sabato 16 aprile 2011

Per favore, staggami da tutte le foto dove ho le occhiaie [geekzionario] - Wired.it

Per favore, staggami da tutte le foto dove ho le occhiaie

Gianluca Neri aggiorna i lettori sui neologismi della Rete. Conosci una nuova parola che merita menzione? Aggiornaci sui commenti

15 aprile 2011 di Gianluca Neri

Geekzionario

Geekzionario

 

  • Geekzionario

    Geekzionario

    Geekzionario

Diemmare
Deriva dall’acronimo attraverso il quale, su alcuni social network, si identificano i messaggi diretti (“Direct messages”) o privati tra utenti (es.: “Diemmami tutti i dettagli e ti faccio sapere”).

Missare
Inglesismo che ha origine dal verbo “to miss” (mancare). (es.: “Ho missato la riunione di condominio”).

Submittare
Dall’inglese “to submit” (sottoporre, inviare): deve la sua diffusione principalmente ai bottoni associati alle caselle di testo su Internet, nelle quali “invia” è quasi sempre tradotto con “submit” (es.: “Non ho submittato in tempo e il messaggio è andato perso”).

Staggare
Rimuovere una tag. Particolarmente in voga da quando Facebook ha introdotto l’opzione che consente di individuare e associare nome e cognome ai propri amici in una foto, a volte con scarsa considerazione della privacy (es.: “Per favore, staggami da tutte le foto dove ho le occhiaie”).

Leakare
Dall’inglese “to leak” (rendere pubblico), pronuncia: likàre. Si utilizza quando viene meno la segretezza di informazioni o documenti in seguito alla diffusione pubblica non autorizzata (es.: “Assange sta per leakare nuovi cablogrammi”). Spesso anche un disco o un film possono “leakare” prima della data di uscita ufficiale.

Mecciare
Dall’inglese “to match” (associare, accoppiare): accomunare cose o persone secondo determinate caratteristiche o qualità peculiari (es.: “Secondo me quella coppia non è granché mecciata” oppure “I calzini devono mecciare la cravatta”).


Fansismo, Blamestoming, Managerialese, Bannare

Fasare, Follouare, Frappare, Trequartista, Socia, Picci

Blornalismo, Migliorizzare, Restacanza, Outare, Faccialibro

Bampàre, Hostare, Amicare, Pacossare, Polliciaggio

Niubbo, Startappare, Briffare, Bimbogrillo, Quotare, Cucinare

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Drawingmachine by Eske Rex on Vimeo

Questa è la macchina basculante e tracciante esposta al Salone di Milano nello Stand Danish design

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Bjork 'Innocence' on Vimeo

A N A T O M I C S O U N D

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CIBERNIX - Frustrazione ciibernetica

Lezione di Filologia

Post n°186 pubblicato il 16 Aprile 2011 da BROWSERIK

Esiste una logica universale dettata dalla sostanziale uniformità del cervello umano? La scienza che cerca di rispondere a questa domanda è la linguistica e, a quanto pare, la risposta è “no”.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature, l’evoluzione delle lingue non segue traiettorie lineari e condivise. Al contrario, ogni lingua si evolve per proprio conto. E se, alla fine, emerge qualche somiglianza, è solo per volere del caso. Questa affermazione sfida le teorie dei più eminenti linguisti del nostro secolo e implica che non sarebbe il cervello a guidare lo sviluppo linguistico, ma la cultura di un popolo.

“ Il cervello non è un computer con un processore linguistico e l’evoluzione delle lingue è un processo molto complesso”, ha detto a Wired.com Michael Dunn, uno degli autori dello studio, esperto di linguistica evoluzionistica del Max Planck Institute, nei paesi Bassi. La storia del linguaggio ha sempre affascinato gli esseri umani. D’altra parte, la capacità di comunicare in modo complesso è una caratteristica fondamentale della nostra cultura: ci permette di cooperare, condividere pensieri ed emozioni, preservare la conoscenza. In altre parole, ci rende umani.

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Per spiegare l’evoluzione del linguaggio, il filosofo Noam Chomsky ha sviluppato la cosiddetta teoria della grammatica generativa, dove si afferma che esistono dei moduli cerebrali esclusivamente dedicati all’apprendimento e all’elaborazione delle regole grammaticali. Questi moduli sono innati, e ciò spiegherebbe la facilità con cui un bambino impara a parlare. Le differenze riscontrabili nelle varie lingue non sarebbero altro, quindi, che il riflesso di un reset nei parametri che definiscono tali moduli.

Il linguista Joseph Greenberg, invece, ha un approccio più empirico e si concentra sull’ordine con cui le parole si susseguono nelle diverse lingue. Secondo Greenberg, se qualcuno afferma “ io mangio un gelato”, allora userà la costruzione “ in macchina”. Se invece dice “ io un gelato mangio”, allora dirà “ macchina in”. In altre parole, esisterebbero tendenze linguistiche universali che riflettono abilità cognitive condivise. Rispetto all’evoluzione delle lingue, entrambe le teorie ritengono che il cambiamento sia costretto da regole rigide, secondo le quali i percorsi permessi per arrivare a un certo tipo di risultato (cioè una lingua) sono pochi e imprescindibili.

Per testare le ipotesi dei due ricercatori, Dunn e il suo team hanno preso in prestito dalla biologia evoluzionistica l’approccio filogenetico, ricostruendo gli alberi genealogici di 4 lingue: austronesiane, indo-europee, bantu e uto-azteAll’interno di ciascun linguaggio, hanno analizzato la relazione tra parole (soggetti, verbi, complementi), sviluppando i calcoli statistici per capire se ogni combinazione fosse il risultato di un percorso correlato o indipendente. Ebbene, è venuto fuori che ogni albero appare cresciuto per conto suo, seguendo principi differenti che non lasciano supporre l’esistenza di regole comuni. In più, anche laddove ci fossero caratteristiche condivise, i ricercatori hanno dimostrato che possono essere frutto del caso.

