L'arsenale segreto di Gheddafi
Cannoni, carri armati e mitragliatrici. Armi in gran parte russe, ma risalenti a diversi decenni fa. Con queste il rais vuole colpire tutti i paesi del Mediterraneo?
03 marzo 2011 di Tiziana Moriconiarmi libia
armi libia
Mentre le forze occidentali bombardano la Libia, Gheddafi promette di vendicarsi con attacchi in tutto il Mediterraneo. Qualche giorno fa Wired.it aveva pubblicato un articolo sull'arsonale segreto di Gheddafi lo riproponiamo.
“ Se andremo a Tripoli, ci sarà una grande guerra”.
A pronunciare queste parole è Salem Abdelhassid El Dressy, 41 anni, ragioniere e, ora, arruolato volontario tra i ribelli libici contro il regime del Colonnello. “ Spero di sbagliarmi, ma sono pronto a combattere. Tutti noi vogliamo andare a Tripoli per cacciare Gheddafi”. Così ha detto Salem a Mike Elkin, reporter inviato in Libia, che sta postando gli aggiornamenti da Bengasi sul blog Danger Room di Wired.com.
Al momento, a essere sotto il fuoco del dittatore è la città di Brega, a est. Ieri la popolazione aveva respinto un attacco aereo con l’artiglieria, ma questa mattina c’è stato un nuovo bombardamento che ha colpito un terminal petrolifero. Anche Agedabia è sotto assedio da parte delle forze filogovernative, costituite in gran parte da mercenari africani (circa 25mila soldati), pagati, a quanto pare, con i ricavati del petrolio.
A Bengasi, invece, ora è tregua. Una decina di giorni fa un milione di persone, praticamente disarmate, hanno allontanato dalla città i soldati del regime. Dalle parole di Elkin sembra che la metropoli sia in quella fase di calma che precede la tempesta. Le vie di quello che è stato uno dei più violenti teatri della rivolta sono percorse da ribelli che trasportano molte mitragliatrici, razzi e munizioni. Alcune vecchie di 30 anni.
Il reporter descrive i bunker in cemento dove venivano accatastate le armi che il leader libico aveva nascosto, per usarle contro la sua stessa gente. È probabile che ora quelle armi verranno usate a Tripoli. “ Abbiamo trovato ogni genere di cosa: dai proiettili ai razzi”, racconta a Elkin uno dei ribelli, mentre gli mostra un sistema di tunnel sotterranei e il centro militare Katiba da cui Gheddafi poteva governare il Paese, ora nelle loro mani. Prima, solo i fedelissimi e i mercenari potevano entrare. Quando il colonnello Mohammed Samir al-Abar ha sfondato il muro esterno della roccaforte, i soldati e i civili armati di pietre, bastoni e molotov sono potuti entrare. “ Il tormentato tiranno della Libia non si fidava dell’esercito regolare e quindi non ha mai dotato i soldati di armi”, racconta.
Dal 21 febbraio la città è stata passata al setaccio e la maggior parte delle armi è stata consegnata all’esercito degli insorti; molte sono state trovate sulle colline di Razma che circondano Bengasi, dove Gheddafi aveva costruito un’altra base. Quasi tutte risalgono agli anni ’70 e ’80: ognuna va pulita, rivista, riassemblata. Solo pochi colpi per prova, perché bisogna conservare le munizioni per quando serviranno. Per il 90 per cento sono russe, qualcuna è cinese, come un lanciarazzi 107 mm.
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