Post n°122 pubblicato il 17 Febbraio 2011 da BROWSERIK16 febbraio 2011. Alla fine Watson ce l'ha fatta e ha schiacciato, nei primi due round, i concorrenti Ken Jennings e Brad Rutter nel quiz televisivo della Nbc Jeopardy, una sorta di trivial per il piccolo schermo. Tra poche ore comincerà il terzo e ultimo round dello scontro uomo-macchina ma molto probabilmente, ancora una volta, dominerà Watson.
Il supercomputer della Ibm, che prende il nome dallo storico fondatore, arriva alla fine di 7 anni di progettazione e ha un cervello che è in grado non solo di elaborare difficili algoritmi, come quelli che gli permettono di analizzare le domande e il tono con le quali vengono fatte, ma anche di controllare nel suo enorme database le risposte e proporre quelle più adatte alle particolari domande. Tutto questo è reso possibile da novanta server Power 750 Express di IBM, ognuno con una potenza di calcolo di 3.5 GHz con 16 terabytes di memoria Ram.
Il cervello umano non ha le stesse capacità di memoria e di archiviazione di una macchina, ma è in grado di cogliere i doppi sensi e interpretare una battuta. Per questo non si è mai pensato di mettere in competizione un uomo e un computer, per quanto super, in un quiz a premi. Perché le domande del presentatore possono essere allusive, subdole, oltre che spaziare a tutto campo. Ma questo non ha "spaventato" Watson che invece ha colto il tono dei quesiti del presentatore. Negli studi tv di Jeopardy!, il supercomputer della Ibm sta sfidando (e pero ora battuto) due tra i maggiori campioni (umani) della trasmissione, Ken Jennings e Brad Rutter. L’evento è epocale. Vincendo, Watson ha infatti dimostrato non solo di saperne di più, ma anche di riuscire ad adeguarsi al linguaggio naturale degli uomini. Per questo prima della gara si è detto che in ballo non c’era solo un milione di dollari. Che tra l'altro Watson, in caso di vittoria finale, devolverà interamente in beneficenza. Wired da tempo sta seguendo la sfida di Jeopardy! ed era già entrato negli ingranaggi di Watson per capire in che modo avrebbero dato del filo da torcere ai circuiti cerebrali con un articolo sul magazine di ottobre, firmato Clive Thompson.
Il sogno di un’intelligenza artificiale che viaggi alla pari di quella umana, se non più veloce, è vecchio quasi quanto l’uomo. E, forse, ora è arrivato il momento
Ecco il video della gara.
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