sabato 2 luglio 2011

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Intervista con Jacques GENINASCA – Tratta dal sito: Semiotica, Cultura, Comunicazione | EQUIPèCO

Intervista con Jacques GENINASCA – Tratta dal sito: Semiotica, Cultura, Comunicazione

La semiotica tra rigore scientifico, analisi testuale e creazione pittorica


Presentazione

 

Questa intervista a Jacques Geninasca è fatta di racconti di un percorso virtuoso tra semiotica e arte, definizioni dei punti chiave della sua teoria, esempi di analisi, prospettive di ricerca, critiche teoriche, ammonimenti al rigore.

 

Si tratta dunque di fili che vengono riannodati, ma anche della presentazione di una ricerca viva e volta al futuro, di un invito alla ricerca.

 

Tra i temi trattati: questioni di metodo, concetti della semiotica greimasiana, la “semiotica modulare” di Geninasca e la differenza da quella greimasiana, la spazialità, la relazione tra creazione pittorica e analisi letteraria, l’interdisciplinarità.

 

Jacques GENINASCA, semiologo e artista, è uno studioso di testi estetici e letterari. Professore all’Università di Zurigo e Visiting Professor alla Sapienza di Roma è uno dei protagonisti dell’elaborazione di una teoria semiotica generale. Fin dai primi seminari di Algirdas J. Greimas, Jacques Geninasca ha svolto un ruolo di sviluppo della semiotica dei testi estetici e insieme di critica, metodologica e epistemologica, delle categorie greimasiane. Il suo testo più sistematico è “La parola letteraria”, ma molto numerosi sono anche i contributi dedicati all’analisi dell’immagine e dei testi sincretici.

 

Data e luogo dell’intervista: 16/07/2006 – Urbino, Italia
Realizzazione: intervista a cura di Leonardo Romei; Riprese: Luca Acquarelli; Montaggio: Riccardo Laurenzi.

http://www.archiviosemiotica.eu/

 

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venerdì 1 luglio 2011

Ve la do io la Russia. Parola di Prigov : Artribune

Ve la do io la Russia. Parola di Prigov

Artista, poeta, scrittore e commediografo. Nonché autore di performance musicali e teatrali. Dmitri Prigov, ovvero colui che ha restituito il ritratto fedele dell’epoca sovietica. In un indissolubile legame tra arti figurative e letteratura. A Venezia, fino al 15 ottobre.

Dmitri Prigov - Z.dders - 1997 - disegni per l'installazione - © The State Hermitage Museum, St. Petersburg / Yuri Molodkovets

“Più profondiamo per la Patria amore / Meno alla Patria andiamo a genio / Lo dissi un giorno e da allora / La mia idea non è venuta meno”. Prolifico poeta russo – ha scritto oltre 20mila componimenti -, Dmitri Prigov (Mosca, 1940-2007), in epoca sovietica uno degli intellettuali dissidenti, nasce come scultore per poi passare dalla grafica al collage, dalla poesia visiva all’installazione fino alla performance, e imporsi come figura chiave del Concettualismo moscovita.
In una commistione imprescindibile fra arte figurativa e poesia, dove la lingua è veicolo per decodificare e trasmettere significati complessi, sin dagli anni ’50 Prigov identifica la condizione drammatica della società sovietica e mette scena la parodia del regime socialista, servendosi degli stereotipi del regime stesso, per dedicarsi poi, nel decennio successivo, alla poesia visiva e ai miniscritti in lattina.

