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Sulle Physics LettersUn nuovo aspetto della fusione nucleare
La dettagliata comprensione del processo è cruciale per poter svilupare reattori a fusione che producano direttamente energia elettrica
La spiegazione comunemente accettata dei meccanismi con cui dalla collisione di due nuclei si origina la loro fusione con conseguente emissione di particelle alfa è imprecisa. A stabilirlo è una ricerca condotta da un gruppo di ricercatori americani che ne danno notizia sulle Physics Letters B.Il processo è da tempo attentamente studiato, soprattutto dai fisici dei plasmi, anche perché esso potrebbe consentire la produzione diretta di elettricità dalla fusione dei nuclei, facendo passare le particelle alfa energetiche prodotte attraverso una serie di bobine in cui viene così indotto un flusso di elettroni.
Il nuovo studio ha scoperto che questi tentativi avevano alla loro base un fraintendimento della fisica di base del processo.
"Ovviamente la dettagliata comprensione di tutto il processo è cruciale per poter svilupare un reattore di questo tipo", ha osservato Henry Weller, uno degli autori dello studio.
Weller e colleghi del Triangle Universities Nuclear Laboratory (TUNL) presso il campus della Duke University si aspettavano che la collisione di una particella di idrogeno con un atomo di boro 11 producesse una sola particella alfa ad alta energia, utile a produrre elettricità, e due particelle alfa a energia più bassa, bassa, inutilizzabili ai fini delle generazione elettrica.
Hanno invece scoperto che una collisione con un particolare angolo d'impatto determina la produzione di due particelle alfa ad alta energia e una a energia molto più bassa. L'esistenza di questa seconda particella energetica, osservano i ricercatori, significa che questo tipo di fusione potrebbe portare a sistemi in grado di generare molta più elettricità di quanto finora ritenuto.
L'inaspettata scoperta in realtà conferma una vecchia osservazione fatta ancor nel lontano 1936 dai fisici del Cavendish Laboratory a Cambridge, in Gran Bretagna, che avevano in effetti valutato che i risultati di alcuni loro esperimenti richiedevano la presenza di due particelle alfa energetiche. Questi risultati, dice Ahmed, "erano rimasti sepolti nella storia". (gg)
(06 aprile 2011)
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