sabato 22 ottobre 2011

Il futuro dell'intelligenza artificiale? Il test del pedone - Wired.it

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Il futuro dell'intelligenza artificiale? Il test del pedone
Che capacità di calcolo hanno raggiunto i supercomputer? I sistemi di guida assistita diventaranno lo standard su tutte le auto? L’ultima frontiera della sfida tra uomo e macchina va in scena al Festival della Scienza di Genova
21 ottobre 2011 di Carola Frediani
(Qui trovate una gallery con 50 robot, uno per ogni occasione)

Sono passati quasi 15 anni dalla prima volta in cui un computer è riuscito a battere un campione di scacchi. Da quando Deep Blue, il supercervellone di Ibm, ha umiliato il grande Garry Kasparov, attraverso uno sfoggio di potenza computazionale allora sorprendente: basti pensare che l’algoritmo riusciva a calcolare 100 milioni di posizioni al secondo. “ Ho avuto la sensazione di essere di fronte a un tipo di intelligenza al quale non ero abituato; dall'altra parte della scacchiera ho avvertito come la presenza di una mente aliena...”, commentò dopo aver abbandonato la partita il giocatore russo.

Oggi il supercomputer più potente al mondo si chiama K computer, ha una capacità elaborativa di 10 petaflop (quadrilioni di calcoli al secondo) e si trova in Giappone; ma già i laboratori americani di Oak Ridge stanno lavorando a Titan, un mostro di potenza che arriverà a 20 petaflop e che, oltre alla tradizionali applicazioni mediche e di scienza dei materiali, sarà usato anche per lo sviluppo di nuovi biocarburanti e di energia solare più efficiente.

Eppure, quando si parla di intelligenza, si intende un insieme di capacità più sottili di quelle offerte da un monolite del supercalcolo, abilità che siano in grado di reagire a interrogativi apparentemente semplici ma di fatto incredibilmente complessi. Quelle competenze che servono per decifrare il reale significato di una battuta di spirito o per non andare a sbattere se si guida nel centro di Roma all’ora di punta.

È qui che la sfida dell’intelligenza artificiale - una volta scaraventata nel mondo fisico, imperfetto, sfuggente e così umano, troppo umano - diventa più avvincente. E che il famoso test di Turing mantiene ancora intatto, se non la sua validità scientifica, il suo fascino. Chi si è misurato con i risvolti più pratici nella creazione di software intelligenti è l’israeliano Amnon Shashua, che con l’azienda tecnologica Mobileye ha sviluppato sistemi avanzati di guida assistita (Advanced Driver Assistance Systems o Adas) basati sull’elaborazione dell’immagine per prevenire e limitare tamponamenti stradali. Dei veri e propri occhi elettronici che rilevano la presenza di pedoni o veicoli se l’automobilista non se ne accorge e lo avvisano all’istante, o prendono direttamente contromisure.

“ Per continuare a crescere velocemente il mercato dei sistemi di assistenza alla guida, in particolare quelli basati su sistemi di visione, ha bisogno di piattaforme di calcolo più robuste, più economiche, capaci di sopportare la crescente domanda di funzioni che vanno dai semplici avvertimenti di pericolo incipiente, al rallentamento o addirittura alla brusca frenata”, ha recentemente dichiarato Shashua - che sarà uno dei relatori del convegno Scienza e ingegneria dell'intelligenza, in programma il 23 novembre al Festival della Scienza di Genova - in occasione dell’accordo tra la Mobileye e l’azienda di semiconduttori STMicroelectronics per produrre una
edn.com/article/519515-STMicro_Mobileye_expand_vehicle_safety_IC_developments.php">terza generazione di processori per sistemi Adas.