Dmitri Prigov

Negli anni ‘70 gli schizzi diventano più inquietanti e predomina il tema dell’orrore, leitmotiv della sua ricerca insieme a quello della morte.
Prigov è terrorizzato dall’espansione nello spazio, il cosmo si trasforma in buio profondo e il paesaggio in orrore. Persino i suoi autoritratti hanno lineamenti congelati, quasi fossilizzati. È la presa di coscienza che per la Russia non c’è salvezza. Per reazione scaturiscono progetti bianchi come spazi sterili di un ospedale, un cupo presagio: da lì a poco Prigov verrà arrestato e internato in ospedale psichiatrico, seppur per breve tempo.
La mostra è una conseguenza della donazione, avvenuta lo scorso anno, del corpus centrale dell’opera dell’artista all’Ermitage e tuttora oggetto di ricerca da parte di un team d’eccellenza. Disegni, oggetti e installazioni – alcune delle quali allestite per la prima volta in base agli schizzi preparatori dell’artista – si integrano con le poesie e le musiche che si diffondono tra le sale.

Dmitri Prigov - dalla serie Gouaches with gears - anni '70 - © The State Hermitage Museum, St. Petersburg / Yuri Molodkovets

Introdotta da tre video che documentano le performance poetiche, la mostra è dominata dal “terzo occhio” e dal calice di vino. Durante il percorso, brevi iscrizioni e forme verbali vengono incorporate a collage e disegni – tra i quali i fantastici bestiari di matrice medievale strutturati come storyboard – dove costantemente ritornano pietre, travi in legno, sedie senza gambe, tavoli e pile di carta. Gli oggetti, spesso lignei, legati tra loro da corde, sono immobilizzati e sospesi in un equilibrio irrazionale mai evidente al primo sguardo, e per questo particolarmente sinistro.
La mostra, con i suoi progetti aperti, si configura come una Gesamtkunstwerk. Un’opera d’arte totale dal forte impatto scenico, che mira a diventare – riuscendoci – perfetta sintesi dei differenti linguaggi espressivi.

Roberta Vanali

Venezia // fino al 15 ottobre 2011
Dmitri Prigov
(Evento collaterale della 54. Esposizione Internazionale d’Arte la Biennale di Venezia)

a cura di Dimitri Ozerkov
www.hermitage-prigov.com

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Gli elicotteri blu e i gadget folli dei potenti - Wired.it

Gli elicotteri blu e i gadget folli dei potenti

Un'inchiesta de L'Espresso rivela che il governo italiano ha acquistato due velivoli di lusso per i viaggi privilegiati dei politici. Ma come sono messi nel resto del mondo?

01 luglio 2011 di Martino De Mori

Agusta-Westland Aw-139

L'elicottero acquistato dal governo italiano

 

  • Agusta-Westland Aw-139

    Agusta-Westland Aw-139

    L'elicottero acquistato dal governo italiano

  • Boeing 747-400

    Boeing 747-400

    L'aereo di Hassanal Bolkiah Mu’izzadin Waddaulah, ovvero il mitico sultano del Brunei. Stanze e i bagni rivestiti d'oro e tecnologie senza senso. Possiede pure un parco auto infinito, provate a contarle (e la lista è di qualche anno fa...).

  • Il Dubai

    Il Dubai

    Lo  yacht di proprietà del sovrano di Dubai Mohammed bin Rashid al-Maktoum. 162 metri per 230 milioni di dollari: ha piscine, barbecue, elicottero e ogni sfizio immaginabile.

  • L'Al Said

    L'Al Sai

    La barchetta di Il Qabus bin Sa'id Al Sa'id, sultano dell'Oman. 7 metri più corto del collega di Dubai.

  • Un aereo di linea convertito a privato

    Un aereo di linea convertito a privato

    È l'Airbus 380 del principe saudita Al Waleed bin Talal. Va da Chicago a Sydney senza scalo e costa circa 500 milioni di dollari. (Credits: Airbus)

  • Gulfstream V

    Gulfstream V

    Silvio Berlusconi ha sempre amato aerei e elicotteri. Nella sua flotta si contano un Gulfstream V, due Hawker, un Airbus A319-115/CJ. Ha anche il Morning Glory, yacht da traversata oceanica, con caminetto per riscaldarsi e sentirsi a casa. (Credits: Gulfstream)

  • Il treno Ic4

    Il treno Ic4

    A disposizione della famiglia Gheddafi sulla tratta Tripoli-Bengasi (qui fotografato nel nord Europa). Prodotto dall'AnsaldoBreda, è stato regalato in modo un po' misterioso da Berlusconi al dittatore libico, con grandi polemiche.

