lunedì 11 aprile 2011

Galileo - Giornale di Scienza | Parkinson, al via la sperimentazione con le staminali

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TEMI SALUTE Parkinson, al via la sperimentazione con le staminali 0 di Tiziana Moriconi | Pubblicato il 06 Aprile 2011 19:16 Back home Print page Share | prossimo articolo Sta per partire a Milano il primo studio clinico al mondo che sperimenta l’uso di cellule staminali per trattare una forma di Parkinson tra le più gravi e legata a una malattia molto rara, la paralisi sopranucleare progressiva. Le persone che presentano questa sindrome hanno in media un’aspettativa di vita di sette anni dal momento in cui si manifesta e, data la difficoltà di riconoscerla, di quattro anni dal momento in cui viene diagnosticata. Nell’ambito delle malattie neurodegenerative, l’applicazione terapeutica delle cellule staminali rappresenta un campo di indagine molto vivo. Ma, al di là delle promesse di sedicenti “centri specializzati” oltre confine, che offrono terapie poco o per nulla accreditate, la sperimentazione clinica è soltanto all’inizio. Nel caso dell’uso delle staminali nel Parkinson, poi, è stata fatta pochissima ricerca in questi anni. Proprio per rispondere alle richieste dei pazienti, attratti dai rumors su queste “promesse di cura”, Gianni Pezzoli, direttore del Centro Parkinson di Milano, ha deciso di disegnare uno studio clinico estremamente rigoroso, basato sui risultati di precedenti studi su modelli animali e sui dati finora disponibili. A condurlo sarà lo stesso Pezzoli e il neuroradiologo Maurizio Isalberti della Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. L’obiettivo, per ora, è quello di accertare la sicurezza della procedura (lo studio è di fase I). Verranno arruolati 20 pazienti: dieci riceveranno le cellule staminali, altre dieci un placebo. Tutti verranno seguiti attentamente per i sei mesi a seguire (i medici stessi non possono sapere chi ha ricevuto la terapia e chi no). Alla fine del primo periodo di controllo, anche chi aveva ricevuto il placebo verrà sottoposto al trattamento. Tutti saranno seguiti per il resto della loro vita. Le cellule saranno prelevate dal midollo osseo dei pazienti stessi. Si utilizzeranno le staminali mesenchimali pluripotenti, precursori del tessuto osseo, cartilagineo e adiposo, ma note anche per esercitare un meccanismo di protezione dei tessuti. “È su questo che puntiamo. Le cellule mesenchimali sono presenti in tutti i tessuti e sottostanno ad alcuni processi di riparazione”, ha spiegato Pezzoli nel corso della presentazione dello studio, che si è tenuta a Milano: “L’idea è sfruttare questo loro ruolo fisiologico indiretto per proteggere il tessuto cerebrale che circonda il danno e rallentare, di conseguenza, la malattia”. Come ci si arriva al tessuto cerebrale? “Attraverso le arterie che portano il sangue al cervello”, risponde Isalberti. Le cellule staminali, da 500.000 a due milioni per chilogrammo, saranno infatti iniettate attraverso un catetere inserito nell’arteria femorale, secondo una procedura utilizzata di routine nelle angiografie e che richiede poco tempo. Non si può essere certi che le cellule si fermeranno nel posto giusto ma, in base alle conoscenze accumulate finora, ci sono buone probabilità che questo accada. “Stiamo seguendo una via che ci sembra la più naturale possibile. Le cellule mesenchimali sono già presenti nel cervello e vengono già utilizzate dai tessuti danneggiati. Noi intendiamo potenziare questo processo”. tags: morbo di parkinson, cellule staminali, malattie neurodegenerative, medicina Leggi anche Arriva l'occhio in provetta 4 GIORNI FA La proteina “ponte” tra Hpv e cancro 6 GIORNI FA Il colorante che allunga la vita 11 GIORNI FA Commenti lascia un commento Nessun commento, per ora. Lascia un commento NOME EMAIL TESTO DIGITA IL TESTO INSERITO NEL RIQUADRO AUTORE Tiziana Moriconi Giornalista, a Galileo dal 2007 dove coordina la redazione. È laureata in Scienze Naturali (paleobiologia) e ha un master in Comunicazione della Scienza conseguito alla Scuola Superiore di Studi Avanzati di Trieste. Nel 2009 si è occupata della conduzione di 25 incontri sui cambiamenti climatici e sulle energie rinnovabili per il progetto di educazione ambientale Ecoscuola della Regione Lazio. Collabora con L’Espresso, Le Scienze, Mente e Cervello, Sapere, Linx Magazine (per la rubrica Internet Point), Tekneco, Corriere delle Comunicazioni e Wired. Vai alla pagina dell'autore OGGI SU GALILEO Kepler, spettacolo di vibrazioni stellari 3 GIORNI FA L'ologramma perfetto 3 GIORNI FA Non è il bosone di Higgs. Però 3 GIORNI FA chimicacomportamentoculturediritti umanienergiaetica e politicaevoluzionefisica e materialihi techinnovazione e sviluppolibrimatematicamediamedicinamedicina e biotechpiante e animalirecensionispaziostudi di genereterra e ambiente Sondaggio In alcuni interventi a Radio Maria, il vice presidente del CNR Roberto De Mattei ha affermato che le catastrofi come quella del Giappone "sono una voce terribile ma paterna della bontà di Dio", e che l'impero romano sarebbe caduto per colpa degli "invertiti" che infestavano Cartagine. Secondo te queste affermazioni sono compatibili con il suo ruolo direttivo di un ente di ricerca? Sì, ciascuno può pensare e dire quello che vuole, indipendentemente dal ruolo che ricopre Sì, ma quando si rappresenta un ente di ricerca è meglio tenere per sé opinioni così in contrasto con l’evidenza scientifica No, il vice presidente di un ente di ricerca non può sostenere pubblicamente teorie non supportate dalla scienza risultati Segui Galileo Seguici su Twitter Seguici su Flickr Seguici su Youtube Seguici su Facebook

