venerdì 8 aprile 2011

Facebook apre le porte dei suoi server a tutti - Wired.it

Facebook apre le porte dei suoi server a tutti

L’azienda di Palo Alto ha deciso di condividere tecnologie ed expertise sui propri centri di elaborazione dati, energeticamente efficienti e più economici. Ma nel mirino c’è sempre lo stesso obiettivo: Google

08 aprile 2011 di Caterina Visco

server facebook

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È probabilmente il centro di elaborazione dati più efficiente mai costruito. È quello di Prineville, Oregon, costruito da zero dagli ingegneri di Facebook. Non solo efficiente, ma anche senza segreti. Perché di questa meraviglia nuova di zecca, costata decine di milioni di dollari e sviluppata nel giro di due anni insieme ad altre grandi aziende del settore come Intel, Amd, Hp e Dell, Zuckeberg ha annunciato ieri di voler di condividere ogni più piccolo dettaglio, grazie all' Open Computer Project, un progetto di sharing di expertise, ma allo stesso tempo un’ennesima sfida a Google.

Ma andiamo con ordine. Come spiega Jonathan Heliger, vice presidente per le operazioni tecniche, in una nota sul social network, un paio di anni fa Fb si è accorta che crescendo a ritmi così vertiginosi avrebbe avuto bisogno di server molto più potenti e possibilmente più economici di quelli attualmente a disposizione. Così ha deciso di fare da sola e, dal momento che doveva costruirsi una nuova infrastruttura tutta per sé, ha cercatodi ottimizzare ogni aspetto, dall’architettura fino ai singoli hardware e software, in termini di costi, energia e impatto ambientale. Il risultato è un data center che usa il 38 per cento di energia in meno rispetto a quelli usati al momento da Facebook, e con una riduzione dei costi del 24 per cento. Prineville non solo ha raggiunto come indice dell’utilizzo di energia ( Pue) il valore di 1,07, decisamente più basso del   1,5 delle vecchie strutture esistenti, ma ha anche ridotto le perdite di distribuzione dell’energia: dall ’11-17 per cento al 2 per cento. Risultati tanto entusiasmanti da convincere Zuckeberg a costruire un secondo data center a Rutherford in North Carolina, con un investimento di 450 milioni di dollari.

La domanda, però, sorge spontanea: perché mettere tutto a disposizione del mondo intero? Fino a oggi, ogni minima informazione rispetto a server e data center è sempre stata più che riservata. Come ben spiega Jon Stokes su Ars Technica, persino Google, nonostante il professato amore per la cultura open, si è sempre tenuta ben stretta i dettagli relativi alle sue infrastrutture, parlandone solo quando oramai divenute obsolete e pronte a essere sostituite.

Ispirandoci al modello dei software open source abbiamo deciso di condividere le innovazioni presenti nei nostri data center con l’intera industria di settore”, spiega Heliger nella nota: “ Chiunque può avere accesso a ogni dettaglio, disponibile sul sito del progetto. Condividere queste tecnologie vuol dire fare in modo che la comunità compia ulteriori progressi che non ci sarebbero se tenessimo tutto segreto”.

Pur volendo credere alle buone intenzioni del social network più famoso del mondo, non si può certo pensare che sia tutto qui. Non si fa nulla per nulla, e Stokes offre un paio di considerazioni convincenti su cosa ci guadagna Facebook da tanta generosità.

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