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La notizia stride un po' in questi giorni di possibile declassamento del rating italiano, di polemiche sulla finanziaria, di grandi tagli economici annunciati. E un settimanale come L'Espresso non poteva non indagare sottolineando il paradosso: la storia di copertina in edicola oggi racconta l'ultimo acquisto del governo, due elicotteri blu pagati dai contribuenti per una cifra che si aggira attorno ai 50 milioni di euro. Si tratta di due Agusta-Westland Aw-139, con interni in pelle, schermi al plasma e altri optional hi-tech. Il primo dei due, già soprannominato Papi One, è già pronto a trasportare il premier Berlusconi e i ministri, il secondo arriverà nei prossimi mesi.

L'operazione è stata tenuta nascosta, ma l'articolo di Gianluca Di Feo rivela i dettagli e va oltre, sottolineando come il 'volo blu' sia diventato uno status symbol assoluto per i nostri politici, un privilegio assurdo: nel 2010 la corsa di ministri e sottosegretari a tornare a casa in aereo ha bruciato 8.500 ore in aria, come avere un velivolo sempre in cielo notte e giorno per un anno intero. Come andare su Marte e tornare. Interessanti anche le indagini sui costi, oltre 800 milioni di euro nell'ultimo decennio.

C'è chi fa arrivare un Falcon da Roma a Milano per farsi spostare da Linate a Malpensa, c'è chi porta gli amici, c'è chi ormai non si muove più se non via aria. E pare che i boss della politica italiana viaggino a scrocco: Palazzo Chigi non paga all'Aeronautica i costi dei voli e qualche militare si sta innervosendo.

Insomma, un panorama desolante che sottolinea la lontananza sempre maggiore della politica dalla realtà. I membri della casta si assomigliano sempre di più a tutte le latitudini. Il problema è distinguere fra chi i lussi se li paga e chi li fa pagare ai cittadini. Nella gallery, ecco un po' di gadget "folli" che piacciono ai potenti.

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Una super sabbia per purificare l'acqua - Wired.it

Una super sabbia per purificare l'acqua

Rivestire i granelli con gusci di ossido di grafite. È una soluzione nanoscopica per depurare 5 volte meglio di quella non trattata. E in modo molto più economico

01 luglio 2011 di Tiziana Moriconi

sabbia

sabbia

 

  • sabbia

    sabbia

    sabbia

La sabbia è un buon filtro per depurare l’acqua; se poi viene rivestita con ossido di grafite, diventa un filtro ottimo. E, cosa fondamentale per tutti quei paesi in cui l’acqua potabile non può essere data per scontata, potenzialmente economico.

L’idea di rivestire i granelli di sabbia con gusci di ossido di grafite è uscita dal laboratorio di nanomateriali di Pulickel Ajayan della Rice University (Houston, Texas). I ricercatori, guidati da Wei Gao, hanno messo a punto il nanometodo per ottenere il rivestimento e lo hanno testato sul mercurio e su un colorante. I risultati, riportati su Applied Materials and Interfaces, mostrano che le proprietà della supersabbia sono incomparabilmente superiori a quelle dei soli granelli e simili a quelle del carbone attivo usato normalmente nei filtri delle abitazioni.

I nanofogli di ossido di grafite - trattati affinché un lato risulti idrofilo e l’altro idrofobico – sono stati aggiunti a una soluzione contenente sabbia; a quel punto si sono assemblati a formare una sorta di involucro intorno a ciascun granello, con la parte idrofila esposta. La loro proprietà di catturare i contaminanti è stata poi aumentata aggiungendo molecole di altri composti chiamati tioli.

