venerdì 18 marzo 2011

CIBERNIX - Frustrazione ciibernetica

Attività cerebrale durante il risveglio

Post n°149 pubblicato il 18 Marzo 2011 da BROWSERIK

Forse non lo sapete ma ogni mattina, dal momento in cui iniziate ad aprire gli occhi e cercate a tastoni di spegnere la sveglia, a quando acquisite la piena lucidità siete in una fase definita inerzia del sonno.

In pratica, ogni volta che ci svegliamo il cervello ha bisogno di un po' di tempo per mettersi in moto e, come nella sua fase speculare, cioè l'addormentamento non si tratta di un processo lineare. Alcune parti del cervello si riavviano prima delle altre e gli studi sul sonno ci permettono di conoscere i dettagli di questo processo. Sull'argomento questo mese è uscito sulla rivista Neuroscience uno studio condotto presso il Laboratorio di psicofisiologia del sonno, dipartimento di psicologia dell’università Sapienza di Roma. 18 volontari adulti, 6 femmine e 12 maschi sono stati monitorati con un elettroencefalogramma (Eeg) per due notti consecutive nelle fasi dell’addormentamento e del risveglio. Wired.it ha chiesto a Luigi de Gennaro, tra gli autori dello studio, di commentare la ricerca e i suoi risultati.

Cosa ci dice la ricerca pubblicata su Neuroscience?

"Abbiamo chiarito cosa accade nel cervello sia durante il risveglio sia durante l’addormentamento. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il nostro cervello non si addormenta e si risveglia contemporaneamente in ogni sua parte. In particolare c’è asincronia tra le aree frontali e prefrontali e quelle posteriori: le prime si addormentano e si destano più velocemente rispetto alle seconde. Si deve quindi alla lentezza relativa delle aree posteriori a risvegliarsi tutta la serie di deficit di reattività e attenzione che sperimentiamo nei primi minuti successivi al risveglio. Gli Eeg infatti indicano che al risveglio le onde delta, cioè quelle tipiche del sonno non Rem, interessano maggiormente le aree corticali posteriori rispetto a quelle anteriori, cioè nei primi minuti di veglia una parte del nostro cervello ha un’attività elettrofisiologica analoga a quella che si sperimenta nel sonno".

Per quale motivo si studia l'inerzia del sonno?

"L'addormentamento e il risveglio sono due processi complementari e meccanismi neurali sono ben lontani dall'essere stati identificati. Come sappiamo il cervello non si comporta omogeneamente e questa vale nel sonno tanto quanto nella veglia. Questi studi ci permettono di vedere come le varie aree cerebrali si comportano".

Come possiamo applicare queste nuove conoscenze?

"Ricerca di base a parte, in alcuni contesti diventa rilevante raggiungere al risveglio la piena efficienza prestazionale nel più breve tempo possibile. Mi riferisco, per esempio, al personale di pronto soccorso, ai vigili del fuoco, forze dell’ordine e in generale a tutte quelle situazioni in cui l’errore umano ha gravi ricadute in termini sociali. Un esempio di drammatica attualità è quello che accadde alla centrale nucleare di Chernobyl.

Ci sono studi che hanno dimostrato come la serie di errori che portarono al disastro nucleare del 1987 furono strettamente correlati a inadeguati ritmi di sonno-veglia che influirono negativamente sull’efficienza prestazionale degli operatori. Comprendere i meccanismi delle transizioni tra il sonno e la veglia (e viceversa) assume quindi un'importanza particolare nell'ottica di sviluppare adeguate dello sviluppo di adeguate contromisure".

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