E forse non è un caso se, al Festival, accanto a Shashua, siederà Nikos Logothetis, direttore del dipartimento di Fisiologia dei processi cognitivi presso il Max Planck Institute for Biological Cybernetics di Tubinga. La sua ricerca infatti si concentra proprio sui meccanismi neurali della percezione e del riconoscimento di oggetti. Per farlo, si aiuta con tecniche di neuroimaging e in particolare con la risonanza magnetica funzionale. Mentre spetterà al panelist Matt Ridley, zoologo, organizzatore scientifico, giornalista e scrittore, inquadrare le singole ricerche in una visione di più lungo respiro dell’innovazione tecnologica. Il suo ultimo libro, The Rational Optimist. How Prosperity Evolves ( L'ottimista razionale: come si evolve la prosperità, in Italia atteso con Rizzoli) è così fiducioso nel progresso scientifico-tecnologico da ritenere infondate anche le preoccupazioni per il clima. Chissà Ridley cosa penserebbe di quello che attualmente si respira in Italia.

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Come condividere (quasi) tutto grazie alla Rete - Wired.it

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Un quadro in sei minuti [video virali] - Wired.it

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venerdì 21 ottobre 2011

Album Covers by Kids

Greetings fans of “Album Covers by Kids!”  We just wanted to say a quick “Thank You” for following us.  It’s exciting every time we see new folks discover the site.  

We’d also like to ask for your help in getting more young artists featured on “Album Covers by Kids.”  In other words…we need submissions.  Surely many of you have kids of your own or younger brothers, sisters, nieces and nephews.  Why not let them loose on recreating some famous album art this weekend?  We are anxious to receive your submissions!


Come vedono i bambini la musica contemporanea? Una risposta originale arriva dal blog Album Covers by Kids che propone le copertine di noti album di musica elettronica, pop e rock ridisegnati proprio dai più piccoli.

Dai Prodigy di The Fat of the Land ai The Alan Parsons Project di Eye in the Sky passando per i Depeche Mode di Violator si trovano anche diverse chicche come So di Peter Gabriel e l'immancabile Help! dei Beatles.

Sul blog tutti possono sottoporre i disegni dei propri piccoli, e chissà che qualcuno non verrà scelto come prossimo cover artist da qualche band in vena di sperimentazioni.

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mérida, extremadura 360 fullscreen panoramas

Fantastica

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index

Check out this website I found at panoleku.com

Fantastic archeologic site in 3D

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martedì 18 ottobre 2011

Le compagnie aeree più green e quelle meno - Wired.it

Le compagnie aeree più green e quelle meno

Pronti al decollo ecosostenibile? Dal 2012 ache in cielo entrerà il sistema di scambio di emissioni per ridurre quelle che lo rendono meno blu

17 ottobre 2011 di Simone Cosimi

Monarch Airlines, primo posto, 77,4 punti, categoria C

 

  • Monarch Airlines

    Monarch Airlines, primo posto, 77,4 punti, categoria C

  • Condor Flugdienst

    Condor Flugdienst, secondo posto, 73,5 punti, categoria C

  • Air Transat A.T.Inc

    Air Transat A.T.Inc, terzo posto, 71,8 punti, categoria C

  • Air New Zealand Link

    Air New Zealand Link, quarto posto, 71,1 punti, categoria C

  • Kingfisher Airlines

    Kingfisher Airlines, quinto posto, 70,3 punti, categoria C

  • EVA Airways

    EVA Airways, sesto posto, 70,0 punti, categoria C

  • Air Europa

    Air Europa, settimo posto, 69,6 punti, categoria C

  • Srilankan Airlines

    Srilankan Airlines, ottavo posto, 68,7 punti, categoria C

  • TAM Regional

    TAM Regional, nono posto, 68,6 punti, categoria C

  • Edelweiss Air

    Edelweiss Air, decimo posto 68,0 punti, categoria C

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I bei tempi sono finiti. D'altronde, 220 milioni di tonnellate di CO2 all'anno erano una mole davvero insostenibile, oltre che in preoccupante crescita. Ecco perché dal 2012 anche l'affollato comparto dell'aviazione civile sarà chiamato a dare il proprio contributo in termini di compensazione delle emissioni di anidride carbonica.

Proprio come gli impianti industriali dei vari stati membri, infatti, anche le compagnie di trasporto aereo entreranno nel cosiddetto Eu Emissions trading system, il sistema di scambio delle emissioni. Un meccanismo spesso contestato eppure, al momento, l'unico in grado di mettere un po' d'ordine nella giungla-CO2. In soldoni, l'ingranaggio prevede una quota di emissioni gratuite fino alla quale i vettori possono spingersi, calcolata secondo la formula di 0,6422 quote per 1.000 tonnellate-km (0,67 nel 2012, anno di transizione). Varcata tale soglia, bisognerà acquistare sul mercato ulteriori "autorizzazioni a inquinare", saldando a suon di quattrini gli sforamenti del tetto: 10 euro a tonnellata di CO2, grazie e buon viaggio.