Modificati i granelli, i ricercatori sono passati ai test. Una soluzione contenente mercurio (400 parti per milione) e una contenente un colorante usato in biologia, la Rodamina B (10 parti per milione), sono state filtrate sia attraverso la normale sabbia sia attraverso quella modificata. Nel primo caso, il filtro si è saturato dopo appena 10 minuti, nel secondo, il sistema ha tenuto per oltre 50 minuti, e l’acqua filtrata conteneva meno di una parte per miliardo di contaminanti (il goal della Environmental Protection Agency per il mercurio è di ottenere 2 parti per miliardo).

Non è che il primo passo. Usando diverse molecole, Gao spera ora di riuscire a ingegnerizzare alcune forme di supersabbia per specifici contaminanti, come l’arsenico e il tricloroetilene.

(Credit per la foto: Kazuyoshi Nomachi/Corbis)

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giovedì 30 giugno 2011

Il mistero di Tunguska - Wired.it

Il mistero di Tunguska

103 anni fa, il cielo sopra la Siberia si accende all'improvviso e 60 milioni di alberi vengono abbattuti. Cosa è successo?

30 giugno 2011 di Caterina Visco

Mappa

Ecco dove è avvenuto l’Evento di Tunguska (Bobby D. Bryan/wikimedia)

 

  • Mappa

    Mappa

    Ecco dove è avvenuto l’Evento di Tunguska (Bobby D. Bryan/wikimedia)

  • II mineralogista russo

    II mineralogista russo

    Leonid Alekseyevich Kulik, il primo a indagare sull’Evento di Tunguska (Vladimir Ivanov/wikimedia)

  • Desolazione1

    Desolazione1

    Lo spettacolo che si è presentato agli occhi di Kulik (Credits: sito Tunguska dell'Universita' di Bologna)

  • Desolazione2

    Desolazione2

    Lo spettacolo che si è presentato agli occhi di Kulik (credits: Cyrotux/wikimedia)

  • Foto aerea 1

    Foto aerea 1

    Ecco cosa ha fotografato Kulik nel 1938 durante la sua spedizione aerea. Le linee bianche sono alberi abbattuti (Credits: sito Tunguska dell'Universita' di Bologna)

  • Foto aerea2

    Foto aerea2

    La Riserva naturale di Tunguska vista dall’alto (Credits: sito Tunguska dell'Universita' di Bologna)

  • Alberi

    Alberi

    Primi esami degli alberi per il team italiano nel 1991 (Credits: sito Tunguska dell'Universita' di Bologna)

  • Prima

    Prima

    Un albero nato prima dell’esplosione mostra un’asimmetria nelle linee di accrescimento a partire dal 1908(Credits: sito Tunguska dell'Universita'di Bologna)

  • Dopo

    Dopo

    Ecco invece la sezione di un albero nato dopo il 1908 (Credits: sito Tunguska dell'Universita' di Bologna)

  • Foto aerea 3

    Foto aerea 3

    Il lago visto da un aereo nel 1999 (Credits: sito Tunguska dell'Universita' di Bologna)

  • Cento anni dopo

    Cento anni dopo

    Ecco il lago Cheko il 30 giugno 2008 (Credits: sito Tunguska dell'Universita' di Bologna)

  • E se fosse accaduto a Roma

    E se fosse accaduto a Roma

    L’area in giallo è quella degli alberi incendiati dall’esplosione la verde di quelli abbattuti dall’onda d’urto (Credits: sito Tunguska dell'Universita' di Bologna)

  • Evenki

    Evenki

    Un gruppo in abiti tradizionali che ha accolto i ricercatori italiani (Credits: sito Tunguska dell'Universita' di Bologna)

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Prima un grande squarcio nel cielo e un'enorme palla di fuoco che sovrasta la foresta, poi uno straordinario calore e una fragorosa esplosione, come se migliaia di cannoni sparassero all’unisono le loro palle di piombo. È così che un testimone oculare, Semen Semenov, descrisse quanto accadde alle 7:15 del mattino del 30 giugno 1908 vicino al fiume Podkamennaya Tunguska, in piena taiga siberiana.