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Galileo - Giornale di Scienza | L'ologramma perfetto

EMI TECNOLOGIA L'ologramma perfetto 0 di Giovanna Dall'Ongaro | Pubblicato il 08 Aprile 2011 08:33 Back home Print page Share | prossimo articolo Se una mela è rossa rimane rossa da qualunque angolo la si guardi. Lo stesso, d’ora in poi, varrà per il suo ologramma. Grazie a una nuova tecnica messa a punto dallo scienziato giapponese Miyu Ozaki, presentata su Science, gli ologrammi di nuova generazione saranno multicolore e manterranno le stesse tonalità e caratteristiche da qualunque prospettiva vengano osservati. La novità suona appetitosa per il business dei video in 3D che finalmente vedrebbe realizzati i propri sogni: dire addio agli occhialetti senza costringere gli spettatori a interminabili cambi di posizione per trovare l’angolazione giusta. Le evanescenti copie tridimensionali realizzate fino a oggi, infatti, deludono le aspettative dei cultori della terza dimensione. Ne esistono di due tipi, ognuno con un difetto non trascurabile. Ci sono gli ologrammi che diventano inesorabilmente monocromatici quando sono esposti alla luce e quelli che, pur mantenendosi colorati, perdono verosimiglianza non appena li si osservi da un’altra angolazione. La nuova tecnica, che utilizza la luce bianca invece del tradizionale laser, promette di ovviare a tutto ciò sfruttando l’attività degli elettroni sulla superficie di film metallici (il fenomeno è chiamato diffrazione dei plasmoni). Nella fase di realizzazione dell’ologramma cambia tutto. L’immagine non viene più ottenuta per interferenza ottica facendo rimbalzare la luce laser dall’oggetto a una lastra fotografica che registra le informazioni sulla fase e l’ampiezza dell’onda luminosa, ma dosando l’angolazione della luce bianca indirizzata sulla superficie di un film sottile di metallo ricoperto da un materiale fotoresistente che contiene un ologramma ottenuto da laser rosso, verde e blu. Così è stata ottenuta l’immagine di quella mela che fluttua sullo schermo, alle spalle del ricercatore che l’ha realizzata, rossa da qualunque parte la si guardi e dalla foglia sempreverde. Riferimenti: wired.it tags: olografia, 3D Leggi anche Metti un cuore 3D nel pdf CIRCA UN MESE FA RayModeler: proiezione 3D occhiali-free 6 MESI FA 3D tascabile, con memoria 11 FEBBRAIO 2008 Commenti lascia un commento Nessun commento, per ora. Lascia un commento NOME EMAIL TESTO DIGITA IL TESTO INSERITO NEL RIQUADRO AUTORE Giovanna Dall'Ongaro Laureata in filosofia ha curato l’ufficio stampa dell'Ente Nazionale Protezione Animali e collabora come free lance con diverse testate, tra cui 50&Più (Confcommercio),L'Espresso, La Macchina del Tempo. Dal 2003 fa parte della redazione di Sapere. Vai alla pagina dell'autore OGGI SU GALILEO Kepler, spettacolo di vibrazioni stellari 3 GIORNI FA L'ologramma perfetto 3 GIORNI FA Non è il bosone di Higgs. Però 3 GIORNI FA chimicacomportamentoculturediritti umanienergiaetica e politicaevoluzionefisica e materialihi techinnovazione e sviluppolibrimatematicamediamedicinamedicina e biotechpiante e animalirecensionispaziostudi di genereterra e ambiente Sondaggio In alcuni interventi a Radio Maria, il vice presidente del CNR Roberto De Mattei ha affermato che le catastrofi come quella del Giappone "sono una voce terribile ma paterna della bontà di Dio", e che l'impero romano sarebbe caduto per colpa degli "invertiti" che infestavano Cartagine. Secondo te queste affermazioni sono compatibili con il suo ruolo direttivo di un ente di ricerca? Sì, ciascuno può pensare e dire quello che vuole, indipendentemente dal ruolo che ricopre Sì, ma quando si rappresenta un ente di ricerca è meglio tenere per sé opinioni così in contrasto con l’evidenza scientifica No, il vice presidente di un ente di ricerca non può sostenere pubblicamente teorie non supportate dalla scienza risultati Segui Galileo Seguici su Twitter Seguici su Flickr Seguici su Youtube Seguici su Facebook