Martin Haspelmath, un linguista del Max Planck Institute che ha commentato lo studio su Nature, concorda con le conclusioni, anche se in modo critico: “ Chi conosce la materia sa che i ricercatori non stanno dicendo nulla di nuovo. Sappiamo già, infatti, che le caratteristiche grammaticali sono specifiche in ogni lingua. D’altra parte, però, è quasi impossibile dire che il cervello e le abilità cognitive non c’entrino nulla”. Insomma, l’annoso duello tra natura e cultura sembra ancora non essersi risolto. che.

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Notte di sesso in arrivo? I 10 cibi consigliati dalla scienza [foto] - Wired.it

Notte di sesso in arrivo? I 10 cibi consigliati dalla scienza

La gelatina rende più elastici i legamenti, lo zinco delle ostriche regola i livelli di testosterone e il peperoncino vi dà una botta di adrenalina. E se vi scordate sempre il nome della vostra dolce metà..

14 aprile 2011 di Gaia Berruto

Aromi

C’è una connessione molto forte fra cibo, sesso e odori. Spruzzarsi profumi? Non proprio. Un recente studio sostiene che, facendo annusare agli uomini lavanda o una torta di zucca, il flusso sanguigno al pene aumenta del 40%. Per le donne varrebbe con cetrioli, borotalco e stecca di liquirizia

 

  • Aromi

    Aromi

    C’è una connessione molto forte fra cibo, sesso e odori. Spruzzarsi profumi? Non proprio. Un recente studio sostiene che, facendo annusare agli uomini lavanda o una torta di zucca, il flusso sanguigno al pene aumenta del 40%. Per le donne varrebbe con cetrioli, borotalco e stecca di liquirizia

  • Peperoncini piccanti

    Peperoncini piccanti

    La capsaicina vi fu bruciare la gola, ma provoca anche un rilascio di adrenalina. Cosa provoca? Botta di energia e liberazione di endorfine. E poi.. l’eccitazione vien da sé

  • Acqua

    Acqua

    Sembra ovvio, ma la disidratazione è un rischio spesso sottovalutato. Non solo: bere almeno 2 litri d’acqua al giorno purificherà il corpo e migliorerà il sapore dei vostri liquidi seminali (per chi mangia pesante è fortemente consigliato..)

  • Mirtilli

    Mirtilli

    Gli antiossidanti migliorano la circolazione sanguigna e fortificano il sistema immunitario. Secondo diversi studi il mirtillo aiuta la memoria e la concentrazione. Se non altro vi servirà per ricordare il nome della persona che sta sotto (o sopra) di voi..

  • Fiocchi d'avena

    Fiocchi d'avena

    Contengono b-glucani che riducono il colesterolo, quindi le malattie legate al cuore. E cuore sano uguale possibilità di vita sessuale intensa e prolungata.. e poi il manganese e il selenio sono importanti per la regolazione e la produzione di ormoni

  • Gelatina

    Gelatina

    Rende elastici i legamenti e riduce i dolori alle articolazioni. Vale per gli atleti, perché non dovrebbe valere per chi si prepara ad un’intensa notte di attività fisica?

  • Banana

    Banana

    La migliore risorsa per avere sempre con sé vitamine e minerali. Il potassio vi dà il carico di energia e il fruttoligosaccaride facilita il metabolismo del calcio, creando un effetto benefico alle ossa e riducendo il rischio di dolori durante la maratona notturna

  • Cioccolato fondente

    Cioccolato fondente

    Antiossidanti e caffeina aumentano la circolazione sanguigna e fanno impennare la libido. Attenzione: quelli bianco e al latte contengono grassi e zuccheri in eccesso e potrebbero avere effetto contrario

  • Ostriche

    Ostriche

    Afrodisiache per eccellenza. Un po’ è leggenda, ma contengono la quantità di minerali giusti per essere in forma. Ferro, fosforo, ma non solo: lo zinco ad esempio regola i livelli di testosterone

  • Vino rosso

    Vino rosso

    Lubrifica la conversazione riducendo il nervosismo, contiene più antiossidanti del bianco e grazie al resveratrolo protegge l’organismo da patologie cardiovascolari e tumorali. E con il cuore sano il sesso fila meglio..

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Cibi afrodisiaci: sono solo leggende metropolitane? Non proprio, diverse ricerche – analizzando le proprietà di ciascun alimento – dimostrano che ci sono piatti che vale la pena mangiare e altri che sarebbe meglio evitare.

Se si prevede un’intensa notte di sesso, è bene tener conto di alcuni consigli. Ad esempio che è meglio bere vino rosso rispetto a quello bianco, e che conviene offrire ai vostri partner cioccolato fondente e non bianco.

Se pensate di finire a letto con qualcuno che ancora non conoscete buttatevi sul mirtillo. Perché? Sfogliate la gallery qui sopra per scoprirlo.

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Richard Stallman: "Lo smartphone, una prigione" - Wired.it

Richard Stallman: "Lo smartphone, una prigione"

Se il software non è libero, i proprietari controllano i programmi, che a loro volta controllano gli utenti, privati della libertà di usare il computer come vogliono

15 aprile 2011 di Silvio Gulizia

Richard Stallman: "Lo smartphone, una prigione"

Richard Stallman

 

  • Richard Stallman:

    Richard Stallman: "Lo smartphone, una prigione"

    Richard Stallman

 

Gli smartphone sono il sogno di Stalin. Dopo aver definito Apple l'impero del male, Richard Stallman, il guru del software libero, è tornato a puntare il dito contro i nemici del nuovo millennio. Rms, com'è anche noto, è forse l’ultimo hacker di una generazione di smanettoni del calibro di Steve Jobs e Bill Gates. Ha 57 anni ed è fondatore del progetto Gnu (cui pretende ci si riferisca quando si parla di Linux) e della Free Software Foundation.

Gli smartphone, come lamentava la nostra Barbara Lazzari riferendosi alle mail, sono strumenti che ci rendono sempre e comunque rintracciabili. “ I cellulari sono il sogno di Stalin. Strumenti del Grande Fratello. Non ho intenzione di portarmi dietro un dispositivo che registra tutto il tempo dove vado e con chi parlo, che mi sorveglia e può essere usato per origliare le mie conversazioni” ha spiegato Stallman in un’intervista a Network World. Ecco perché Rms si rifiuta di averne uno, non usa Facebook e non twitta, come spiega sul suo sito. L'hacker applica anche agli smartphone un vecchio concetto, con cui recentemente ha convinto anche il presidente della Puglia Nichi Vendola a meditare gli Stati Generali del software libero: “ Se chi produce il software che usiamo è in grado di modificarlo e noi no, allora siamo dentro a una prigione”.

