mercoledì 16 marzo 2011

CIBERNIX - Frustrazione ciibernetica

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FUKUSHIMA Post n°146 pubblicato il 16 Marzo 2011 da BROWSERIK Tag: centrale, Fukushima, Giappone, nucleare Anche questa mattina, l’Europa si è svegliata con una brutta notizia sul tavolo della colazione: anche il terzo reattore (il numero 2) della centrale di Fukushima è stato interessato da un’esplosione che ne ha esposto il contenitore esterno. Con la cadenza macabra delle tragedie, le brutte notizie si susseguono a ritmo snervante. E a poche ore dalla terza esplosione in quattro giorni, arriva anche la notizia di un incendio al serbatoio di stoccaggio di combustibile nucleare esausto del reattore 4. Un evento che, per alcuni, potrebbe essere ancora più drammatico delle esplosioni e delle barre di combustibile esposte, dal momento che il risultato di questo incendio è stato un rilascio di radioattività direttamente nell’atmosfera. Il governo di Naoto Kan, che fino a ieri aveva continuato a ribadire che l’incorrere di un grande disastro nucleare era improbabile, ora si limita a invitare la gente a chiudersi in casa e a completare l’evacuazione di tutti gli abitanti entro un raggio di 30km dal luogo delle esplosioni. E nel frattempo, alcuni organi di stampa locali comunicano che le radiazioni sono arrivate a 100 km dalla capitale. Ma se allarmarsi è lecito, non lo è generare falsi allarmismi. Per capire la reale portata e i possibili sviluppi di questo incidente, è importante avere chiaro come funziona un reattore a fissione e quali sono i rischi a cui è esposto. Come funziona un reattore a fissione Quelli della centrale di Fukushima sono reattori nucleari ad acqua bollente. Il core, o nocciolo, di questo reattore è costituito da barre in lega di zirconio che fungono da supporto per il combustibile vero e proprio: l’ ossido di uranio. Queste barre di combustibile, migliaia, sono contenute in un’apposita camera pressurizzata ( vessel) all’interno della quale avviene la reazione di fissione: gli atomi di uranio vengono bombardati da un flusso di neutroni che, rompendoli, genera ulteriori neutroni dando luogo a una reazione a catena capace di generare quantità di energia enormi. L’acqua, nel reattore, ha due funzioni: quella di refrigerante e quella di moderatore. L’acqua rallenta per urto i neutroni, che in questo modo diventano molto più efficienti ai fini della fissione. L’acqua riscaldata viene poi utilizzata in forma gassosa per generare energia elettrica tramite turbine. Come si danneggia un reattore come quello di Fukushima Cosa è successo in sostanza a Fukushima? Ne abbiamo parlato con Davide Giusti, ingegnere nucleare dell’Enea: “ A Fukushima è successo che, in seguito al terremoto, i reattori sono stati spenti, come la procedura di sicurezza impone. Tuttavia, un reattore nucleare, inizialmente continua ad erogare, per decadimento radioattivo, una potenza ragguardevole stimabile intorno a qualche punto percentuale, circa 30 MW termici, l’equivalente di 30mila stufette di casa. Attualmente, la parte alta del vessel, tra il 40 e il 50%, non è più lambita dall’acqua. Si tratta di una zona che scalda poco rispetto alla parte centrale, ma lì l’asportazione della potenza è molto bassa. Di conseguenza, in questo momento è la parte più esposta per possibili fusioni. ” Cosa si intende per fusione del nocciolo Lo spettro della fusione del nocciolo si aggira per i media fin dalla mattina del terremoto, andando a richiamare ricordi confusi dei grandi disastri nucleari del passato. Ma cosa si intende per fusione del nocciolo? “ Pare che vi siano delle fusioni delle barre di zirconio (sono necessari oltre i 1.000 gradi), ma non è chiaro se ci sono fusioni del combustibile di uranio (per il quale ci vorrebbero quasi 3.000 gradi)”, spiega Giusti: “ Se fondesse il combustibile ciò porterebbe