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Galileo - Giornale di Scienza | Non è il bosone di Higgs. Però

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TEMI FISICA E MATEMATICA Non è il bosone di Higgs. Però 0 di Tiziana Moriconi | Pubblicato il 07 Aprile 2011 18:57 Back home Print page Share | prossimo articolo La scorsa notte, la notizia di misurazioni inaspettate dal progetto Cdf (Collider Detector) del Fermi National Accelerator Laboratory (Fermilab) di Batavia negli Usa, ha fatto eco in tutto il mondo. Per un attimo si è sperato che i nuovi dati fossero la prima prova dell’esistenza del tanto cercato bosone di Higgs, una particella predetta dal modello della fisica teorica più accreditato, ma mai osservata. All’esperimento presso il Collider Detector lavorano più di 500 ricercatori, 70 dei quali afferenti all’Istituto nazionale di fisica nucleare. Proprio alcuni di questi - Alberto Annovi dell’Infn Laboratori nazionali di Frascati, Pierluigi Catastini (ora all’Università di Harvard) e Viviana Cavaliere (ora all’Università dell’Illinois) - sono stati i primi a estrarre le informazione che hanno acceso i riflettori sul Fermilab in queste ultime ore. Dottor Annovi, cosa avete osservato esattamente? “Nell’esperimento CDF, protoni e antiprotoni si scontrano all’interno di un collisionatore. Secondo complessi calcoli teorici, dopo lo scontro ci aspettiamo di osservare una certa “distribuzione di massa”, cioè una certa distribuzione di conteggi di collisioni. In questo caso, gli ultimi dati sperimentali arrivati non sono stati in accordo con quelli teorici: si sono verificate più collisioni di quelle previste, di circa 140-150 GeV. Questo genere di eccessi può essere un’indicazione di nuove particelle”. Che significa “nuove”? Potrebbe trattarsi del famigerato bosone di Higgs? “Nuove significa mai osservate prima e non previste dal Modello Standard, la teoria che riproduce e spiega tutte le misure condotte fino ad oggi. Certamente, però, non si tratta del bosone di Higgs, l’unica particella predetta dal Modello Standard a non essere mai stata osservata”. Perché lo escludete? “Per due evidenze sperimentali. In primis, il numero di collisioni osservato è circa 100 volte maggiore di quanto previsto se si trattasse del bosone di Higgs: abbiamo visto circa 250 collisioni di troppo, mentre nel caso del bosone di Higgs ne avremmo dovute osservare solo poche unità in più. La seconda evidenza ci viene dal modo in cui questa ipotetica particella decade; ci aspettiamo, infatti, che il bosone di Higgs decada in un particolare tipo di quark detto ‘pesante’, o bottom, che rispetto agli altri hanno una vita media più lunga e, prima di decadere a loro volta, viaggiano per un certo percorso, di alcune centinaia di micrometri. Ebbene, nel campione osservato, non c’erano quark bottom”. Quindi di cosa potrebbe trattarsi? “Ci sono due possibilità. La prima sarebbe una correzione ai calcoli teorici, che a causa della notevole complessità sono sempre approssimati. In questo caso, queste nuove misurazioni ci aiuteranno a comprendere e migliorare il modello teorico; la seconda è che siamo di fronte a un segnale nuovo, cioè a una particella esotica, mai osservata prima, di cui non sappiamo ancora niente e che ‘estenderebbe’ il Modello Standard”. Cosa significa? “I fisici teorici cercano di prevedere tutte le ‘cose’ possibili. Oltre al Modello Standard quindi, sono stati creati moltissimi modelli teorici che ne rappresentano delle