mercoledì 4 maggio 2011

Facebook, 4 problemi da risolvere prima di andare in Cina - Wired.it

Facebook, 4 problemi da risolvere prima di andare in Cina

Se Zuckerberg inizierà a fare affari a Pechino, meglio che sappia bene a cosa va incontro. Ecco 4 argomenti su cui riflettere

03 maggio 2011 di Tiziana Moriconi

Fuga da MySpace: e se il prossimo fosse Facebook?

Il social network musicale è alla frutta, mentre qualche anno fa spopolava. E se il prossimo a scomparire fosse proprio la creazione di Mark Zuckerberg?

 

Steven Levy, grande conoscitore del mondo digitale, scrittore, nonché, dal 2008, giornalista per Wired Usa, ha appena pubblicato il suo ultimo libro. Si intitola In The Plex: How Google Thinks, Works And Shapes Our Lives e, come è facile capire, è un viaggio nella mente di Big G. Il suo ultimo articolo su Wired.com, però, parla di un altro gigante, Facebook, che, come Google tempo fa, sembra stia guardando alla Cina (dove è tuttora censurato).

Se così fosse – lo stesso Levy riferisce di rumor di qualche settimana fa (provenienti da fonti cinesi come Donews e ripresi anche da Insider, non confermati né smentiti ufficialmente) –, lo scrittore ha qualche consiglio per Zuckerberg e compagni. Ci sono infatti almeno 4 punti su cui i piani alti dell’azienda dovrebbe riflettere prima di imbarcarsi in questa impresa e creare una partnership con il motore di ricerca cinese Baidu.

In primis
c’è la questione della censura. “ Per fare affari in Cina – scrive Levy –, Google ha dovuto fare un orrendo compromesso: filtrare i risultati della ricerca su richiesta di un governo oppressivo”. Sembra scontato che anche a Fb verrà chiesto qualcosa di simile. Si dovrà evitare, in qualche modo, che le pagine contengano post, commenti, link, video o qualsiasi cosa sia ritenuto offensivo per le autorità cinesi. Si può immaginare che Fb accetti di rimuovere i contenuti non ammessi e che la censura monitori i feed degli amici, anche oltreconfine.

In fin dei conti, però, la richiesta potrebbe non sembrare così inaccettabile per Zuckerberg. Il punto dolente potrebbe invece riguardare la privacy. “ Un episodio tra i più deplorevoli della storia delle corporate di Internet riguarda la decisione di Yahoo! di rivelare al Govero cinese l’identità di un dissidente”, racconta Levy. L’utente in questione fu condannato a 10 anni di prigione e Yahoo! non fece esattamente una bella figura. Quale lezione potrà trarre Facebook da questa storia? Lo scrittore teme che tutte le informazioni degli utenti di Fb/Baidu salteranno nel database delle autorità con la stessa facilità con cui si può alzare una cornetta del telefono. Difficile anche prevedere quale sicurezza verrà garantita agli amici internazionali di utenti cinesi. Certo, l’alternativa, ovvero che il Facebook cinese venga isolato dal resto del mondo, non suona allettante.

Quando ho parlato con il Ceo di Baidu, Robin Li, mi ha detto che il loro problema non è politico, ma tecnico. In altre parole, Baidu vuole evitare la questione della libertà di espressione. Facebook si trova a proprio agio in questa posizione?”, domanda lo scrittore.

Il punto è che l’unica posizione possibile non è affatto comoda. Facebook, sottolinea Levy, non aveva nei suoi piani quello di diventare un luogo di raduno per dissidenti, ma questo dipende unicamente dall’uso che gli utenti fanno del social network. Per esempio, si chiede ancora nell’articolo “ cosa succederebbe se gli attivisti cinesi cercassero di creare una pagina inneggiante alla rivoluzione e a Baidu/Facebook fosse chiesto di toglierla?”. 

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