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Come prepararsi ad un disastro nucleare Post n°144 pubblicato il 15 Marzo 2011 da BROWSERIK Tag: japan, nuclear La situazione alla centrale atomica giapponese si fa sempre più incandescente, mentre l’allarme nucleare cresce. Wired.it ha consultato un esperto dell’Istituto Superiore di Sanità per valutare i rischi sulla salute dei cittadini 14 marzo 2011 di Fabio Deotto La seconda ondata di panico nucleare, attorno alla situazione delle pericolanti centrali di Fukushima, è esplosa intorno alle 3 di stanotte (in Giappone erano le 11 di mattina) quando le agenzie hanno iniziato a battere la notizia che tutti speravano di non dover leggere: un secondo involucro esterno della centrale Fukushima I (il 3) era scoppiato, mettendo a nudo la gabbia di un altro reattore nucleare. L’evento è andato a scuotere un Giappone già duramente piegato dalle conseguenze del terremoto e dello tsunami di venerdì: Il conto dei morti e dei dispersi aumenta ogni minuto e sembra aver già superato quota 10mila; il governo ha annunciato che fino ad Aprile l’energia elettrica verrà razionata; centinaia di migliaia di persone sono state evacuate dalla prefettura di Fukushima dove, tra l’altro, si fatica a mantenere le barre di combustibile raffreddate (e alcune voci parlano di una fusione in atto nel reattore 2). Non bastasse, solo oggi in Giappone si sono registrati altri 38 terremoti. Ma se la situazione ora è preoccupante, ci vorranno mesi per valutare la proprozione dei rischi e della contaminazione. Attualmente, infatti, si sta utilizzando acqua di mare come soluzione alternativa per raffreddare i reattori, ma al contempo si rende necessario sfiatare il risultante vapore radioattivo in maniera controllata. Ecco, stando al New York Times operazioni di questo tipo potrebbero prolungarsi per mesi, o addirittura un anno. Si teme, insomma, una sorta di emergenza Bp in salsa nucleare. Intanto, mentre i tecnici si affannano a pompare acqua sulle barre di combustibile cercando di scongiurare la fusione del nocciolo, gli esperti del Japan's Research Laboratory for Nuclear Reactors continuano a dirsi fiduciosi: non c’è ragione di temere un disastro nucleare come quello di Chernobyl. Ma c’è chi, come Masashi Goto sostiene che i contaminanti radioattivi si stanno diffondendo e potrebbero raggiungere Tokyo. In attesa di capire come si risolverà la situazione a Fukushima, Wired.it ha contattato un esperto dell’Istituto Superiore di Sanità, Francesco Bochicchio, per valutare i rischi che simili fughe radioattive potrebbero comportare per la salute dei cittadini: “ La gestione dell’emergenza da parte dei colleghi giapponesi sembra per il momento molto buona. Perciò come cittadino del mondo mi sento abbastanza tranquillo”, esordisce Bochicchio: “ Attualmente bisogna evitare che la gestione sfugga dal controllo. Il rischio è che la produzione di calore aumenti fino al punto di fondere il nocciolo, come successe a Chernobyl. Ciò non è ancora del tutto escludibile, ma anche nel caso in cui si verificasse una fusione parziale delle barre di combustibile la cosa più importante, in termini di inquinamento radioattivo, è che l’involucro che contiene il nocciolo sia integro.” Chernobyl, insomma, per ora è uno spauracchio lontano e l’Italia, secondo Bochicchio, sarebbe fuori pericolo. Nella prefettura di Fukushima, tuttavia, vengono registrati livelli di radioattività preoccupanti. Nella giornata di sabato, tre pazienti di un ospedale vicino all’impianto di Fukushima sono risultati positivi ai controlli di contaminazione radioattiva, e altri 87 potrebbero essere a rischio. Nel frattempo, i livelli di radioattività rilevati nelle ultime ore sono tutt’altro che tranquillizzanti. Questa mattina, nelle zone a nord-ovest rispetto all’impianto, si è registrato un aumento nei livelli pari a 680 microSieverts per ora (il che significa 4 mesi di normale esposizione concentrati in 60 minuti). “ I radionuclidi rilasciati in queste fasi sono quelli gassosi e buona parte di questi ha una vita media abbastanza breve”, spiega Bochicchio: “ per esempio lo Iodio-131. Lo iodio si accumula nella tiroide secondo una quantità fissata. Per prevenire l’accumulo dello iodio radioattivo a livello della tiroide, solitamente si fornisce alla popolazione barrette di iodio non radioattivo, che se assunte nella dovuta quantità impediscono che la tiroide incorpori il contaminante radioattivo. Ma attenzione,sebbene le autorità abbiano annunciato di aver pianificato la distribuzione di pillole di ioduro di potassio, questo provvedimento è efficace solo se le pillole vengono assunte prima della contaminazione. Nelle ultime ore, poi, si è diffuso il timore che i contaminanti gassosi prodotti a Fukushima potessero essere trasportati in altre zone del Giappone per opera del vento. Per fortuna, il vento che in queste ore soffia da Fukushima verso Tokyo è debole, ed è quindi poco probabile che i contaminanti avranno una qualche ricaduta sulla capitale. Ma nel caso in cui la situazione dei tre reattori dovesse precipitare, i rischi sarebbero di tutt’altro calibro. Se dovesse verificarsi un altro evento esplosivo che interessa il nucleo, e pezzi fusi di barre di combustibile venissero sparati a grande altezza (come accadde a Chernobyl), si potrebbe verificare un rilascio di Cesio radioattivo che potrebbe arrivare anche a parecchi chilometri di distanza, a seconda della situazione di venti e precipitazioni. “ Il problema del Cesio è che ha un tempo di dimezzamento pari a 30 anni, e quindi non bastano poche settimane per vederne scomparire gli effetti, come nel caso dello Iodio, ma tantissimi anni. Inoltre, il Cesio può contaminare potenzialmente qualsiasi cellula, può dar luogo all’irradiamento del midollo e dare rischio di leucemia”, afferma Bochicchio, ma avverte: “ Di Cesio in genere ce n’è poco, e non è così volatile, quindi per mandarlo in giro ci vuole più di un semplice sbuffo.” Ma cosa possono fare le persone interessate dalla contaminazione per prevenirne i tragici epiloghi? “ Innanzitutto, cercare il più possibile di non esporsi a questi rilasci. Evitare di bere acqua che potrebbe essere stata esposta ai radionuclidi, ma soprattutto ”, conclude Bochicchio: “ Cercare di non uscire all’aria aperta, soprattutto in caso di pioggia”. In caso di contaminazione da parte di solidi o liquidi radioattivi (non è il caso del Giappone, per ora), è necessario invece minimizzare il contatto con l’elemento contaminante e quindi proteggere occhi, bocca e pelle dalle particelle radioattive. In caso di contaminazione da liquido esistono sistemi efficaci per lavar via il contaminante dalla pelle. In caso di contaminazione per inalazione, invece, i margini di decontaminazione sono molto più bassi. La prevenzione, in questo caso, è fondamentale e può essere utile, come è stato consigliato agli evacuati che più di tutti erano stati esposti alle radiazioni di Fukushima, coprirsi con asciugamani bagnati, bere acqua in bottiglia e, più di tutto, sigillarsi in casa. href="http://posterous.com"> da site_name (())
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