estensioni; alcuni di questi predicono un segnale simile a quello osservato da noi. Ora, però, la cosa fondamentale è verificare che questo segnale, abbastanza debole, venga convalidato e confermato da altri esperimenti e nel restante campione di dati CDF in corso di analisi”. Cosa è cambiato, in questi ultimi esperimenti, che ha reso possibile la vostra osservazione? “Sostanzialmente l’esperimento è sempre lo stesso, ma accumulando molti dati negli anni, abbiamo raggiunto una elevata sensibilità. Una volta scoperto il segnale debole, poi, abbiamo fatto un’analisi più mirata, per osservarlo meglio”. C’è la possibilità che si tratti di un errore? “Sì. C’è una probabilità dello 0,76 per mille che si tratti di una fluttazione delle collisioni di fondo, che avvengono sempre. Sappiamo che sono un certo numero, ma si tratta di una media e non si può escludere del tutto che quanto osservato sia un aumento momentaneo di questo ‘rumore’. La possibilità è bassa, ma non bassissima”. Se si trattasse di una nuova particella, potrebbe anche essere un nuovo tipo di interazione? “Le due possibilità non si escludono a vicenda, anzi, esistono estensioni del Modello Standard compatibili con i segnali osservati che prevedono, in aggiunta a una nuova particella, anche nuove interazioni. In base ai dati, però, al momento non siamo in grado di dirlo”. tags: bosone di higgs, particelle elementari Leggi anche Fermilab: trovato il bosone di Higgs? 4 GIORNI FA Fermilab: trovato il bosone di Higgs? 4 GIORNI FA Magnete gigante al Cern 01 MARZO 2007 Commenti lascia un commento Nessun commento, per ora. Lascia un commento NOME EMAIL TESTO DIGITA IL TESTO INSERITO NEL RIQUADRO AUTORE Tiziana Moriconi Giornalista, a Galileo dal 2007 dove coordina la redazione. È laureata in Scienze Naturali (paleobiologia) e ha un master in Comunicazione della Scienza conseguito alla Scuola Superiore di Studi Avanzati di Trieste. Nel 2009 si è occupata della conduzione di 25 incontri sui cambiamenti climatici e sulle energie rinnovabili per il progetto di educazione ambientale Ecoscuola della Regione Lazio. Collabora con L’Espresso, Le Scienze, Mente e Cervello, Sapere, Linx Magazine (per la rubrica Internet Point), Tekneco, Corriere delle Comunicazioni e Wired. Vai alla pagina dell'autore OGGI SU GALILEO Kepler, spettacolo di vibrazioni stellari 3 GIORNI FA L'ologramma perfetto 3 GIORNI FA Non è il bosone di Higgs. Però 3 GIORNI FA chimicacomportamentoculturediritti umanienergiaetica e politicaevoluzionefisica e materialihi techinnovazione e sviluppolibrimatematicamediamedicinamedicina e biotechpiante e animalirecensionispaziostudi di genereterra e ambiente Sondaggio In alcuni interventi a Radio Maria, il vice presidente del CNR Roberto De Mattei ha affermato che le catastrofi come quella del Giappone "sono una voce terribile ma paterna della bontà di Dio", e che l'impero romano sarebbe caduto per colpa degli "invertiti" che infestavano Cartagine. Secondo te queste affermazioni sono compatibili con il suo ruolo direttivo di un ente di ricerca? Sì, ciascuno può pensare e dire quello che vuole, indipendentemente dal ruolo che ricopre Sì, ma quando si rappresenta un ente di ricerca è meglio tenere per sé opinioni così in contrasto con l’evidenza scientifica No, il vice presidente di un ente di ricerca non può sostenere pubblicamente teorie non supportate dalla scienza risultati Segui Galileo Seguici su Twitter Seguici su Flickr Seguici su Youtube Seguici su Facebook