Uno spot pro Android e anti iPhone? Assolutamente no. Anche Android, il sistema operativo open source di Google, non piace al talebano del free software, per via di alcuni driver proprietari che include per funzionare su ogni dispositivo.

I driver sono programmi che consentono ai nostri software di usare il nostro hardware. “ Se il software non è libero, i proprietari controllano i programmi, che a loro volta controllano gli utenti, privati della libertà di usare il computer come vogliono. Un programma non libero è uno strumento di ingiusto potere e non dovrebbe esistere, perché è un problema sociale” sostiene Stallman, invitando a boicottare Facebook e guardando con favore al progetto Diaspora, l'equivalente open source della creatura di Zuckerberg. Idem per Skype, perché usa un protocollo proprietario. Leggermente diverso il discorso con Twitter: Rms ha un account, che usa però solo per postare commenti su quei siti dove è necessario iscriversi.

Per capire quanto sia radicale l'atteggiamento di Stallman occorre sottolineare come pretenda (per essere intervistato) che si parli di free software e non di open source, quando i termini sono oramai usati come sinonimi. Free software per Rms richiama il concetto di libertà (ma non gratuità), di quelle quattro libertà che dovrebbero essere alla base dei programmi: eseguirli a nostro piacimento, studiarli e modificarli, ridistribuirli e distribuire le copie modificate. Precondizione generale è che il codice sorgente sia liberamente accessibile, concetto a cui si limiterebbe la dicitura open source.

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Wi-Fi di nuovo a rischio? - Wired.it

Wi-Fi di nuovo a rischio?

Chiuso il capitolo Pisanu, si apre una nuova questione legata alla diffusione della Internet senza fili in Italia

15 aprile 2011 di Martina Pennisi

Wi-Fi di nuovo a rischio

Wi-Fi di nuovo a rischio

 

  • Wi-Fi di nuovo a rischio

    Wi-Fi di nuovo a rischio

    Wi-Fi di nuovo a rischio

La giornata di oggi è, o meglio si rivelerà, cruciale: si è chiusa la consultazione pubblica del dipartimento per le Comunicazioni del ministero dello Sviluppo Economico sulla bozza Decreto ministeriale Regolamento di attuazione dell’articolo 2, comma 2, del Decreto legislativo 26 ottobre 2010, n. 198.  La normativa in questione fa riferimento alle regole alle quali devono sottostare tutti i soggetti, pubblici o privati che siano, che installano apparati di Rete, Wi-Fi compreso. Nel testo sottoposto alla consultazione si legge che "i lavori di installazione, di allacciamento e di collaudo delle apparecchiature terminali […] finalizzati alla realizzazione di un impianto interno di comunicazione elettronica, nonché i lavori di manutenzione o di trasformazione, sono eseguiti dalle imprese titolari di autorizzazione generale per l'installazione e la fornitura di reti pubbliche di comunicazione elettronica".

In parole povere, chiunque voglia mettere in piedi una struttura per l'erogazione di servizi di telecomunicazioni deve ricevere un'autorizzazione - leggi: iscriversi a un albo - e chi vuole usufruire di un'architettura di questo genere deve rivolgersi unicamente ai soggetti autorizzati. Ne consegue che attività che fino a oggi si sono svolte senza particolari intoppi burocratici potrebbero dover seguire un iter ben più complicato. Pena il pagamento di multe, sia per chi installa senza autorizzazione sia per chi usufruisce della soluzione, che arrivano fino a 150 mila euro. Risultano esclusi, secondo quanto si legge nell'articolo 10, gli impianti con "una capacità non superiore a dieci punti di utilizzo finale", precisazione che scritta così può coinvolgere anche i router Wi-Fi domestici. I router che, per capirci, acquistiamo in un negozio invece di utilizzare quelli spediti dall'Internet service provider che eroga la linea.

Essendo in realtà necessaria l'installazione degli apparecchi del Fastweb e del Telecom di turno, fa notare a Wired.it Mauro Lattuada, presidente dei Green Geek - associazione no profit che sta portando con Wired il Wi-Fi in 150 piazze, " le limitazioni potrebbero intaccare i provider stessi che non possono mandare gli apparati senza la squadra di tecnici autorizzati a installarli". Per montare la propria Adsl saremmo dunque costretti a chiedere (e pagare) l'intervento tecnico. Uno scenario abbastanza assurdo. Dello stesso avviso l'amministratore delegato e di Futur3, altra realtà attiva nella diffusione delle connessioni senza fili pubbliche, Massimiliano Mazzarella: " E' anacronistico pensare che oggi sia necessario avere certificazioni particolari per collegare apparati di networking a reti dati di qualsiasi natura, soprattutto se questi sono semplici router Wi-Fi".

" Questa norma", ci ha infatti spiegato l'avvocato specializzato in materia Fulvio Sarzana di Sant'Ippolito, "esisteva già in una forma diversa dal 1992 e faceva riferimento agli apparati di telecomunicazioni a uso pubblico.

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venerdì 15 aprile 2011

Tassa equo compenso cancellata su cellulari, computer, videocamere e fotocamere a maggio da UE

Tassa equo compenso cancellata su cellulari, computer, videocamere e fotocamere a maggio da UE

La Commissione Europea ha adottato l’Atto per il mercato unico. Tra i punti all’ordine del giorno, i diritti di proprietà intellettuale. Legati a doppio filo con il cosiddetto equo compenso.

La disciplina normativa che regola la materia del cosiddetto equo compenso potrebbe subire profonde modifiche in sede europea. L’Atto per il mercato unico, adottato ieri dalla Commissione Europea, propone di aprire dodici cantieri per rilanciare il mercato unico per il 2012. Dodici leve di crescita, competitività e progresso sociale che vanno dalla mobilità dei lavoratori ai finanziamenti per le PMI, alla protezione dei consumatori, passando per i contenuti digitali, la fiscalità e le reti transeuropee.