L' Evento di Tunguska è oggi tanto famoso da comparire anche sui libri di scuola (almeno quelli russi). Eppure, dopo più di cento anni, ancora non è chiaro cosa avvenne per davvero. La spiegazione più accreditata è che quel giorno un corpo celeste - una cometa o un meteorite - che viaggiava in direzione della Terra a una decina di chilometri al secondo, sia esploso a circa 8 mila metri dalla superficie del nostro pianeta. L'esplosione rilasciò un'energia pari a circa 10 megatoni di Tnt (mille volte la bomba di Hiroshima) e un'onda d'urto che distrusse 2.200 chilometri quadrati di foresta abbattendo oltre 60 milioni di alberi. Il boato venne udito a centinaia di chilometri di distanza, in Europa la notte restò luminosa per diversi giorni: secondo alcune testimonianze, in Inghilterra si poteva leggere il giornale a mezzanotte senza bisogno di lampadine.

Tuttavia, un po' per la posizione isolata, un po' per gli sconvolgimenti politici che animavano la Russia in quegli anni, la devastazione della foresta, abitata per lo più dalla popolazione nomade degli Evenki, non venne scoperta fino al 1927. Quell'anno una spedizione dell' Accademia sovietica delle scienze coordinata dal mineralogista Leonid Alekseyevich Kulik arrivò sul luogo e, ammutolita dal desolante spettacolo della taiga distrutta, scattò fotografie, raccolse campioni e cercò indizi utili a capire cosa fosse successo. Per decine di anni Kulik esaminò il territorio alla ricerca di tracce di un eventuale impatto, ma senza successo. Organizzò anche una ricognizione aerea, che tuttavia non riportò niente di anomalo. 

L'assenza di certezze ha lasciato spazio nel corso degli anni al fiorire delle più svariate teorie: si è parlato di mini buchi neri, di esperimenti di creazione di antimateria sfuggiti al controllo in chissà quale laboratorio sotterraneo, di basi aliene (persino due puntate della famosa serie di X-files sono state dedicate al mistero di Tunguska). Tutte ipotesi senza fondamento. Tranne una: quella dell'esplosione di un corpo celeste, l'unica presa in seria considerazione dagli scienziati e oggetto di centinaia di studi. Per molti anni il responsabile di tanta devastazione è stato identificato in un meteorite, ma ultimamente ha acquistato credito anche l’idea che sia trattato di una cometa.

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Disegnando dipingendo da Giò Marconi : Artribune

Disegnando dipingendo da Giò Marconi

Nel piano ipogeo della Galleria Giò Marconi, Wade Guyton espone i suoi painter drawing. Attraverso le pagine di un catalogo di lampade, la macchina a getto d'inchiostro interviene e ridefinisce un'iconografia simmetrica. A Milano, fino al 23 luglio.

Wade Guyton - Untitled - 2009

Si muove tra funzionalismo e decorazione, l’arte di Wade Guyton (Hammond, Indiana, 1972; vive a New York). La mostra milanese è composta da una serie di painter drawing del 2009, lavori realizzati, come da tradizione, grazie all’uso di una stampante Epson a getto d’inchiostro su pagine di un catalogo di lampade. I riquadri invadono il piano inferiore della galleria e mettono in scena un utilizzo delle partizioni geometriche e delle campiture di stampo costruttivista. La sovrapposizione di elementi grafici a un progetto di adesione ricorsiva permette al visitatore di apprezzare, anche se assolutamente in breve, la capacità dell’artista americano di ricreare una nuova sperimentazione per la pratica pittorica. Delicata e mentale.

Ginevra Bria

Milano // fino al 23 luglio 2011
Wade Guyton – Coleur et Fabrication
www.giomarconi.it

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