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Un weekend fuori porta, a gravità zero [foto] - Wired.it

Un weekend fuori porta, a gravità zero

Una gita nello spazio costa ancora troppo? Per qualche migliaio di euro potete almeno sperimentare la sensazione di fluttuare nel vuoto

08 aprile 2011 di Filippo Ferrari

Volare a gravità zero

 

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In attesa delle astronavi low cost per Marte, l'unica alternativa per assaggiare un po' di cosmo, cui possono aspirare i comuni mortali, è il volo a gravità zero. Che costa parecchio, ma meno di quanto si possa pensare, e non è un'esclusiva riservata ad astronauti e ricercatori. Un primo assaggio di turismo spaziale, insomma.

Il volo a gravità zero (che in realtà è a gravità ridotta) funziona così: l'aereo descrive una traiettoria a parabola, prima salendo con un angolo di 45° e poi scendendo con un angolo di 30-45°; durante queste due fasi, i passeggeri sono sottoposti a una forza di 1,8 G, ossia, in soldoni, sentono di pesare il doppio del solito. Quando la traiettoria è all'apice e nella prima fase di discesa, l'aereo si trova in caduta libera e all'interno della fusoliera si crea una situazione di assenza di peso che dura circa 20-30 secondi, durante i quali i passeggeri si ritrovano a fluttuare in aria come se fossero a bordo della ISS.

Tutto qui? Una manciata di secondi? Già, ma la sensazione pare sia incredibile, una sorta di estasi, e l'operazione di ascesa-discesa viene ripetuta in media 12-15 volte a volo; di solito si effettuano anche passaggi che simulano la gravità lunare e quella di Marte. In totale, il tempo trascorso a gravità zero si aggira sui 7-8 minuti.

Unica controindicazione: a molti turisti tutto questo su e giù, con accelerazioni intense e cadute nel vuoto, causa nausea e malessere, tanto che gli aerei che effettuano questo tipo di volo sono amichevolmente ribattezzati vomit comet.

Ora che vi state già immaginando a nuotare beati nell'aria, vi starete domandando: a chi posso rivolgermi per un'escursione a gravità zero? E soprattutto quanto costa? Ecco tre soluzioni.

Si tratta di un'agenzia aerospaziale non governativa italiana, che organizza periodicamente voli aperti a tutti (ma non ha un aereo suo, si appoggia ad altri organismi in America e in Russia, vedi sotto). Per 6900 € ti danno un pacchetto super, con tanto di addestramento specifico, allenamento aerospaziale subacqueo nella sede in Costa Smeralda, tuta, attrezzatura, eccetera. L'esperienza più completa disponibile per voli a gravità zero.

Il Boeing 727 modificato della società Zero G decolla da tre aeroporti americani, a Las Vegas, a Washington e a Cape Canaveral (non al Kennedy Space Center, a meno che non si prenoti l'intero aereo). Il volo costa 4950 $ più tasse a persona, comprensivi di tuta, gadget, festa di ritorno a terra, certificato, foto e video. Si organizzano inoltre matrimoni fluttuanti. Anche Stephen Hawking nel 2007 ha volato con Zero G.