"Grazie alla fissazione dei valori dei parametri di riferimento – ha detto Connie Hedegaard, commissaria responsabile dell'azione per il clima – le compagnie aeree ora sanno quante quote riceveranno a titolo gratuito ogni anno fino al 2020. Agli attuali prezzi di mercato queste quote gratuite rappresentano oltre 20 miliardi di euro per il decennio a venire. Con queste entrate potenziali le compagnie potrebbero investire nell'ammodernamento delle flotte al fine di migliorarne l'efficienza dal punto di vista del consumo e utilizzare carburante non fossile per il trasporto aereo. Benché l'Ue preferisca un'azione su scala mondiale, non possiamo tuttavia accettare che il settore dell'aviazione sia esonerato dalla partecipazione perché non riesce a raggiungere un accordo internazionale".

Non è un caso, infatti, che tutte le compagnie saranno obbligate a partecipare al programma Ets, anche quelle non europee e che tuttavia volano da e per l'Europa. Quasi tutte gridano da tempo al rincaro selvaggio da scaricare sui clienti. Non potevano mancare gli italiani: "Stimiamo un danno per i nostri bilanci compreso tra i 30 e i 70/80 milioni di euro in tre anni", ha dichiarato l'a. d. Alitalia Rocco Sabelli, supportato dal governo nella battaglia contro la direttiva Ue.

Se si scava un po', il problema risulta in realtà assai marcato. Rispetto a vent'anni fa il livello delle emissioni è raddoppiato. Un aumento vertiginoso che ha portato al 10% il tasso d'incidenza dei voli aerei nel complesso delle emissioni di gas serra interessate dal sistema di compensazione europeo.

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Perché i neutrini non sarebbero più veloci della luce - Wired.it

Perché i neutrini non sarebbero più veloci della luce

A quasi tre settimane dall'annuncio dei ricercatori italiani, sono già 80 le pubblicazioni sui neutrini presentate su ArXiv. E molte ridimensionano la scoperta. Ecco alcune ipotesi

17 ottobre 2011 di Martina Saporiti

Super Proton Synchrotron

L'Sps è un acceleratore circolare posto in un tunnel lungo quasi 7 chilometri, costruito sottoterra nel 1976. Qui vengono accelerati i protoni, per poi farli collidere con un apposito bersaglio di grafite e produrre i neutrini

 

  • Super Proton Synchrotron

    Super Proton Synchrotron

    L'Sps è un acceleratore circolare posto in un tunnel lungo quasi 7 chilometri, costruito sottoterra nel 1976. Qui vengono accelerati i protoni, per poi farli collidere con un apposito bersaglio di grafite e produrre i neutrini

  • Cern

    Cern

    Un tubo di un chilometro, dove il decadimento delle particelle sprigiona i neutrini, è orientato esattamente verso il Gran Sasso

  • Tiro al bersaglio

    Tiro al bersaglio

    Un fascio di neutrini muonici viene prodotto facendo scontrare dei protoni accelerati contro un bersaglio di grafite composto da 5 unità della lunghezza di 2 metri, progettate per massimizzare il numero di neutrini prodotti

  • Opera

    Opera

    il rilevatore Opera (Oscillation Project with Emulsion-tRacking Apparatus), fotografa i prodotti della interazione dei neutrini con i nuclei del piombo di cui è composto

  • Opera

    Opera

    La struttura ha un volume di 2mila metri cubi e un peso di 4mila tonnellate

  • Opera

    Opera

    Il rivelatore principale è costituito da 150mila mattoncini. Ogni mattoncino pesa 8,3 chilogrammi ed è costituito da 56 lastre di piombo alternate a emulsioni fotografiche ultrasensibili

  • Computer

    Computer

    Le rilevazioni sono estremamente complicate da realizzare e si affidano per questo a un grande complesso di calcolatori

  • Filo rosso o filo blu?

