Temi vitaUn embrione, tre genitori
0In Gran Bretagna, ricercatori e pazienti stanno combattendo fianco a fianco una battaglia per la vita. Chiedono al Governo di modificare la legge sulla fecondazione assistita, legalizzando quelle tecniche che permettono di impiantare nell’utero di una donna un embrione con il Dna proveniente da tre persone: i genitori, naturalmente, e un terzo donatore. Il motivo è chiaro: in questo modo si scongiurerebbe il pericolo di trasmettere ai figli alcune rare malattie genetiche, molte delle quali mortali.
“Non chiamatela fertilizzazione in vitro con tre genitori. Non abbiamo mai usato questa terminologia e nessuno dovrebbe farlo”. Le parole rilasciate al Guardian dal professor Robin Lovell-Badge, uno dei ricercatori incaricato dal Governo britannico di stendere un rapporto sulla sicurezza ed efficacia di questa tecnica di impianto, non lasciano spazio a interpretazioni fuorvianti. “Dal terzo donatore prendiamo solo piccolissime porzioni di Dna, che non influiscono in alcun modo sulle caratteristiche del figlio”. Ma allora a cosa servono? A garantire che le cellule del bambino abbiano mitocondri con un Dna sano.
I mitocondri sono organelli cellulari che producono energia. Hanno un codice genetico distinto da quello del nucleo, racchiuso in un piccolo Dna circolare. Il genoma mitocondriale viene ereditato solo per via materna, sono cioè le madri a trasmetterlo ai propri figli. Se ha qualche difetto, anche i figli lo ereditano, e a oggi si conoscono circa 50 malattie causate da alterazioni genetiche che interessano il Dna mitocondriale. Ed è proprio per prevenirle che gli scienziati inglesi stanno alzando la voce.
Lo hanno fatto con una lettera indirizzata al ministro della salute britannico Andrew Lansley. La lettera, firmata, tra gli altri, dal Wellcome Trust, dall’Academy of Medical Sciences, dal Medical Research Council e dalla Muscular Dystrophy Campaign, è stata scritta dopo la pubblicazione di un rapporto medico-scientifico che prova la sicurezza della tecnica di fecondazione a "tre genitori", commissionato dallo stesso Lansley. La nuova procedura, che ha ricevuto il via libera anche dalla Human Fertilisation and Embryology Authority, sino a oggi è stata sperimentata solo sugli animali o su cellule umane difettose, per cui saranno necessari nuovi esperimenti per provarne realmente efficacia e sicurezza.
In realtà, sono due le tecniche messe a punto dai ricercatori per impiantare embrioni a tre Dna. In entrambi i casi, si mescolano Dna materno e paterno con quello mitocondriale sano di una terza donatrice. La prima tecnica, consiste nel prendere il Dna del nucleo della cellula uovo della futura mamma e impiantarlo nella cellula uovo priva del nucleo di una donatrice. Questo uovo ibrido viene quindi fecondato dagli spermatozoi del papà. “Questa tecnica è stata già sperimentata su molti animali e sembra valida e sicura”, rassicura Lovell-Badge.
La seconda, consiste nel prendere Dna materno e paterno da una cellula uovo fecondata e impiantarli nella cellula uovo di una donatrice cui è stato precedentemente rimosso il nucleo. Questa tecnica è stata testata la prima volta sui topi negli anni ’80 con risultati positivi, mentre recentemente ricercatori dell’Institute of Genetic Medicine della Newcastle University l’hanno sperimentata su cellule uovo umane anormali. Quello che si vuole fare ora è provarla nelle scimmie e in cellule uovo umane sane.
Dal momento che non ci vorrà molto per programmare e concludere i nuovi esperimenti (si parla di un anno), ricercatori e pazienti si stanno portando avanti col lavoro. Per questo chiedono al Governo di ragionare per tempo su tutti gli aspetti etici e legali connessi. Così, una volta che le tecniche saranno messe a punto, non ci sarà alcun ostacolo alla loro immediata applicazione.
Via Wired.it
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