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via daily.wired.it
DAILY WIRED NEWS INTERNET Facebook guiderà il commercio sul Web? La risposta sembra essere no: le raccomandazioni degli amici non tirano su le vendite. Almeno così dice un rapporto della Forrester Research 25 aprile 2011 di Federico Guerrini Negli ultimi anni, trainata principalmente dall’enorme crescita di Facebook, si è assistito a una rincorsa a chi esaltava maggiormente i social media non soltanto come contenitori di relazioni, ma anche come volano per aumentare le vendite di piccoli e grandi brand. Passata la sbornia, agli entusiasmi iniziali si sta sostituendo un atteggiamento più ponderato sulla scorta anche di rapporti come quello appena pubblicato da Forrester Research, dal titolo “ Will Facebook ever drive e-commerce?”. La ricerca fa il punto sulla sproporzione fra gli sforzi impiegati da aziende e esperti di marketing per promuovere il loro marchio sui social network e i risultati finora ottenuti, per concludere che “ senza alcun successo misurabile da parte di grandi aziende nei prossimi dodici mesi, l’affermazione che il meglio di Facebook deve ancora venire, rischia di assomigliare alla credulità di chi pensa che il mondo finirà il prossimo anno”. Il rapporto si basa sui dati raccolti in due anni di lavoro da Forrester per il sito Shop.org e su due dozzine di interviste di approfondimento a manager di società operanti nel ramo degli strumenti di vendita diretta attraverso Facebook (come Payvment e Alvenda) o che usano la rete sociale per generare traffico verso la propria piattaforma esterna di e-commerce. Secondo gli interpellati, la presenza sui social network si colloca all’ ultimo posto in una classifica di dieci sistemi per accaparrarsi clienti, con un misero 7 % delle risposte. Ben lontana dai primi posti, dove si situano invece le vecchie tecniche di marketing, come ben i risultati di ricerca a pagamento sui motori di ricerca (90 %), i programmi di affiliazione (50 %) e il traffico organico (42 %). In aggiunta a ciò, secondo Forrester, le metriche ottenibili attraverso Facebook sarebbero molto meno efficienti di quelle garantite da altri servizi, come le email: il tasso di click-through (rapporto fra visualizzazioni e click) sarebbe dell’1 % e quello di conversione del 2 %, contro l’11 % e il 4 % rispettivamente, dei messaggi di posta elettronica. A rafforzare i dubbi dei social-scettici, ci sono anche alcuni casi recenti di insuccesso, non citati da Forrester, ma ben noti agli addetti ai lavori, come quello di Pepsi, che malgrado gli ingenti investimenti nel programma di social filantropia Refresh Project al terzo posto per vendite, dietro anche alla Diet Coke, e quella di Burger King, che ha fatto fuori la propria agenzia di comunicazione dopo che le campagne su Facebook e i video virali avevano sì generato un sacco di attenzione ma senza riflettersi sulle vendite, in calo per due anni di seguito. Naturalmente le cose non sono così monocromatiche e il rapporto dell’istituto di ricerca ha suscitato molte reazioni da parte di testate online e agenzie di comunicazione che continuano invece a sostenere che il futuro del marketing online passerà inevitabilmente attraverso le raccomandazioni degli amici. Il blog specializzato Inside Facebook, in un post intitolato “ Pagina successiva 1 2 href="http://posterous.com"> da site_name (())
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