Russia

Varie agenzie di viaggio offrono escursioni a gravità ridotta in Russia, a bordo dello Ilyushin 76 MDK, il più grande aeroplano per voli parabolici del mondo, che decolla dall'aeroporto Chkalovsky collegato allo Yuri Gagarin Cosmonaut Training Center. Per esempio, Country of Tourism offre un pacchetto da 4 notti con visite turistiche assortite e volo a 5200 €.

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Abbiamo provato il Google-pc. Ecco come è andata [test e foto] - Wired.it

Abbiamo provato il Google-pc. Ecco come è andata [test e foto]

Per la precisione è il Chrome Notebook Cr-48. Ma non si sa ancora se e quando arriverà in Italia né quando sarà prodotto. È un interessante viaggio nel mondo dei computer del futuro: iperconnessi, sincronizzati, veloci e con un'autonomia spaventosa

09 aprile 2011 di Maurizio Pesce

Alle prese con il Cr-48

Milano. C'è tutta la redazione dedicata a gadget e consumer electronics, qui: Stefano Priolo, Maurizio Pesce e Riccardo Meggiato alla scoperta del nuovo giocattolo targato Google. È un prototipo, il case è volutamente anonimo

 

  • Alle prese con il Cr-48

    Alle prese con il Cr-48

    Milano. C'è tutta la redazione dedicata a gadget e consumer electronics, qui: Stefano Priolo, Maurizio Pesce e Riccardo Meggiato alla scoperta del nuovo giocattolo targato Google. È un prototipo, il case è volutamente anonimo

  • Le prese usb dove sono?

    Le prese usb dove sono?

    Prima curiosità: quante e quali prese ci sono su questo notebook? Una usb sulla destra, con l'uscita per le cuffie e lo slot per la SD card

  • Magari dall'altra parte...

    Magari dall'altra parte...

    Sulla sinistra c'è solo la scart Vga per collegare il Chrome Notebook a un monitor esterno. La connettività fisica è tutta qui

  • Benvenuti nel Pilot program

    Benvenuti nel Pilot program

    Chrome OS è ancora in fase di sviluppo e verrà aggiornato costantemente. L'hardware invece resterà invariato per un bel po', ben sapendo che la parte più importante è il sistema operativo

  • Cr-48, conosciamoci

    Cr-48, conosciamoci

    Il tutorial iniziale prevede una decina di argomenti principali e molti dettagli. Si legge con piacere, si nota una certa goduria nelle intenzioni di chi l'ha scritto. La sensazione è contagiosa, questo notebook ci piace già

  • Veloce ad accendersi, veloce a spegnersi

    Veloce ad accendersi, veloce a spegnersi

    7 secondi da spento, 1 dallo stand-by. "Chrome Notebook si avvia piuttosto in fretta", si legge nel tutorial. "Potresti non aver più tempo per quel caffè a cui ti sei abituato in attesa che il tuo vecchio pc si accenda"

  • Si accede solo con un account Google, anche da ospiti

    Si accede solo con un account Google, anche da ospiti

    Non c'è bisogno di creare profili, ogni utente accede col proprio account di Google. Essendo tutto sincronizzato online, ognuno troverà l'interfaccia personalizzata e i propri file proprio come fosse il suo computer

  • Sempre connesso. Specialmente al primo accesso

    Sempre connesso. Specialmente al primo accesso

    Wi-fi o 3G (c'è uno slot per una sim, sotto la batteria): il Chrome Notebook deve essere connesso per funzionare. Almeno al primo avvio, senza Rete non si può fare proprio niente

  • Accendiamo l'hotspot dell'iPhone 4

    Accendiamo l'hotspot dell'iPhone 4

    Il modulo 3G è bloccato su Verizon, hackerarlo dopo 10 minuti non ci pareva carino. Optiamo per la connessione Wi-fi, con l'hotspot personale dell'iPhone 4 di Stefano

  • Sempre connesso, col Wi-fi o il 3G

    Sempre connesso, col Wi-fi o il 3G

    "Un computer senza Internet non è poi così utile", recita il tutorial. Il Chromebook si vanta fin da subito di essere un pc ottimizzato per il Web. Inserita la password, il caricamento delle proprie impostazioni è praticamente immediato