    Filo rosso o filo blu?

    Se non sapete cosa toccare, state lontani...

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Più veloce della luce. Sino a qualche mese fa, nessuno all'infuori di un supereroe dei fumetti avrebbe potuto pronunciare questa frase. Ma dopo gli straordinari risultati dell’esperimento italiano Opera (Oscillation Project with Emulsion-tRacking Apparatus), anche i ricercatori hanno iniziato a prendere in considerazione la possibilità che il podio della velocità nel mondo delle micro particelle non spetti ai fotoni ma ai neutrini. A circa tre settimane dall’esperimento condotto dall’ Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) in collaborazione con il Cern di Ginevra,il server arXiv (un archivio che raccoglie le pubblicazioni scientifiche non ancora passate al vaglio della peer review della comunità scientifica) è stato intasato da oltre 80 pubblicazioni di ricercatori impazienti di spiegare cosa è successo nei Laboratori del Gran Sasso.

Alcune parlano di una nuova fisica, popolata da neutrini che viaggiano attraverso extra-dimensioni o che possiedono una tale energia da renderli più veloci della luce. Altre, certamente meno seducenti, chiamano in causa spiegazioni più ordinarie, che se non altro tolgono dall’impiccio il tanto chiacchierato Einstein. Tra queste, Adam Mann, su Wired.com, ne passa in rassegna alcune, che tentano di spiegare perché i risultati di Opera non mettono paura alla Teoria della Relatività Speciale.

Le prime obiezioni mosse a chi interpretava i risultati dell’esperimento del Gran Sasso come la prova che i neutrini siano più veloci della luce sono nate da un’ osservazione astrofisica. Nel 1987, una supernova potentissima spruzzò sulla Terra una doccia di luce (cioè di fotoni) e neutrini. In quell’occasione, i rilevatori segnalarono l’arrivo dei neutrini circa tre ore prima della luce. Ma se Opera avesse ragione, è il calcolo dei ricercatori, i neutrini sarebbero dovuti arrivare ben quattro anni prima della luce. Come si spiegano, quindi, le tre ore di anticipo? Con la falsa partenza della luce, in un certo senso. Al contrario dei quasi inermi neutrini, infatti, i fotoni interagiscono molto con la materia. Ecco perché hanno impiegato più tempo ad arrivare sulla Terra: sarebbero stati bloccati in uscita dalle interazioni con i vari elementi del nucleo della supernova. I neutrini, invece, sarebbero riusciti a scappare subito.

Veniamo invece alle obiezioni teoriche mosse dal fisico Matt Strassler sul suo blog. Come suggerisce il ricercatore, secondo il Modello Standard (teoria quantistica che descrive tutte le particelle della materia e le loro interazioni fondamentali, a eccezione della gravità), se i neutrini viaggiano più veloci della luce, anche gli elettroni devono fare lo stesso. Quanto più veloce? Di almeno un miliardesimo, se possiedono la stessa energia dei neutrini (40 GeV, almeno come rilevato dai laboratori). Ma i fisici sanno che ciò non è possibile: nel vuoto, infatti, gli elettroni non possono superare la velocità della luce di oltre 5 parti su 10 15.

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Computer che trasformano i circuiti, il futuro è tutto in un nuovo materiale | Il quotidiano italiano

Computer che trasformano i circuiti, il futuro è tutto in un nuovo materiale

(17 Ottobre 2011) CHICAGO – Il cuore dei prossimi computer starà in un milionesimo di millimetro. Con questo risultato, i ricercatori della Northwestern University di Chicago hanno presentato i dati di uno stupefacente studio: grazie a un nuovissimo materiale duttile e di alta tecnologia, i computer del futuro saranno capaci di rigenerarsi e di adattarsi a tutte le esigenze.