La Commissione UE, i diritti di proprietà intellettuale e l'equo compenso

L’Atto per il mercato unico si propone di facilitare la vita di tutti i protagonisti del mercato unico: imprese, cittadini, consumatori e lavoratori. E proprio in tale contesto, il lavoro portato avanti da Michel Barnier, commissario UE per il Mercato Interno e i Servizi, potrebbe portare gradite sorprese per i consumatori italiani, bastonati dal decreto legislativo firmato dall’ex ministro per i Beni e le Attività Culturali Sandro Bondi.

Già la Corte di Giustizia europea ha emesso una sentenza che, di fatto, capovolge l’approccio del Governo italiano in materia di equo compenso. Di parere opposto, invece, SIAE (Società Italiana Autori Editori), tra i principali “sponsor” del balzello imposto ai consumatori italiani.

Tra i dodici cantieri aperti in seno alla Commissione UE, il terzo riguarda i diritti di proprietà intellettuale, materia legata a doppio filo con l’equo compenso. Quest’ultimo, tra l’altro, non sembra essere volto a compensare il titolare dei diritti per le copie illegali – come spiegato da SIAE e compagnia – e si è inoltre dimostrato che i metodi impiegati dalle collecting society nel calcolare i compensi per copia privata sono stati iniqui e poco trasparenti.

Autore: Andrea Galassi

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Rivista San Francesco Patrono d'Italia - Il web dei Gentili

Se Dio manca, se si prescinde da Dio, se Dio è assente, manca la bussola per mostrare l’insieme di tutte le relazioni per trovare la strada, l’orientamento dove andare" Benedetto XVI

Con queste parole papa Benedetto XVI apre il convegno di Roma del dicembre 2009 “Dio oggi, senza di Lui o con Lui tutto cambia”, organizzato dal Progetto Culturale della Cei.

A distanza di quasi due anni viene varata, il 12 febbraio scorso a Bologna un’altra iniziativa del Pontificio Consiglio della Cultura: il “Cortile dei Gentili”, metafora del dialogo tra credenti e non credenti, con un convegno cui erano presenti tra gli altri il card. Ravasi, Massimo Cacciari e Augusto Barbera.

La Rivista San Francesco e l’associazione culturale Oicos, erano presenti a quell’incontro ed in virtù delle attività svolte da tempo on line da entrambe i soggetti, si sono unite in un progetto che ponesse quelle problematiche nell’ambiente che oggi è il condiviso Cortile in cui si incontrano sia i Gentili che i credenti. Da questa riflessione, raccogliendo l'invito di Mons. Ravasi, nasce: “Il Web dei Gentili”

Il palinsesto degli incontri e dei contributi on line del Web dei Gentili, entra ed esce dal virtuale per riprodurre tematiche antiche nelle forme che la contemporaneità impone. Forme che sembrerebbero superare i canoni classici di spazio e tempo, consentendo la condivisione e la partecipazione degli utenti in rete ad eventi organizzati contemporaneamente in luoghi geograficamente distanti (gli incontri nelle tre città italiane di cui si riferisce nel programma). Sarà possibile partecipare a dibattiti su queste tematiche svoltisi nel passato e per l’occasione raccolti in una collana di link a video e testi frutto della ricerca e navigazione in Internet (confronto Ratzinger-Habermas-Ruini, dialogo Scalfari-Martini, confronto Blair-Hitechns), si potranno infine esprimere i propri convincimenti ed opinioni affidandoli alla rete dei siti web e dei social media (Facebook ed altri) in cui operano sia la Rivista San Francesco, l’associazione Oicos e la gemella AttivaMente.

Il programma degli incontri in città ha visto il confronto di esponenti della cultura su un tema a tutti comune: “Con e senza Dio. Essere, pensare, agire”. Si è iniziato a Roma venerdì 8 aprile con il confronto tra Giacomo Marramao e Roberto Della Rocca preso l’Istituto di Istruzione Superiore Jean Piaget.
Poi la volta di Venezia, sabato 9 aprile alle ore 17 presso il Teatro dei Frari, dove Enrico Berti ha dialogato con Mario Ruggenini.
Infine ad Assisi domenica 10 aprile alle ore 18,30 Corrado Augias ha dialogato con mons. Vincenzo Paglia, Sala Stampa del Sacro Convento, Piazza San Francesco,2.

Tutti gli incontri e lo stesso del 12 febbraio di Bologna, verranno trasmessi in streaming a partire da sabato 16 aprile, dandone preventiva comunicazione on-line e costituendo così un vero e proprio palinsesto multimediale.

Ulteriori attività on line previste sono
- La raccolta di documenti dal web sui temi del dialogo tra credenti e non credenti, testi e video di: Joseph Ratzinger, Jürgen Habermas, Tony Blair-Christopher Hitchens, Eugenio Scalfari-Carlo Maria Martini, Angelo Bagnasco, Camillo Ruini, Gianfranco Ravasi, Andrea Riccardi

- Pubblicazione di saggi di Roberto Benigni, Erri De Luca, Massimo Cacciari, Sergio Givone, Claudio Magris, Moni Ovadia, Sergio Quinzio edaltri, in esclusiva da Davar, annuario a cura di Anna Giannatiempo Quinzio edizioni Diabasis

- Apertura del dibattito sulle tematiche affrontate tra i frequentatori della rete nei rispettivi siti di riferimento e nella Rete Italiana dei Gruppi di Filosofia su Facebook

Siti di riferimento: www.sanfrancesco.org, www.oicosriflessioni.it, www.centroattivamente.com

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LA DONNA IDEALE

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Diario de um argentino no Canadá on Vimeo

El Canada es el Paraiso ....ma Santa Fè...!