  • Alla scoperta di Chrome OS

    Alla scoperta di Chrome OS

    Non c'è desktop, non c'è icona Risorse del Computer. Può sembrare strano, ma non lo è così tanto: ormai il 90% delle volte che siamo al pc abbiamo un browser aperto, la necessità di un desktop, alla fine, non si sente

  • Il Web non è più solo Internet

    Il Web non è più solo Internet

    Con centinaia di applicazioni web puoi fare qualsiasi cosa. Per questo il Chrome Notebook ha il Web Store preinstallato: per navigare attraverso applicazioni, temi ed estensioni e scoprire in fretta cosa aggiungere al nuovo computer

  • Uno sguardo al Chrome Web Store

    Uno sguardo al Chrome Web Store

    Applicazioni, temi ed estensioni per personalizzare il browser sono divisi per categoria. Installare le app è veloce e intuitivo: cliccato sull'icona del programma scelto, in pochi secondi lo ritroviamo nell'homepage, pronto per essere usato

  • Cosa c'è nel Chrome Web Store?

    Cosa c'è nel Chrome Web Store?

    Chrome to Phone permette di scambiare dati tra notebook e telefono Android; con Picnik si possono modificare foto e condividerle via email o social network; Soundtrckr è una Internet radio con un catalogo di milioni di canzoni

  • A caccia dell'app giusta

    A caccia dell'app giusta

    Già adesso, con Chrome OS ancora in fase embrionale, nello Store ci sono 2300 applicazioni. Temi ed estensioni sono quelle del browser e ce ne sono 1800

  • Tutto sulla cloud, se cambi computer ritrovi file e impostazioni

    Tutto sulla cloud, se cambi computer ritrovi file e impostazioni

    Puoi perdere il computer, ma non i file. Allo stesso modo, se lasciassimo il computer a casa, potremmo accedere a tutti i nostri documenti, le app e le impostazioni tramite un altro Chrome Notebook

  • Con la cloud si stampa anche

    Con la cloud si stampa anche

    Si stampa in the cloud con le stampanti connesse alla Rete oppure tramite un secondo computer a cui la stampante è fisicamente collegata. Si possono anche stampare gli allegati dell'email senza nemmeno aprirli

  • Qualche tasto, qui, è nuovo

    Qualche tasto, qui, è nuovo

    Niente tasti funzione, rimpiazzati da comandi più frequenti: Avanti e Indietro, Ricarica (perché chiamarla ancora F5?), Schermo pieno (non più F11), Tab successiva, Aumento e Diminuzione luminosità, comandi del volume e accensione

  • La tastiera del cr-48 è un po' diversa

    La tastiera del cr-48 è un po' diversa

    La tastiera ricorda molto quella dei MacBook: tasti ben definiti, spaziati uno dall'altro. Le lettere sono minuscole, i simboli son sempre quelli

  • Un colpo al tasto

    Un colpo al tasto "cerca" e si apre una nuova tab

    Al posto del Caps Lock, una lente d'ingrandimento: un colpo e si apre una nuova tab di Chrome, dove scegliere un'app, digitare un sito o una chiave di ricerca nella url bar, che su Chrome, si sa, punta direttamente a Google

  • Touchpad di grandi dimensioni, comodo da scorrere

    Touchpad di grandi dimensioni, comodo da scorrere

    Se il cursore si muove troppo in fretta o troppo lentamente, si può regolare la velocità dalle impostazioni. Si può sempre usare un mouse, a filo o wireless con ricevitore usb

  • Clic con due dita per l'effetto tasto destro

    Clic con due dita per l'effetto tasto destro

    Il cursore si muove con un dito, con due si fa scrollare la pagina su e giù. Nelle impostazioni iniziali, il clic è fisico: un dito per il tasto sinistro, due dita per chiedere le opzioni del tasto destro. Dalle opzioni si può ripristinare il tap-to-click

  • I tasti rispondono molto bene

    I tasti rispondono molto bene

    Sotto le dita, i colpi sui tasti si avvertono distintamente, la risposta è immediata. Lo spazio tra un tasto e l'altro permette una facile scrittura anche senza tenere lo sguardo fisso sulla tastiera