Tutto funziona secondo i principi della fisica e della chimica: dietro a questi computer “cangianti” infatti, c’è di mezzo la nanotecnologia applicata alle più avanzate scienze. Il computer sarà in grado di governarsi da solo in base a impulsi interiori. Essi fungeranno da guida nel modificare la struttura e l’andamento della corrente elettrica, i microcircuiti del futuro saranno piccolissimi e composti da un materiale ibrido che sarà avvolto in un secondo strato con cariche positive, attorno a cui ci saranno ioni negativi.

scoperto_microchip_piccolissimo_cangiante

Con questa nuova scoperta, il mondo della tecnologia informatica fa un grande passo in avanti. Ricercatori di tutto il mondo puntano a creare nuovi materiali in grado di garantire un perfetto funzionamento dei nuovi computer a dimensioni e prezzi irrisori: la tecnologia sarà rinchiusa sempre di più in piccole dimensioni.

Se diamo uno sguardo al passato, i primi computer erano gigantesche macchine che occupavano intere stanze e funzionavano attraverso grandi manopole. Questi erano grandi calcolatrici in grado di fare complicate operazioni matematiche.

La scienza, nel corso degli anni, ha fatto passi da gigante rinchiudendo in un chip tutta la tecnologia delle immense macchine. I computer sono diventati sempre più alla portata di tutti e con il tempo sono entrati a tutti gli effetti nella nostra vita.

Dai grossi calcolatori si è passati ai personal computer: questo nuovo strumento ha rivoluzionato la nostra esistenza. Sono passati pochi anni e sono arrivati sul mercato i primi notebook e netbook. Oggi i tablet e gli smartphone hanno preso il sopravvento nel campo dell’informatica. Nel palmo di una mano possiamo trovare anni e anni di sviluppo, e per il futuro chissà cosa ci aspetterà.

 

Daniele Fox

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domenica 16 ottobre 2011

Generazione Millennials

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Corriere della Sera

Generazione Millennials

Nati negli Anni Ottanta, sono i più numerosi dai tempi del baby boom. I ragazzi «fluidi» che vivono di tecnologia