alla caduta di pezzi di combustibile nel contenitore primario a temperatura molto alta. Ma questo non pregiudicherà l’integrità del vessel, perché i vessel ora sono refrigerati sia dall’interno che dall’esterno con acqua di mare. Anche se il combustibile fondesse, colerebbe abbassando la sua temperatura nell’acqua di mare. Certo parte dei prodotti di fissione si libererebbero nell’acqua, ma a parte l’acqua che ne esce tutto rimarrebbe confinato lì. Questa è l’ipotesi più probabile”. L’ipotesi meno probabile invece è che il contenitore di pressione, la prima barriera tra il nocciolo e l’esterno, si crepi. Se ciò accadesse: bisogna considerare che il contenitore esterno è integro in tutti i reattori, tranne forse nel reattore 2. La portata del disastro nucleare giapponese Prima di urlare all’apocalisse nucleare, quindi, bisognerebbe conoscere tutte le misure di protezione che sono ancora attive a Fukushima. Nel frattempo, se proprio vogliamo paragonare questo disastro agli altri incidenti nucleari che hanno costellato la storia degli ultimi anni, torna utile la scala Ines, con la quale è possibile classificare i vari incidenti a seconda di come e quanto hanno inciso sulla salute della popolazione e sull’ambiente. Negli scorsi giorni, in seguito alla prima esplosione, gli esperti non avevano dubbi a far ricadere Fukushima entro i parametri del livello 4. L’incidente infatti sembrava destinato ad avere conseguenze solamente locali, e si sperava di poterlo contenere in modo da non incidere su zone diverse da quella interessata dal rilascio di vapori radioattivi. Ora però, con i rischi di fusione del nocciolo, con l’incendio al serbatoio del reattore 4, alcuni si preparano a promuovere il disastro al 5 livello, a pari merito con Three Mile Island, nel 1979, quando i danni al reattore portarono a un significativo rilascio di materiale radioattivo nell’atmosfera. È possibile un’altra Chernobyl? Qual è dunque il peggiore scenario possibile, un’altra Chernobyl? Cosa succederà se il nocciolo fonde e la situazione precipita? E Fukushima trasformerà in una nuova Pripyat? Allo stato attuale è improbabile. DAILY WIRED NEWS SCIENZA Cosa dobbiamo temere a Fukushima In tutto il mondo si parla di apocalisse nucleare, nuova Chernobyl e fusioni del nocciolo. Solo allarmismo? Wired.it fa il punto con Davide Giusti dell’Enea 15 marzo 2011 di Fabio Deotto “ Bisogna vedere cosa si intende con un’altra Chernobyl”, spiega cauto Giusti: “ Il reattore è molto diverso, ha barriere di contenimento che Chernobyl non aveva, per esempio il vessel in pressione. A Chernobyl si è fusa una frazione ragguardevole del nocciolo, e non solo, ha bruciato per una settimana a causa di un incendio di grafite, il vero problema è che non c’era niente che lo contenesse. Qui abbiamo due barriere di contenimento che sono ancora integre. Se invece parliamo di un rilascio di radionuclidi nell’atmosfera, sì, è possibile. A Three Mile Island, ci sono state conseguenze sanitarie praticamente nulle, ed era un reattore simile a questo.” Nel frattempo, però, molti organi di stampa annunciano la possibilità che un’esplosione porti al lancio di detriti di combustibili nella stratosfera che, con condizioni metereologi che particolari, potrebbero diffondersi in luoghi anche molto lontani dalla prefettura di Fukushima. Giusti bolla come risibile questa possibilità: “ Quel che deve essere chiaro è che in un reattore nucleare non ci può essere un’esplosione nucleare, come quelle delle bombe atomiche: è impossibile. L’esplosione che è avvenuta è scaturita dalla scissione di idrogeno nell’acqua, che ha portato all’esplosione del tappo dell’involucro esterno. Ma, è bene saperlo, si trattava di un evento ampiamente previsto a progetto per evitare il danneggiamento del contenitore esterno in pressione.”

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