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CIBERNIX - Frustrazione ciibernetica

PREDATOR CAM

Post n°185 pubblicato il 15 Aprile 2011 da BROWSERIK

Zdenek Kalal, ricercatore alla University of Surrey in Inghilterra, rischia con la sua ultima trovata di generare una nuova ondata di panico negli zelanti della privacy. La tecnologia che ha sviluppato si chiama TLD, Tracking-Learning-Detection, ma è stata ribattezzata giustamente Predator: si tratta di un software che è in grado di riconoscere e tracciare in un flusso video oggetti specifici come automobili, volti gesti delle dita.

Abbiamo davanti le immagini di una webcam in diretta? Ci basta disegnare un riquadro attorno a quello che ci interessa e Predator entra in azione. Sulle prime tituba, deve imparare da zero com'è fatto il suo obiettivo, quali sono le sue caratteristiche e come si comporta nello spazio. Poi si fa sempre più sicuro, e in pochi secondi eccolo che non molla più la presa. Se la preda esce dal campo visibile lui la aspetta al varco pronto a riagganciarla appena quella torna a farsi vedere. Continua dopo il video

Le dimostrazioni che Kalal dà su YouTube hanno dell'inquietante: il software riesce persino a riconoscere la fotografia del suo creatore mischiata in mezzo ad altre istantanee, evidenziandola in un riqudro in tempo reale. E se Predator fallisce, non si scoraggia: nella migliore tradizione scientifica, gli algoritmi che lo animano procedono per prova ed errore e sbagliando imparano, rendendo le operazioni sempre più accurate. Il sistema è terribilmente efficiente, tanto che tra i commenti ai video qualcuno si è già messo a urlare in preda al panico, ipotizzando scenari alla 1984. Distopie a parte, per come è stato presentato Predator sembra davvero rivoluzionario per efficienza e disponibilità: il software gira su comuni webcam e pc dual core e c'è già chi sta pensando alla fattibilità di una versione mobile.

Nel frattempo, una dimostrazione è scaricabile dal sito di Zdenek Kalal. Sistemi di puntamento avanzati, realtà aumentata, interfacce per disabili, le possibilità sono innumerevoli, anche se non escludono impieghi inquietanti: un sistema di videosorveglianza privato gestito da Predator sarebbe davvero un passo in una direzione oscura. In ogni caso il codice sorgente, promette Kalal, prima o poi sarà reso pubblico e Predator potrà essere usato tanto dagli studenti quanto dalle top companies che a quanto pare gliene hanno già fatto richiesta. Non resta che aspettare e immaginare.

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giovedì 14 aprile 2011

Scuderia Ferrari Racing News n. 9

Domenicali says about develope of the 150 F1 - 2011

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Siamo tutti filosofi con Filosofiainstrada - Affaritaliani.it