C' è una nuova, imponente generazione, ormai diventata abbastanza adulta per iniziare a rivendicare un posto nella società. E lo sta facendo. In tutto il mondo. I Millennials sono i giovani nati negli anni ' 80, i primi cresciuti in un ambiente digitale. Sono la generazione più numerosa dopo i baby boomers , tre volte più grande rispetto alla precedente, la Generazione X. Ottanta milioni di individui diventati adolescenti respirando l' atmosfera digitale, i Millennials (conosciuti anche come Net Generation o Echo boomers) sono la prima generazione globale, con valori, abitudini e modi di pensare sorprendentemente convergenti. Conoscerli significa conoscere il nostro futuro. Lo sa anche l' economista della Columbia University Jeffrey Sachs, che per primo ha identificato i protagonisti delle recenti proteste, gli «indignati» la cui voce sta gridando in tutto il pianeta, nei Millennials. E il professore crede anche che quando entreranno in politica, finalmente la riusciranno a cambiare, costruendo una società non basata sul consumismo ma sull' umanesimo responsabile. Ciò che li rende davvero diversi rispetto ai giovani del passato è l' essere sempre connessi, in relazione tra loro, istantaneamente aggiornati. Elementi non solo dal valore teorico, ma, anzi, che hanno un riflesso più reale che mai, che si traduce (come è ormai evidente) sul piano politico. Per capire meglio chi sono questi nuovi giovani dall' animo liberal, questi aspiranti riformatori che diventano rivoluzionari solo quando si scontrano con realtà troppo diverse da come s' aspettano, Mtv ha prodotto una ricerca su un campione di più di 6.500 ragazzi dai 12 ai 34 anni, in 15 Paesi quali Italia, Regno Unito, Francia, Germania, Polonia, Olanda, Svezia, Grecia, Portogallo, Spagna, Messico, Sud Corea, Sud Africa, Russia e Australia. E, sorprendentemente, sono emersi gli stessi valori e aspirazioni in tutto il mondo. Un tratto che ha colpito Antonio Campo Dall' Orto, vice presidente di Mtv International. «L' errore è continuare a categorizzare i giovani con gli stereotipi degli adulti che li immaginano così ma non li conoscono», premette per poi ammettere ciò che lo ha stupito: «C' è una riscoperta dei valori tradizionali, comune nel mondo. I ragazzi sono legati all' idea di famiglia pur appartenendo spesso nuclei non convenzionali. Se gli chiedi cosa vorrebbero rispondono: un buon lavoro, vivere bene e che i miei fossero fieri di me». Non è sempre stato così? «No, prima c' era una generazione orientata a soddisfare i propri bisogni in maniera immediata. Quella del sesso, droga e rock and roll . L' obiettivo era uscire di casa a 18 anni. Loro no, hanno come modello i genitori e nessuna fretta di andarsene. Ma sanno pensare in grande e mettono la collettività prima dei singoli. È nei loro cromosomi e fa ben sperare per il futuro». Giovani dai valori tradizionali ma tendenti alla «fluidità» nelle relazioni, a sentirsi cioè parte di gruppi differenti. Per i Millennials, la costruzione dell' identità è data dalla somma di ruoli diversi e personalità fittizie che internet e i social network garantiscono. Vivono la tecnologia come un codice di appartenenza e un' abitudine a cui non possono rinunciare: il 41% preferirebbe stare a casa piuttosto che andare in vacanza senza internet. Il 63% sarebbe stressato senza il web per un giorno: la rete è uno strumento indispensabile di espressione di sé. A riprova, un dato impressionante: un 12-24enne partecipa mediamente a 48 conversazioni digitali al giorno (336 alla settimana, 17.500 l' anno). Le stesse conversazioni che hanno anche veicolato i messaggi delle proteste. Come è stato per Wael Ghonim, attivista nato nel 1980 che attraverso il suo blog e Facebook ha fatto esplodere la rivoluzione egiziana. O Yoani Sanchez, la blogger cubana anti-castrista che nel suo «Generation Y» descrive l' isola come altrimenti sarebbe impossibile, lodata da Barack Obama e finita nella lista del Time tra le 100 persone più influenti del 2008. Giovani attenti a ciò che succede ma protagonisti di ribellioni diverse da quelle passato e forse tipiche dell' adolescenza. Spiega Dall' Orto: «Sono giovani riformatori, non rivoluzionari. Non vogliono bruciare le città e hanno obiettivi prima che ideali. Vogliono un posto nel mondo, lo scopo è cambiare le cose. Un tempo la ribellione era fine a se stessa. Ora tutti vogliono darsi da fare perché le cose cambino: il web diffonde e dà forma a queste intenzioni». Una generazione impaziente e curiosa, che si appaga attraverso l' utilizzo spesso contemporaneo di diverse tecnologie: il 70% crede siano un strumento indispensabile soprattutto per mostrare i propri contenuti agli altri. Dedicano sempre più tempo ai media (8 ore al giorno) e hanno tutto: il 94% ha un cellulare, il 72% un computer, il 64% una console per videogiochi. Il 58% dice di usare un social network ogni giorno e il 36% di chattare ogni giorno. Ma sono ragazzi che pur sentendosi degli outsider, non perdono l' aspirazione di fare grandi cose: il 66% si sente protagonista del proprio futuro. Ricercano felicità e successo, ma vogliono lavorare per ottenerlo: per 7 giovani su dieci le scorciatoie non sono ammesse. «Non sono ideologici ma post ideologici - conclude Dall' Orto -. Sono forti perché hanno obiettivi concreti. Vogliono un lavoro, non cose irrealizzabili. Chissà cosa riuscirà a fare questa generazione in India o in Cina. Negli Stati Uniti sono convinti che Obama sia stato eletto soprattutto grazie a loro. Chiedono solo un pezzo di futuro. Ma la domanda è: cosa faranno se non gli verrà dato? Perché una cosa è certa: questi nuovi giovani, anche davanti alle porte chiuse, non si fermano». RIPRODUZIONE RISERVATA * * * La parola Millennials Con il termine «Millennials» si intendono i ragazzi nati negli Anni Ottanta del secolo scorso, per i quali erano già stati coniati altri termini come Net Generation o Echo boomers. Sono la prima generazione globale con valori, abitudini e modi di pensare sorprendentemente convergenti. Ciò che li rende diversi da chi li ha preceduti è che sono sempre connessi, in relazione fra loro, istantaneamente aggiornati ' '

Maffioletti Chiara

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(15 ottobre 2011) - Corriere della Sera

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