Matematico e fondatore delle scienze cognitive - Assegnato dall'Accademia di Svezia al filosofo di Harvard Hilary Putnam
Mario De Caro Cronologia articolo20 marzo 2011
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Argomenti: Filosofia | Willard Van Quine | John Rawls | Michael Dummett | Saul Kripke | Thomas Nagel | Hilary Putnam | Harvard
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ChiudiQuesto articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2011 alle ore 08:24.
I filosofi possono vincere il Nobel solo se sono bravi anche a fare qualche altra cosa. Così qualcuno di loro lo ha vinto perché, oltre che con l'etica e la metafisica, se la cavava bene anche come letterato (Bergson, Russell e Sartre) o come economista (Amartya Sen). Ma per la filosofia in quanto tale, il Nobel non c'è. O meglio non c'era, perché dal 1993 l'Accademia reale svedese delle scienze – quella che attribuisce i Nobel per la fisica, la chimica e l'economia – è corsa ai ripari. Da allora, infatti, esiste il Rolf Schock Prize, che ogni tre anni viene attribuito a quanti hanno offerto contributi decisivi in filosofia e logica (altri ne vengono dati per la matematica, le arti visive e la musica).
Da quando esiste, il Nobel dei filosofi è stato vinto da Willard Van Quine, Michael Dummett, John Rawls, Saul Kripke e Thomas Nagel. Il premio del 2011, appena attribuito, è stato però quello più atteso. Lo ha infatti vinto Hilary Putnam, il geniale filosofo di Harvard che ha lasciato tracce indelebili nella storia della logica, in filosofia della scienza e della matematica, in metafisica, in filosofia della mente, in etica, in filosofia della religione e in filosofia del linguaggio, oltre ad aver dato un contributo decisivo alla nascita delle scienze cognitive, alla renaissance del pragmatismo e (tanto per gradire) anche al recupero di Aristotele.
Certo, quando aveva due anni Putnam se ne stava sulle ginocchia di Pirandello (che era amico del padre, grande traduttore); da studente era amico di Chomsky; da giovane conversava con Einstein, Gödel e Carnap; e a trent'anni era già nella storia della matematica, avendo contribuito alla soluzione di uno dei famosi "problemi di Hilbert". Queste sono cose che aiutano: non sorprenderà allora che Putnam sia divenuto poi uno dei maggiori filosofi contemporanei. Ma il 2 ottobre, alla consegna del Rolf Schock Prize, si può star certi che, com'è nel suo stile, Putnam non mostrerà alcuna supponenza. Proprio non ne ha bisogno.
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