venerdì 4 marzo 2011

Archivio Segreto Vaticano

PIANO NOBILE


PER VISUALIZZARE
IN DETTAGLIO GLI AFFRESCHI
UN CLICK SULLE IMMAGINI
DELLE RELATIVE SALE

 

 
 

PRIMA
SALA

 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 

 
 

SECONDA
SALA

 
 
 
   
   
 
 
   
 
TERZA
SALA
 
 
 
   
   
 

    Fin dai primi mesi del suo pontificato Paolo V Borghese, valendosi del consiglio del cardinale Bartolomeo Cesi e del giovane sacerdote al servizio di quest’ultimo, don Michele Lonigo da Este, concepì il progetto di istituire un archivio centrale della Santa Sede, il futuro Archivio Segreto Vaticano. Dopo aver attentamente studiato diverse soluzioni per individuare il luogo migliore dove poter concentrare il materiale documentario, la scelta cadde sulle tre sale, dette appunto «Paoline», adiacenti al Salone Sistino: in questi locali, già residenza dei cardinali bibliotecari, Paolo V fece trasferire registri di bolle e di brevi, libri di Camera, diverse collezioni di documenti fino al pontificato di Pio V compreso. Il trasporto, stando alla dettagliata relazione redatta da Michele Lonigo, nominato allora praefectus registrorum et bullarum Bibliotecae Vaticanae, ebbe probabilmente inizio nel 1610, per proseguire negli anni successivi e concludersi entro il dicembre 1614. Le tre Sale Paoline per l’occasione furono ripulite, pavimentate, decorate ed affrescate con scene raffiguranti atti di donazione compiuti da diversi sovrani europei alla S. Sede: gli affreschi che adornano le pareti della seconda e della terza sala sarebbero da ascrivere, secondo Herwarth Röttgen, a Marzio o Marco Ganassini (circa 1560 - ✝ dopo 1621). Negli affeschi delle volte si riconosce la mano dei fratelli olandesi Paul e Mathijs Bril, che circa un trentennio prima avevano decorato le pareti della Torre dei Venti. La documentazione fu riposta in armadi in pioppo collocati lungo le pareti e corredati delle armi gentilizie della famiglia Borghese (il drago alato e l’aquila coronata). Al centro di ciascuna sala furono collocati 20 piccoli armadi in tutto, 12 dei quali recavano impresso l’emblema della famiglia Pamphili (la colomba con un ramoscello di ulivo nel becco), a cui apparteneva Innocenzo X (Giovanni Battista Pamphili, 1644-1655); altri 2 armadi erano corredati dello stemma della casa Chigi (un monte a sei cime sormontato da una stella a otto punte), famiglia da cui proveniva Alessandro VII (Fabio Chigi, 1655-1667), a cui si deve la concessione del piano superiore del Palazzo per accogliere i carteggi diplomatici della S. Sede, formanti il nucleo più antico dell’archivio della Segreteria di Stato; altri 6 armadi, infine, furono adornati con l’immagine simbolica dello stemma gentilizio dei Pignatelli (tre pignatte), famiglia da cui proveniva Innocenzo XII (Antonio Pignatelli, 1691-1700).

   

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