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COOL-TURA Siamo tutti filosofi con Filosofiainstrada Chiara Gabellieri, filosofa del linguaggio e fondatrice del gruppo insieme a Ilaria Ferrero, Dario Orecchia e Arianna Romano presenta in esclusiva ad Affaritaliani.it il gruppo Filosofiainstrada: "Quello che ci ha spinti è l'idea che la filosofia sia fondamentale nello sviluppo di un pensiero critico, che può servire ad avere più discernimento nella lettura della vita e degli avvenimenti di attualità". "Dal pensiero partono metodi efficaci sia nel campo del lavoro sia in ambiti più personali ad esempio quello della consapevolezza della propria emotività..." Giovedí 14.04.2011 09:33 FORUM/ Credi che la ricerca della verità possa raggiungere le masse attraverso nuovi linguaggi e forme di espressione moderne quali reality, telefilm e sit-com? O la cultura resta un fenomeno d'elite? La filosofia è pop, entra nelle case e... Non tutti i prodotti del web e della tv sono culturali, ma molti sì. Dobbiamo cominciare a cercare arte e cultura nei nuovi mediadi formazione. L'intervista a Simone Regazzoni La filosofia torna di moda LOST come la Divina Commedia/ Ecco come cambia la cultura A che cosa serve la filosofia: ecco perché noi di Affari organizziamo Filosofia sui Navigli. Di A. Perrino Socrate torna di moda. Il metodo filosofico originario, quello per cui si scava dentro se stessi e ci si interroga sulla realtà fa bene alla mente, aiuta sul lavoro e permette di comprendere meglio l'attualità. Del resto siamo tutti filosofi, tutti abbiamo delle idee sulla vita e sul mondo, e mettendole a fattor comune, nel rispetto e nella condivisione, possiamo trovare punti di contatto o nuovi spunti che ci consentano di allargare la nostra visione del mondo. Conversare ci aiuta a re-imparare ad ascoltare. La pensano così i fondatori del gruppo Filosofia in strada, iniziativa nata a Torino grazie all'impegno e all'entusiasmo di professionisti e studiosi della storia del pensiero. L'esigenza che ha fatto "muovere" il gruppo è stata quella di voler cercare di capire se ad oggi fosse nuovamente possibile parlare di una filosofia fatta dall'uomo per l'uomo e non più, solamente, fine a se stessa. Seguendo la tendenza della società contemporanea, la filosofia, come altri soggetti sociali, ha preso piede come sistema a sé, escludendo quasi le necessità dell'uomo, in quanto persona, dal suo ambiente. Il gruppo Filosofia in strada pensa ed auspica che, attraverso una serie di "pratiche filosofiche", la filosofia possa tornare ai suoi antichi scopi, ovvero aiutare l'uomo, utilizzando una esperienza "millenaria". Per questo motivo una delle attività alle quali il gruppo si dedica è quella del cafè philò, che, sulla scia di quanto accadeva nel 1700 in Francia e di quanto è poi avvenuto, a partire dal 1992, a Parigi in un caffè di Place de la Bastille con Marc Sautet, mira a riportare la libera discussione tra la gente, nelle piazze, meglio, nei caffè. La società nella quale viviamo ci ha disabituati ad ascoltare, sotto il bombardamento di milioni di input, di ogni genere, giornalieri, l'uomo ha escogitato come unica difesa la rimozione. Chiara Gabellieri, filosofa del linguaggio e fondatrice del gruppo insieme a Ilaria Ferrero, Dario Orecchia e Arianna Romano spiega ad Affari: "Quello che ci ha spinti è l'idea che la filosofia sia fondamentale nello sviluppo di un pensiero critico, che può servire ad avere più discernimento nella lettura della vita e degli avvenimenti di attualità. Possedere più strumenti interpretativi della realtà ci aiuta a non lasciarci incantare dal consenso e ci offre la possibilità di attuare un vero ascolto che è una dimensione fondamentale del dialogo in cui qualunque " io" ha bisogno di un "tu" per essere tale". Filosofia sui Navigli è stata una delle prime iniziative italiane nate con lo scopo di portare la filosofia fuori dall'accademia. In che cosa consiste questa grande sfida? "La sfida è portare la filosofia nella vita renderla "cosa pubblica", come nella tradizione più antica di cui abbiamo esempio nei dialoghi socratici. Lo scopo è diffonderla come stile di vita per trovare ascolto e comunicazione tra differenti visioni del mondo, culture ed esperienze ". E' difficile coinvolgere le persone meno inclini? "Siamo tutti un po' filosofi, ma molti non lo sanno e vedono questa disciplina come qualcosa di distante dalla loro vita e dalle piccole e grandi difficoltà o gioie quotidiane. Molte persone hanno un approccio alla vita e al lavoro basato su dogmi di cui non hanno nemmeno una consapevolezza esplicita, che tuttavia li condizionano nelle scelte di vita e a volte comportano un elevato malessere esistenziale . E' quello che accade per esempio nelle aziende in cui è imperante la logica del profitto a discapito di quella del benessere come se profitto e benessere dovessero essere necessariamente antagonisti. In realtà, al contrario di ciò che si pensa comunemente, è un fatto, di cui esistono testimonianze plurime, che il profitto aumenta con il benessere del lavoratore. E' esemplare il caso di Olivetti che fece dell'armonia tra lavoro e lavoratore un imperativo categorico". E la filosofia che cosa c'entra? "Fornisce i metodi e gli strumenti perché questo si realizzi. Infatti si rivela molto efficace sia nel campo del lavoro sia in ambiti più personali ad esempio quello della consapevolezza della propria emotività. A tal proposito a titolo d'esempio vi sono alcuni strumenti come quello della Ret (Terapia Razionale Emotiva) che aiutano a affrontare dilemmi emotivi: attraverso esercizi specifici le persone imparano che il pensiero può influenzare le reazioni emotive e dunque si può cercare di agire sulle proprie reazioni attraverso il proprio pensiero in una sorta di analisi e dialogo con le proprie emozioni. Come si può rendere la filosofia al passo coi tempi e adeguarla ai nuovi strumenti di comunicazione... "E' il passaggio più difficile. La filosofia di per sé è atemporale ma, per non essere percepita come distante dalla nostra vita e dunque distante dal nostro tempo, a nostro parere deve essere calata nella vita di tutti i giorni, praticata. Il linguaggio necessita di essere declinato in base agli strumenti che l'attualità offre, ma soprattutto di essere portato alla semplicità richiesta per la comprensione da parte di un pubblico vasto ed eterogeneo. La bravura e anche la maggiore difficoltà di chi si prefigge l'obiettivo di diffondere la filosofia come stile di vita sta nel semplificare non banalizzando. Rendersi comprensibile e fruibile da tutti. La filosofia in questo senso ha innumerevoli possibili applicazioni, una di queste di cui il rilievo sociale è immediatamente evidente è la sua pratica con i bambini e questo è appunto l'assunto da cui parte la Philosophy for Children, ovviamente non tanto come storia della filosofia ma come disciplina che insegna ad osservare, ascoltare e ragionare, abituandoci in tal modo a vivere la quotidianità come esperienza sempre in continuo mutamento e come luogo dove la visione del mondo altrui ha pari dignità senza per questo scadere ovviamente nel relativismo estremo. L'obiettivo è quello di fornire metodi e strumenti per formare personalità solide, capaci di produrre benessere per sé e per gli altri e allo stesso tempo plastiche il più possibile per potersi adattare alla mutevolezza dell'esistenza ". Il gruppo Filosofia in strada è composto da: Chiara Gabellieri, laureata in Filosofia, dottore di ricerca in filosofia del linguaggio, si occupa da anni di filosofia analitica e scienze cognitive: filosofia del linguaggio e della mente, neuropsicologia cognitiva, intelligenza artificiale, linguistica computazionale e problem solving. Ha esperienza di didattica (è abilitata all'insegnamento) e amministrativa. Studiosa in particolare del funzionamento del sistema nervoso centrale e dei suoi risvolti nella vita, nella capacità di concettualizzazione e nell'attività psichica delle persone, è convinta che la filosofia sia l'anello di congiunzione di vari aspetti dell'essere umano e sia dunque in grado di portare benessere. Ilaria Ferrero, laureata in Filosofia Morale, è convinta che la coscienza di se stessi - fisica, emotiva e cognitiva - sia l'unica base autentica sulla quale è possibile costruire il proprio Ben-essere. Per raggiungere quella consapevolezza la Filosofia rappresenta una strada privilegiata. Il suo impegno è rivolto in modo particolare verso il mondo adolescenziale. Dario Orecchia, laureato in sociologia, ha frequentato un master in Studi orientali comparativi patrocinato dall'università Carlo Bo di Urbino. Studioso di interazioni sociali e multiculturalità con una particolare attenzione per i fenomeni religiosi e la loro antropologia. Da oltre venti anni si occupa di problem solving e IT management e in questo ambito ha conseguito la ceritifcazione I.T.I.L. (Information Technology Infrastructure Library®) metodo riconosciuto a livello mondiale. Ritiene che il dialogo e l'approccio filosofico siano indispensabili per il successo della maggior parte delle attività inerenti al problem solving. Arianna Romano, laureata in Economia, laureata in Filosofia, si occupa da anni di tematiche e pratiche relative al Ben-essere e allo Sviluppo Personale. Studiosa in particolare di Religioni e Spiritualità, di tecniche di Meditazione, di Crescita personale e di Counselling Filosofico, si propone di coniugare tutti questi aspetti con la finalità dell'Aiuto e dell'Evoluzione Personale.

