I monumenti futuristici di Tito
Nei luoghi che ospitarono ospedali, rifugi e campi di concentramento della ex Iugoslavia, fece costruire gli spomenik, simboli della forza della sua Repubblica. Ecco come appaiono oggi, attraverso l’obiettivo di Jan Kempenaers
02 maggio 2011 di Tiziana MoriconiIl calice
Questo monumento sorge a Jasenovac, città che ospitò il campo di concentramento più grande dei Balcani
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Il calice
Questo monumento sorge a Jasenovac, città che ospitò il campo di concentramento più grande dei Balcani
La stella
Lo spomenik si trova a Kosmaj, in Serbia, a sud di Belgrado
Lamiere
Questa architettura si trova a Petrova Gora, la città al centro della Croazia che fu base dell’Armata popolare di liberazione della Iugoslavia durante la II Guerra Mondiale
L'occhio
È lo spomenik di Podgari��, in una zona della Croazia settentrionale, a est di Zagabria
Fratture
Uno spomenik particolarmente enigmatico. Si trova a Tjentište in Bosnia-Erzegovina
Prima di Calatrava
Questa opera, che sembra anticipare le opere dell’architetto contemporaneo Calatrava, si trova a Korenica, in Croazia
Stargate
Il monumento si erge a Kadinja��a, in Serbia
La base
Kruševo, nella repubblica macedone, ospita uno spomenik davvero futuristico
L'antenna
Questo monumento si trova a Kozara (Bosnia), città che fu luogo di un importante scontro dell’Armata popolare di liberazione della Iugoslavia durante la II Guerra Mondiale
Dalì
Questo spomenik ricorda lo stile del grande genio spagnolo. Si trova a Bisterza, in Slovenia
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(Credit per le foto: Jan Kempenaers)
Il fotografo belga Jan Kempenaers ha passato tre anni, tra il 2006 e il 2009, a girare per i Balcani con una mappa del 1975. Era alla ricerca degli Spomenik, i futuristici monumenti che il Presidente Tito aveva fatto costruire per tutta ex Iugoslavia per commemorare i caduti e i luoghi della Seconda Guerra Mondiale e dei campi di concentramento, come Jasenovac e Niš. E per ricordare a tutti la forza e la solidità della sua Repubblica Socialista Federale.Realizzate da diversi scultori e architetti tra gli anni Sessanta e Settanta, queste opere hanno attirato milioni di visitatori ogni anno per tutto il decennio che ha seguito la morte di Tito. Quando, nel 1991, la Jugoslavia cessò di esistere, anche gli Spomenik, suoi emblemi, vennero dimenticati.
Ora, nel libro reportage di Kempenaers ( Roma Publications), questi simboli del passato si mostrano in tutta la loro nostalgica bellezza. Appartengono a un periodo storico che sembra lontanissimo, e la distanza le svuota del loro significato originale: se guardate con gli occhi di chi non ha memoria, appaiono come interessanti ed enigmatiche forme d’arte.
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