  • Scratchpad: una finestrella per prendere appunti, sempre in primo piano

    Scratchpad: una finestrella per prendere appunti, sempre in primo piano

    Sincronizzato con i Google Docs, lo scratchpad è un piccolo blocco note che resta sempre in primo piano davanti a qualsiasi attività, per avere sempre a portata di mano un posto dove prendere appunti al volo

  • Entanglement, un gioco a caso tra quelli basati su web e precaricati in Chrome OS

    Entanglement, un gioco a caso tra quelli basati su web e precaricati in Chrome OS

    I giochi del Web Store sono pronti per essere giocati senza scaricare, installare o configurare: sono basati sul Web, dalle carte a FarmVille, Super Mario Bros. e Madden NFL Superstars

  • Non c'è un File Manager

    Non c'è un File Manager

    Tutto quello che viene scaricato è visualizzato subito nel Web. Se servisse, si può comunque accedere all'elenco cliccando sul popup che si apre durante il download. Una volta chiuso, si può richiamare schiacciando Ctrl+O

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Prezzo nd

Sistema Operativo: Chrome OS
Processore: Intel Atom 1660 MHz
Hard Disk: ssd da 16gb
RAM: 2gb
Peso: 1,6 kg
Schermo: 12", 1280x800
Marca: Google
Disponibilità: nd


 

 

Sette secondi o poco più: tanto serve a un Chrome Notebook completamente spento per accendersi ed essere pronto all'uso. Praticamente stiamo parlando del tempo di leggere queste due frasi e il computer qui a fianco ha già completato la procedura di avvio. Ma se il Cr-48 fosse stato in stand-by, non avremmo avuto neanche il tempo di spostare le mani da lì a qui: ci mette un secondo a passare dal riposo a essere sveglio.

Il Chrome Norebook è ancora un prototipo. Va detto subito, perché pecca di difetti di gioventù neanche troppo marcati, ma stiamo pur sempre testando una versione iniziale del computer che verrà. E che non è neanche detto che verrà in questa forma, dato che i primi modelli in commercio con Chrome OS saranno prodotti da Samsung e Acer. L'hardware potrebbe quindi cambiare parecchio. Facciamo comunque il punto, per capire che dispositivo potrebbe arrivare sul mercato.

Schermo da 12,1" con risoluzione massima 1280x800, webcam e microfono integrati.  Disco fisso a stato solido da 16gb. Sul fronte della connetività c'è poco da registrare: una sola usb e un ingresso per SD card, un'uscita per le cuffie e una Vga per un monitor esterno. Tutto qui. Soprattutto, tramite le porte non si possono scaricare documenti sul computer: servono solo per collegare un mouse o per il ripristino del sistema operativo. Dimenticate di passarci le foto: il sistema non le vede affatto, proprio come se scheda o chiavetta fossero vuote.

Leggero, silenzoso, si porta dietro con facilità e la velocità con cui torna operativo lo rende perfetto per l'uso in mobilità. Sali in metropolitana, si chiudono le porte e il browser è già aperto e pronto a navigare prima che riparta il treno. La batteria ha una durata notevolmente superiore alla media dei notebook: tra sessioni di lavoro e momenti di stand-by, tra una carica e l'altra l'abbiamo fatto andare anche per 8-9 ore.

Ad ogni modo, è quello che c'è dentro a rendere l'esperienza su questo computer completamente diversa dalle precedenti. Non serve impostare profili: si entra solo con un account di Google e a ognuno corrisponde un utente diverso, con le sue impostazioni e i suoi GDocs sincronizzati automaticamente. Non esiste un desktop: una volta avviato, il notebook propone direttamente l'homepage di Chrome. Può sembrare strano, ma in realtà la maggior parte delle volte che accediamo a un computer è per navigare: trovarsi direttamente su Chrome, quindi, non è poi così insolito.

Dalla prima schermata, possiamo scegliere le prime app precaricate o dirigerci direttamente al Web Store: per personalizzare il proprio notebook, sono già disponibili 1800 temi per il browser e 2300 applicazioni.

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