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Dallo stress infantile all_attacco di panico | Le Scienze

Medicina

Psiche e soma

Dallo stress infantile all'attacco di panico


Lo sviluppo di un organismo allevato in un ambiente ostile è associato ad alterazioni durature della risposta respiratoria

L'esposizione precoce a stimoli ambientali stressanti è in grado di alterare la sensibilità agli stimoli soffocatori attraverso un meccanismo che correla l'espressione genica alle condizioni ambientali. A chiarire questo meccanismo è stato uno studio condotto da ricercatori dell'Università San Raffaele di Milano e dell'Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del CNR di Roma, che lo illustrano in un articolo pubblicato su PloS ONE.

Lo studio aggiunge un nuovo importante tassello alla comprensione dei meccanismi fisiologici alla base dell'ansia da separazione in età pediatrica, che aumentano la probabilità di ammalarsi da adulti di attacchi di panico.

La ricerca ha mostrato in particolare che quando i giovani individui vivono difficoltà e avversità, come le esperienze di distacco precoce dai genitori, si instaura un meccanismo di moltiplicazione del segnale genetico che orchestra le risposte fisiologiche allo stress e che questo effetto si manifesta in modo particolare nella fisiologia respiratoria. Inoltre, l'età alla quale le avversità colpiscono è fondamentale: se l'esposizione avviene in età infantile, l'alterazione respiratoria si instaura e resta stabile almeno nella prima parte dell'età adulta.

Se hanno vissuto in infanzia delle difficoltà come la separazione precoce dai genitori, sia gli uomini sia i topi manifestano risposte respiratorie molto più marcate, iperventilando in presenza d'aria lievemente arricchita in anidride carbonica.

Mentre le madri topo adottano facilmente i cuccioli di altre madri, nutrendoli e accudendoli in misura adeguata, l'esperienza di separazione precoce dalla madre innesca una risposta iperventilatoria all'anidride carbonica del 150 per cento maggiore di quella osservata in cuccioli allevati normalmente. Studiando poi le cause di questa risposta, i ricercatori hanno dimostrato che l'esagerata risposta respiratoria era addebitabile a un aumento specifico del segnale genetico, presente negli individui sottoposti a separazione precoce. Ciò suggerisce che in risposta alle avversità ambientali vengono reclutati sistemi genici che sono altrimenti quiescenti, o che vengono espressi in modo diverso, qualora le condizioni ambientali siano più facili o meno stressanti.

Il modello animale ha importanti implicazioni per comprendere disturbi ansiosi nell'uomo, perché è stato dimostrato precedentemente dallo stesso gruppo di ricerca che la sensibilità alla CO2 è presieduta da sistemi genetici che coincidono in buona misura con quelli che presiedono alle manifestazioni di panico e ansia da separazione. Studiare la regolazione della risposta alla CO2 coincide dunque in buona parte con lo studio della regolazione (genetica e ambientale) delle manifestazioni di panico o e ansia da separazione nell'uomo.

"Grazie a questa strategia che parte dall'osservazione sull'uomo, traslando sull'animale, sarà possibile riportare all'umano una serie di conoscenze di genomica e neurobiologia acquisite in laboratorio", spiega Marco Battaglia, che ha diretto lo studio.

"Questo studio mostra per la prima volta in un modello animale che lo sviluppo di un organismo allevato in un ambiente ostile sia associato ad alterazioni della risposta respiratoria. Questo 'endofenotipo' riscontrabile anche nell'uomo costituisce un punto di partenza fondamentale per la ricerca preclinica su questa patologia", aggiunge Francesca D'Amato, prima firmataria dell'articolo. (gg)

(12 aprile 2011)

 

    Soffro di ansia da quand'ero piccolo, e ho avuto diversi attacchi di panico dai 24 anni in su (ora ne ho 40). L'ultimo mi è capitato qualche anno fa mentre guidavo in autostrada: finii in ospedale per un sospetto infarto (con tanto di trasporto in autombulanza...) , fui costretto ...
    Inviato da giuseppe di arimatea il 13 aprile 2011 alle 09:25

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VASCO ROSSI video basta poco originale (CENSURATO ) | Video

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Come nascono i bimbi

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La meditazione batte i farmaci

La meditazione batte i farmaci


Pubblicato da Adele Sarno

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La meditazione batte i farmaci

Altro che analgesici: quando il dolore è troppo forte basta un'ora di meditazione. La capacità di concentrare la propria mente e liberarla dai pensieri negativi, infatti, avrebbe il potere di ridurre l'intensità del dolore fino al 40%. Non solo, abbasserebbe del 57% anche quella sensazione spiacevole che segue la sofferenza. Queste "certezze" sono il punto d'arrivo di uno studio, pubblicato sul Journal of Neuroscience, secondo il quale lo zen batte i farmaci perché è in grado di influenzare l'attività delle aree cerebrali che controllano lo stimolo doloroso, regolandone il grado di intensità. In altre parole, dicono i ricercatori del Wake Forest Baptist Medical Center di Winston-Salem (Usa), la meditazione ha il potere di "assopire" la corteccia somatosensoriale e di "svegliare" il cingolo anteriore, l'insula anteriore e la corteccia fronto-orbitale. Questa azione "combinata" sulle aree che governano la percezione del dolore ha un potere analgesico.

"L'effetto che abbiamo riscontrato è sorprendente - spiega Fadel Zeidan, autore dello studio - basti pensare che la morfina o altri antidolorifici riducono in media il dolore del 25%". Per testare gli effetti postivi della meditazione sul dolore, il team ha coinvolto 15 volontari. Tutti erano novizi dello zen. Per questo il campione è stato invitato a partecipare a un corso intensivo di una paricolare forma di meditazione, chiamata 'mindfullness'. Ogni lezione di "attenzione focalizzata" durava 20 minuti, durante gli incontri ai partecipanti si chiedeva di concentrare la mente sul respiro, di mandare via pensieri intrusivi ed emozioni negative. 

