giovedì 28 aprile 2011

Come fare beneficienza e guadagnare un sacco di soldi - Wired.it

Come fare beneficienza e guadagnare un sacco di soldi

Un milione di filtri per purificare l'acqua regalati alla popolazione del Kenya. Ma che frutteranno centinaia di milioni di dollari all'azienda che li produce. In che modo? Il segreto è tutto nell'anidride carbonica

27 aprile 2011 di Caterina Visco

acqua africa

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Risolvere i grandi problemi mondiali e farci i soldi. È la filosofia di vita della Vatsergaard Frandesen, azienda svizzera che produce zanzariere e filtri per l’acqua per i Paesi colpiti dalla malaria o dalle malattie neglette riconducibili alla cattiva qualità del prezioso liquido. Il nuovo obiettivo dell’azienda ora è riuscire a ridurre le emissioni di anidride carbonica in Kenya in modo da poter vendere i “ carbon credit” africani alle grandi industrie occidentali e asiatiche. Come? Distribuendo gratuitamente, nel corso delle prossime cinque settimane, all’incirca  970.000 filtri per l’acqua LifeStraw a praticamente tutte le famiglie delle province occidentali della nazione, quasi il 90% della popolazione keniota. Filtri che comprati al dettaglio costerebbero 25 dollari ognuno.

La campagna, che si chiama Carbon for Water, permetterà a circa quattro milioni di persone di bere acqua potabile senza aver bisogno di bollirla, azione che genera un’enorme ammontare di emissioni di CO2. Impedendo questo “volume” di inquinamento atmosferico, la Vatsergaard Frandesen guadagnerà carbon credit da rivendere sul mercato delle emissioni alle compagnie che inquinano più di quanto consentito nel proprio paese.

Mikkel Vatsergaard Frandesen, Ceo e cofondatore dell’azienda che ha investito nell’iniziativa 30 milioni di dollari, tirati fuori direttamente dalle sue tasche, stima che la campagna (che durerà 10 anni) impedirà l’emissione nel paese africano di circa due milioni di tonnellate di anidride carbonica ogni annuo, pari ad altrettanti crediti. Ognuno dei quali frutterà tra 6 e 12 dollari. “ Poiché il progetto ha base in Kenya, infatti, ha un forte valore umanitario e di tutela della salute quindi i crediti possono essere venduti a un prezzo maggiorato”, spiega l’imprenditore. Facendo un paio di conti, risulta evidente che i 30 milioni di dollari di investimento iniziale saranno ben presto recuperati: due milioni di crediti l’anno per dieci anni sono venti milioni di crediti che moltiplicati per minimo 6, massimo 12 dollari, risultano in un guadagno che oscilla tra i 120 milioni e i 240 milioni di dollari.

Ovviamente la campagna non risolverà completamente il problema dell’acqua in Kenya. Per esempio, per quanto liberi donne e bambini dal compito della bollitura, aumentando anche il tempo da dedicare ad altro come la scuola, non evita loro di dover recarsi ai pozzi, spesso lontani anche diversi chilometri. Inoltre, quello del mercato delle emissioni è un terreno molto controverso, per il quale non ci sono piani oltre il 2012, anno in cui scade il protocollo di Kyoto. Tuttavia, conclude Vatsergaard Frandesen, quello proposto resta un modello in grado di generare profitti e di fornire filtri per l’acqua gratuita a una popolazione disagiata.

(Credit per la foto : Karen Kasmauski/Corbis)

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