Rete idrica italiana: metà dell'acqua viene sprecata
La Puglia è la regione che ne disperde di più. Nella giornata mondiale dedicata all'acqua, due dossier fanno il punto sull’utilizzo dell’oro blu nel nostro paese. In vista del prossimo referendum
22 marzo 2011 di Tiziana Moriconiacqua Italia
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Pagina successivaQuasi la metà dell’ acqua potabile immessa nelle rete idrica nazionale va persa. Per la necessità di garantire la continuità di afflusso, ma anche per le cattive condizioni delle condutture, un'analisi che non è stata mai condotta in maniera sistematica dagli organi competenti. La quantità esatta di acqua potabile che viene sprecata in questo modo è il 47%, con punte che arrivano ad oltre l’ 80% ( 87% in Puglia, 85% in Sardegna): significa che su 100 litri immessi nella rete, 80 si perdono lungo la strada.
I numeri si riferiscono al 2008 e sono contenuti nel rapporto Istat rilasciato in occasione della Giornata mondiale dell’acqua voluta dall’Onu e che si celebra il 22 marzo. L’istituto fa il punto - attraverso le sue statistiche e le sue indagini portate avanti negli ultimi anni - sull’uso delle acque urbane e sul ciclo idro-geologico.
“ Le nostre rilevazioni tengono conto della differenza tra la quantità di acqua immessa in rete dai comuni e quella effettivamente prelevata dalle utenze”, spiega a Wired.it Corrado Abbate dirigente di ricerca in statistica economica e metodologica dell'Istat: “ Non sappiamo, quindi, quanta acqua venga dispersa a causa di un cattivo stato delle condutture e quanta per le decisioni dei gestori sulla portata da garantire, per esempio durante le ore notturne o nella stagione secca”. Vero è, racconta ancora Abbate, che negli ultimi anni si è investito poco o nulla nel controllo e nel miglioramento della rete idrica, mentre si è fatto moltissimo sul fronte della depurazione, altra spina dolente (fino a poco tempo fa) del nostro paese. “ Ogni comune dovrebbe svolgere delle valutazioni dello stato delle proprie condutture”, conclude Abbate.
Di quanta acqua parliamo? Sempre secondo il rapporto, nelle reti di distribuzione vengono erogati circa 8,1 milioni di metri cubi l’anno, che equivalgono a 136 metri cubi per abitante (questo valore è stabile nell’ultimo decennio). Nella classifica delle Regioni che immettono in rete più acqua pro capite primeggiano la Valle d’Aosta e il Lazio (con 182 e 172 metri cubi rispettivamente).
Invece, la quantità di acqua potabile effettivamente prelevata (non solo per uso domestico) nel 2008 si aggirava sui 92,5 metri cubi per abitante, numero che fa segnare un + 1,2% rispetto agli ultimi 10 anni. La media Ue è di 85 metri cubi: ci superano in Gran Bretagna (110 metri cubi) e in Spagna (100 metri cubi), mentre la Germania è la più virtuosa, con un consumo di 57 metri cubi pro capite. Tornando in Italia, a consumarne di più è il Nord Ovest, che fa registrare 15 metri cubi in più pro capite sulla media nazionale. In Puglia – la regione con la maggior dispersione di acqua – vengono erogati appena 63,5 metri cubi per abitante, il valore più basso in assoluto.
Un dato positivo: un’analisi del consumo per uso domestico in 115 capoluoghi effettuata nel 2009 mostra una diminuzione dello 0,7% rispetto all’anno precedente.
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