Contemporaneamente gli studiosi, con un'apposita apparecchiatura sistemata sotto la gamba destra dei soggetti, generavano per cinque minuti un calore dolorifico, raggiungendo una temperatura di 49 gradi centigradi. Prima e dopo le lezioni, i ricercatori fotografavano ciò che accadeva nel cervello dei partecipanti grazie a una speciale risonanza magnetica, chiamata Arterial spin labelling. Questa particolare tecnica è in grado di rilevare, attraverso la mappatura del flusso sanguigno, l'intensita del dolore. Così registravano le reazioni dei partecipanti al dolore sia durante l'esercitazione sia mentre erano a riposo. E' emerso che la meditazione spegne il dolore riducendolo del 40%, con delle punte del 93% in alcuni volontari. 

A livello cerebrale le scansioni hanno messo in evidenza una riduzione significativa dell'attività della corteccia somato-sensoriale, un'area fortemente coinvolta nella genesi della sensazione di dolore. Contemporaneamente si iperattivavano anche altre zone: il cingolo anteriore, l'insula anteriore e la corteccia fronto-orbitale. "Queste regioni cerebrali - dicono i ricercatori - plasmano il modo in cui il cervello costruisce l'esperienza del dolore a partire dai segnali nervosi provenienti dal corpo". Una delle ragioni per cui la meditazione può essere stata così efficace nel bloccare il dolore è che non agisce su una singola regione del cervello, ma a più livelli. 

 "Questo studio - dice Fadel Zeidan - mostra che la meditazione produce effetti realmente positivi sul cervello. E che quindi potrebbe garantire il controllo del dolore senza l'utilizzo di farmaci"

 

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IO sto praticando il training autogeno, un particolare modo di fare meditazione... oggettivamente ho riscontrato che è molto utile per affrontare eventi particolarmente stressanti e combattere i... [leggi tutto]
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mercoledì 13 aprile 2011

Un mondo senza cavi: presente e futuro dell’elettricità wireless - Wired.it

Un mondo senza cavi: presente e futuro dell’elettricità wireless

Cucine cablate e trasporti urbani a emissioni zero. Sono solo alcune delle nuove frontiere nel campo della trasmissione wireless di energia

13 aprile 2011 di Fabio Deotto

WREL è una tecnologia Intel ancora in fase di studio che si propone di sfruttare la risonanza elettromagnetica a distanza come mezzo di ricarica

 

  • Intel wireless

    WREL è una tecnologia Intel ancora in fase di studio che si propone di sfruttare la risonanza elettromagnetica a distanza come mezzo di ricarica

  • eCoupled

    Alcuni prototipi adattati alla tecnologia eCoupled che sfrutta le superfici per la ricarica dell'energia

  • eCoupled

    Una scrivania che sfrutta la tecnologia eCoupled per l'induzione elettromagnetica come energia di ricarica

  • eCoupled

    Un ripiano da cucina che sfrutta la tecnologia eCoupled

  • Powermat

    Il tappetino che ricarica i device elettronici eliminando l'ingombro dei fili, un esempio di tecnologia Powermat

  • Bombardier Inc

    Perché non sfruttare l'induzione elettromagnetica per i mezzi di trasporto pubblico? E' ciò che si è chiesta Bombardier Inc, leader nel settore mondiale dei trasporti

  • LaserMotive

    Schema di funzionamento di LaserMotive, tecnologia che studia l'alimentazione di congegni a grandi distanze tramite il laser

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Che mondo sarebbe senza cavi? Probabilmente non tarderemo a saperlo. Sì perché, come ampiamente illustrato dallo speciale su WiTricity di Wired di questo mese, con ogni probabilità il nostro futuro prossimo vedrà una progressiva diminuzione di cavi, cavetti, prese per la corrente e adattatori. Ma se l’elettricità wireless è ancora in fase di incubazione, già oggi esistono delle soluzioni per fare a meno dei chilometri di cavi che hanno ingarbugliato la nostra infanzia. Alcune sono rudimentali, altre più avanguardistiche e promettenti, Wired.it è andato ad esaminarle per voi.

TAPPETINI PER IL CARICAMENTO WIRELESS
È la forma più semplice ed elementare di caricamento wireless, dei pad studiati per caricare i dispositivi mobile che ci vengono appoggiati sfruttando l’induzione elettromagnetica. Il tappetino infatti funziona creando un flusso magnetico variabile (intendendo con flusso il campo magnetico che attraversa una superficie), inducendo così una forza elettromotrice e di conseguenza una corrente elettrica" Esistono diverse soluzioni in commercio, le due più note e diffuse sono i tappetini di diverse dimensioni Powermat e la griglia di caricamento MyGrid di Duracell. Pur rappresentando una buona soluzione al problema del caricamento di dispositivi portatili, questi tappetini tuttavia necessitano che il dispositivo in questione sia dotato di un ricevitore specifico che permetta il caricamento tramite induzione. Se per modelli come iPhone, BlackBerry e HTC, Powermat e MyGrid hanno sviluppato custodie capaci di integrare questo ricevitori, per molti modelli si rende necessaria una scomoda clip o, a volte, un tappettino addizionale con tanto di cavo. Da poco sono stati introdotti anche i tappetini Energizer e LG.

TUTTA LA CASA E' UNA STAZIONE DI RICARICA
L’obbiettivo di eCoupled è trasformare virtualmente ogni ripiano e parete della casa in una postazione di ricarica wireless. Per fare questo utilizza un sistema di induzione elettromagnetica simile a quello dei tappetini di cui abbiamo parlato sopra, nel ripiano viene inserita una bobina capace di generare un campo magnetico a una frequenza tale da entrare in risonanza con le bobine inserite nei dispositivi che si intende alimentare, con una potenza massima intorno ai 1.400 watt e un’efficienza che sfiora punte del 98%. Tra i dispositivi alimentati non ci sono solo cellulari o computer portatili, qualunque apparecchio può teoricamente essere alimentato da un ripiano o una parete eCoupled, dal frullatore, alla padella alle singole confezioni di alimenti. La particolarità di questa tecnologia, sviluppata da Fulton Innovation, è la possibilità di accoppiare il sistema di ricarica wireless a un sistema di controllo cibernetico intelligente. È possibile infatti fare in modo che il flusso di induzione venga interrotto appena il dispositivo è stato caricato o, addirittura, “comunicare” con i dispositivi alimentati.

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