Post n°141 pubblicato il 13 Marzo 2011 da BROWSERIKITALIAN VALLEY NEWS Moriconi, Enea: "I robot non devono imitare l'essere umano"
Duelli tra automi e riflessioni sul futuro. Ecco l'edizione 2011 di Romecup. Con una domanda: dove sta andando la ricerca italiana? 12 marzo 2011 di Silvio Gulizia Lampreta Pesce Robot, Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa ‹ › Si apre lunedì il Romecup 2011, Premio Internazionale di Robotica, che spazierà dalla robotica educativa a quella di servizio.
Per tre giorni si svolgeranno gare fra robot in quattro competizioni: calcio, salvataggio, danza ed esplorazione. Mercoledì sarà firmato un accordo inter-istituzionale per una strategia nazionale di lungo termine per la robotica educativa e si svolgerà una tavola rotonda su La robotica tra presente e futuro.
Per approfondire il tema abbiamo fatto qualche domanda a Claudio Moriconi, responsabile del Laboratorio Robotica dell'Unità tecnica energia e industria dell’ Enea, partner della manifestazione. Quale direzione ha preso la robotica italiana? "Come quella mondiale, laboratori italiani, che sono fra i migliori, stanno lavorando su applicazioni sempre più in campo assistenziale. Non più solo piccoli robot che fanno pulizie di casa.
Nei prossimi tre anni vedremo robot, oggi usati in servizi industriali, abbandonare i cantieri e iniziare a usare una propria intelligenza". Tipo la macchina di Google che si guida da sola? "Per quella ci vorrà poco di più, ma sì, la direzione è quella. Nel giro di cinque anni avremo elettrodomestici intelligenti e robot per l’aiuto degli anziani, specializzati in assistenza e nei lavori di tutti i giorni, come mettere in ordine la cucina".
Questi nuovi robot avranno sembianze umane? "Si va in effetti verso il robot maggiordomo, ma sono soprattutto i giapponesi a puntare sull’umanoide. Questa però è una strada impervia, perché per imitare l’uomo servono strutture complesse e costose". Qual’è lo stato di salute della nostra robotica? "Eccellente direi, soprattutto dal punto di vista della ricerca. Manca però un supporto per coprire il gap fra ricerca e applicazione sul mercato". Negli anni ’80 sorridevamo al pensiero dei super robot giapponesi che salvavano il mondo dagli alieni. Ci siamo sbagliati?
"L’immaginario giapponese era solo un immaginario: trasportavano sui robot la loro aspirazione ad avere un grande aiutante, un semidio di stampo greco. È una mitologia e non bisogna pensare a quello per il futuro della robotica. Andiamo però verso robot non più programmati, ma che imparano seguendo l’uomo e dai propri errori". Tecnologia semantica e robotica si sposeranno presto?
"In un certo senso sono già la stessa cosa: un robot è incrocio fra una macchina che fa un lavoro e un computer. La semantica è fortemente utile per aiutare il robot a relazionarsi con l’uomo".
Penso a film come Io, robot e Blade Runner. Quanto sono distanti dalla realtà?
"Tanto tanto tanto. Un po’ per assurdo, più che l’intelligenza, quello che distanzia l’uomo dalla macchina sono le sue funzionalità. Costruire una macchina in grado di replicare i movimenti dell’uomo richiede strumenti che non esistono e anche riprodurre l’uomo usando motori elettrici, che è oggi l’unica via, richiederebbe un quantitativo di energia esagerato. Per assurdo, la parte di intelligenza e sensorialità è invece molto più avanti. Le macchine possono sentire attraverso l’infrarosso o l’ultravioletto, captare odori e sapori, hanno una gamma sensoriale che va molto al di là delle capacità dell’uomo. In ultima analisi però la capacità di gestire informazioni e la mobilità dell’uomo sono ancora decisamente superiori".
Insomma, l’uomo è il miglior robot?
"È la natura che ha prodotto le migliori macchine, e l’uomo è una di queste".
href="http://posterous.com"> da site_name (())
Nessun commento:
Posta un commento