domenica 16 ottobre 2011

Generazione Millennials

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Corriere della Sera

Generazione Millennials

Nati negli Anni Ottanta, sono i più numerosi dai tempi del baby boom. I ragazzi «fluidi» che vivono di tecnologia

C' è una nuova, imponente generazione, ormai diventata abbastanza adulta per iniziare a rivendicare un posto nella società. E lo sta facendo. In tutto il mondo. I Millennials sono i giovani nati negli anni ' 80, i primi cresciuti in un ambiente digitale. Sono la generazione più numerosa dopo i baby boomers , tre volte più grande rispetto alla precedente, la Generazione X. Ottanta milioni di individui diventati adolescenti respirando l' atmosfera digitale, i Millennials (conosciuti anche come Net Generation o Echo boomers) sono la prima generazione globale, con valori, abitudini e modi di pensare sorprendentemente convergenti. Conoscerli significa conoscere il nostro futuro. Lo sa anche l' economista della Columbia University Jeffrey Sachs, che per primo ha identificato i protagonisti delle recenti proteste, gli «indignati» la cui voce sta gridando in tutto il pianeta, nei Millennials. E il professore crede anche che quando entreranno in politica, finalmente la riusciranno a cambiare, costruendo una società non basata sul consumismo ma sull' umanesimo responsabile. Ciò che li rende davvero diversi rispetto ai giovani del passato è l' essere sempre connessi, in relazione tra loro, istantaneamente aggiornati. Elementi non solo dal valore teorico, ma, anzi, che hanno un riflesso più reale che mai, che si traduce (come è ormai evidente) sul piano politico. Per capire meglio chi sono questi nuovi giovani dall' animo liberal, questi aspiranti riformatori che diventano rivoluzionari solo quando si scontrano con realtà troppo diverse da come s' aspettano, Mtv ha prodotto una ricerca su un campione di più di 6.500 ragazzi dai 12 ai 34 anni, in 15 Paesi quali Italia, Regno Unito, Francia, Germania, Polonia, Olanda, Svezia, Grecia, Portogallo, Spagna, Messico, Sud Corea, Sud Africa, Russia e Australia. E, sorprendentemente, sono emersi gli stessi valori e aspirazioni in tutto il mondo. Un tratto che ha colpito Antonio Campo Dall' Orto, vice presidente di Mtv International. «L' errore è continuare a categorizzare i giovani con gli stereotipi degli adulti che li immaginano così ma non li conoscono», premette per poi ammettere ciò che lo ha stupito: «C' è una riscoperta dei valori tradizionali, comune nel mondo. I ragazzi sono legati all' idea di famiglia pur appartenendo spesso nuclei non convenzionali. Se gli chiedi cosa vorrebbero rispondono: un buon lavoro, vivere bene e che i miei fossero fieri di me». Non è sempre stato così? «No, prima c' era una generazione orientata a soddisfare i propri bisogni in maniera immediata. Quella del sesso, droga e rock and roll . L' obiettivo era uscire di casa a 18 anni. Loro no, hanno come modello i genitori e nessuna fretta di andarsene. Ma sanno pensare in grande e mettono la collettività prima dei singoli. È nei loro cromosomi e fa ben sperare per il futuro». Giovani dai valori tradizionali ma tendenti alla «fluidità» nelle relazioni, a sentirsi cioè parte di gruppi differenti. Per i Millennials, la costruzione dell' identità è data dalla somma di ruoli diversi e personalità fittizie che internet e i social network garantiscono. Vivono la tecnologia come un codice di appartenenza e un' abitudine a cui non possono rinunciare: il 41% preferirebbe stare a casa piuttosto che andare in vacanza senza internet. Il 63% sarebbe stressato senza il web per un giorno: la rete è uno strumento indispensabile di espressione di sé. A riprova, un dato impressionante: un 12-24enne partecipa mediamente a 48 conversazioni digitali al giorno (336 alla settimana, 17.500 l' anno). Le stesse conversazioni che hanno anche veicolato i messaggi delle proteste. Come è stato per Wael Ghonim, attivista nato nel 1980 che attraverso il suo blog e Facebook ha fatto esplodere la rivoluzione egiziana. O Yoani Sanchez, la blogger cubana anti-castrista che nel suo «Generation Y» descrive l' isola come altrimenti sarebbe impossibile, lodata da Barack Obama e finita nella lista del Time tra le 100 persone più influenti del 2008. Giovani attenti a ciò che succede ma protagonisti di ribellioni diverse da quelle passato e forse tipiche dell' adolescenza. Spiega Dall' Orto: «Sono giovani riformatori, non rivoluzionari. Non vogliono bruciare le città e hanno obiettivi prima che ideali. Vogliono un posto nel mondo, lo scopo è cambiare le cose. Un tempo la ribellione era fine a se stessa. Ora tutti vogliono darsi da fare perché le cose cambino: il web diffonde e dà forma a queste intenzioni». Una generazione impaziente e curiosa, che si appaga attraverso l' utilizzo spesso contemporaneo di diverse tecnologie: il 70% crede siano un strumento indispensabile soprattutto per mostrare i propri contenuti agli altri. Dedicano sempre più tempo ai media (8 ore al giorno) e hanno tutto: il 94% ha un cellulare, il 72% un computer, il 64% una console per videogiochi. Il 58% dice di usare un social network ogni giorno e il 36% di chattare ogni giorno. Ma sono ragazzi che pur sentendosi degli outsider, non perdono l' aspirazione di fare grandi cose: il 66% si sente protagonista del proprio futuro. Ricercano felicità e successo, ma vogliono lavorare per ottenerlo: per 7 giovani su dieci le scorciatoie non sono ammesse. «Non sono ideologici ma post ideologici - conclude Dall' Orto -. Sono forti perché hanno obiettivi concreti. Vogliono un lavoro, non cose irrealizzabili. Chissà cosa riuscirà a fare questa generazione in India o in Cina. Negli Stati Uniti sono convinti che Obama sia stato eletto soprattutto grazie a loro. Chiedono solo un pezzo di futuro. Ma la domanda è: cosa faranno se non gli verrà dato? Perché una cosa è certa: questi nuovi giovani, anche davanti alle porte chiuse, non si fermano». RIPRODUZIONE RISERVATA * * * La parola Millennials Con il termine «Millennials» si intendono i ragazzi nati negli Anni Ottanta del secolo scorso, per i quali erano già stati coniati altri termini come Net Generation o Echo boomers. Sono la prima generazione globale con valori, abitudini e modi di pensare sorprendentemente convergenti. Ciò che li rende diversi da chi li ha preceduti è che sono sempre connessi, in relazione fra loro, istantaneamente aggiornati ' '

Maffioletti Chiara

Pagina 31
(15 ottobre 2011) - Corriere della Sera

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