIDEO Ziegler davanti all'ONU AUDIO I 3 punti principali sollevati dal rapporto KEY FACTS 840 milioni di persone soffrono la fame nel mondo. 2 miliardi di persone sono vittime di carenze alimentari. Ogni 7 secondi un bambino muore nel mondo in seguito alla malnutrizione. IN BRIEF Nato nel 1934 a Berna, Jean Ziegler si è fatto conoscere anche all'estero soprattutto come studioso e saggista. Professore di sociologia all'Unversità di Ginevra fino al 2002, ha pubblicato diversi libri in cui denuncia in particolare i rapporti di forza tra paesi ricchi e paesi poveri. In Svizzera, Ziegler rappresenta una delle voci più critiche nei confronti degli ambienti, economici e finanziari svizzeri. Tra le sue opere più note e controverse figurano "Una Svizzera al di sopra di ogni sospetto" 1983, "La Svizzera lava più bianco" (1990), "La Svizzera, l'oro e i morti" (1997). Membro del Partito socialista, Ziegler è stato pure consigliere nazionale (1967-83 e 1987-1999). Nel 2002, l'ONU ha affidato al sociologo ginevrino il mandato di relatore speciale sulla situazione alimentare mondiale. LINK Rapporto di Jean Ziegler Nazioni unite FAO VOTAZIONE DEL 13 FEBBRAIO 2011 L'iniziativa "Per la protezione dalla violenza perpetrata con le armi" vuole bandire le armi d'ordinanza dell'esercito dalle case. FRANCO FORTE - CAUSE ED EFFETTI Il franco torna ad essere una moneta rifugio di fronte a un euro in caduta libera. Rischi e vantaggi di una nuova crisi della moneta unica. ALBUM I volti di una tragedia I ritratti degli abitanti di uno dei quartieri più poveri di Haiti, distrutto dal terremoto che ha colpito il paese un anno fa. TRIBUNA LIBERA Le testimonianze e i racconti di diverse personalità della Quinta Svizzera. Situazione attuale, previsioni e temperature. TEMPERATURE IN SVIZZERA Basilea8 °C Berna6 °C Ginevra6 °C Interlaken6 °C Locarno-Monti7 °C Lucerna7 °C Zurigo6 °C Aggiornato alle ore : 17:38

      href="http://posterous.com">       da site_name (())