sabato 22 gennaio 2011

Viaggio nella mente di un attentatore [ricerca] - Wired.it

Viaggio nella mente di un attentatore

I servizi segreti Usa hanno studiato le 88 persone che hanno ucciso o cercato di uccidere un personaggio pubblico. Il risultato? Non sono così speciali o interessanti

21 gennaio 2011 di Douglas Fox traduzione di Chiara De Togni

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E, una volta scelte, passa settimane, a volte anche anni, a pianificare e preparare il proprio attacco.

Sirhan Sirhan
, l’uomo che uccise il senatore Robert Kennedy nel 1968, si allenò a sparare per mesi, e lo fece anche otto ore prima dell’omicidio. Nell’indagine che seguì, si scoprì nei filmati che nelle settimane precedenti l’omicidio Kennedy era stato avvicinato più volte dal suo assassino durante alcune passeggiate.

Tutto questo incide sul caso di Jared Loughner, il ragazzo ventiduenne accusato di aver sparato alla senatrice Gabrielle Giffords l’8 gennaio. “ Quello che abbiamo scoperto”, afferma Meloy , “è coerente con ciò che sappiamo sugli attentatori alle figure pubbliche.”

Pare che Loughner abbia conosciuto Giffords a una manifestazione nel 2007, in cui la donna non rispose a una domanda che lui le pose, fatto che lo deluse: “ Mi sentii umiliato ed ero talmente arrabbiato”, dice Meloy, “ che quello potrebbe essere stato l’inizio della rabbia” che alla fine ha reso la donna un bersaglio.

Oppure, se Loughner era guidato da un altro movente, come la notorietà, il suicidio o semplicemente attirare l’attenzione, allora incontrare la Giffords potrebbe avergli fatto notare un bersaglio accessibile, nello stesso modo in cui le presentatrici televisive, essendo volti noti, andando in onda la sera o avendo avuto esperienze in televisioni locali, sono spesso bersaglio di stalker.Una cosa è certa: nei mesi precedenti al suo attacco, Loughner era scivolato nel baratro di un lento declino. Alcuni scatti di violenza a lezione portarono a dei colloqui con il preside, che lo condussero infine all’espulsione  dal college. Il 30 novembre comprò una pistola.

Questi crolli psicologici sono comuni negli anni che precedono un attacco. Quasi metà degli aggressori catalogati nello studio dei Servizi Segreti aveva perso il lavoro o una persona cara, oppure aveva divorziato o aveva problemi di salute. Questo tracollo li aveva portati a credere che l’impensabile potesse invece essere realizzabile. Il futuro aggressore iniziava a concentrarsi su una cosa sola, su una singola ossessione, portandolo a mettere da parte altre opportunità.

Fein
afferma: “ Prima di sprofondare, queste persone hanno voluto testare se la violenza era un modo accettabile di risolvere i problemi.”

Un altro caso, presente in quello studio, è costituito da un uomo di nome H.J, che, durante gli anni Ottanta, con l’amministrazione Reagan e Bush senior, era tormentato da voci che pensava provenissero da satelliti illegali del governo. Passò numerosi anni a comprare armi e a minacciare quelle voci, sperano che le intimidazioni bastassero. A volte quelle voci diventavano così intollerabili che H.J. iniziò a guidare fino a Washington con l’intenzione di uccidere qualcuno. Ma ogni volta che ci provava, le voci svanivano, spingendolo ad abbandonare le intenzioni omicide che non sembravano più necessarie.Quest’esitazione a provocare un bagno di sangue non è unica.

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