Officina Italia. L’antibiennale di Renato Barilli
Nessuna polemica, ma una reazione nei fatti. “Officina Italia” si candida senza mezzi termini a essere l’anti-Padiglione Italia della Biennale. La risposta di Barilli alla “proposta di Sgarbi sgangherata e pleonastica”, come dichiarato al Corriere della Sera il 27 maggio. Inaugura domani, e noi siamo andati a vederla in anteprima.
La sfida parte dall’inaugurazione del 31 maggio, in piena collisione con la preview lagunare, che si snoderà tra le due sedi, l’ex-convento cinquecentesco del Baraccano nei pressi di Porta Santo Stefano a Bologna e l’ex cementificio di Gambettola, vivace cittadina dalle parti di Cesena.
La ricetta del critico bolognese, autore di innumerevoli saggi e manuali fondamentali, ma soprattutto padre dell’unica (almeno fino all’avvento del corso della Vettese allo IUAV) vera alternativa alla fucina milanese garuttina, il DAMS di Bologna, è semplice: indagare il tessuto giovanile attraverso uno staff di giovani curatori indipendenti, ossia Guido Bartorelli, Alessandra Borgoncelli, Paolo Granata, Silvia Grandi e Guido Molinari.Nel segno della continuità, il titolo dell’evento si pone come ideale revisione di Officina Italia 1997, e segue le edizioni precedenti dedicate a Europa 1999, America 2002, Asia 2004, e ingloba anche una Biennale giovani nata in seno al DAMS.
Nel concetto di ‘officina’, di tradizione storica nel nostro Paese fin dall’elaborazione longhiana dell’Officina Ferrara, si propone un’immagine dell’artista contemporaneo controcorrente rispetto all’idea prevalente che lo vede rinchiuso in un sostanziale individualismo e isolamento ovvero aperto invece al confronto e al dialogo.34 gli artisti coinvolti, una selezione che vede volti noti vicino ad altri quasi esordienti. Qualche nome? Ci sono Davide Bertocchi ed Elisabetta di Maggio, Anna Galtarossa e Paolo Gonzato, Alice Guareschi e Federico Maddalozzo, Giovanni Ozzola e Alberto Tadiello. Da segnalare anche la presenza degli “eroi” di Guido Bartorelli, artisti il cui lavoro ha suggerito al giovane critico, oggi docente all’Università di Padova, un’interpretazione della creatività giovanile dalla generazione MTV a quella di Youtube, riflessioni che hanno prodotto diverse mostre e scritti, che hanno connotato fortemente l’attività della galleria patavina Perugi e che sono stati raccolti in un volume di recente pubblicazione dal titolo, appunto, I miei eroi.
Unica assente della mostra è la videoarte, per non pestare i piedi all’imminente edizione di Videoart Yearbook organizzata dal Dipartimento arti visive dell’Alma Mater Studiorum e ormai tradizionale appuntamento deputato a documentare le migliori opere video.
Alfredo Sigolo
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