Post n°162 pubblicato il 27 Marzo 2011 da BROWSERIKCerchi “ automobili nuove” su Google. Prova a immaginare se i criteri dei risultati tenessero conto, per esempio, delle tue scelte nelle ricerche precedenti (magari a proposito di inquinamento, bilancio famigliare o colori), della posizione GPS del tuo smartphone che ti indica le concessionarie più vicine (con relativi check-in registrati su Foursquare), e dei commenti che hai lasciato su Facebook sotto la foto della macchina nuova di un tuo amico.
Sarebbe una semplice ricerca su Internet, oppure diventerebbe un’esperienza qualitativamente differente, più evoluta?
C’è chi pensa che la declinazione futura della Rete dovrà finire per assomigliare in qualche modo a un assistente personale, capace di conoscerci e assecondarci mentre cambiamo idea. Ecco il Web 3.0. Ma funzionerà ?
C’era una volta Internet.
Stava in un computer della biblioteca all’Università. Se avessi saputo che sarebbe diventato così importante, magari avrei scritto sul diario l’indirizzo del primo sito che visitai. Invece niente, chissà cos’era.
Si apriva un’epoca, ma non ce lo avevano ancora spiegato. Però ricordo bene un pomeriggio, intorno al ’95 o ‘96, in cui una mia compagna di corso mi mostrò come farsi un indirizzo e-mail gratis su Hotmail. Sembrò subito una cosa molto utile, tanto che cominciammo a controllare la posta addirittura quasi tutti i giorni.
Ok, va bene, ora non tireremo fuori anche la nostalgia dei modem a 56k, ma quando leggo titoli come The Internet is over mi domando quanto sia legittimo decidere di arrendersi e sentirsi finalmente “fuori tempo”.
L’inviato del Guardian al SXSW 2011 Oliver Burkeman, nel bel mezzo del festival di Austin, realizza che sono crollati gli ultimi confini tra la vita reale e la vita on-line. Diamo per scontato di trovare qualsiasi cosa con Google e vediamo i nostri amici su Skype, per non parlare del business, diventato sempre più un’accozzaglia di "design thinking" e "content strategy management". Noi, con i nostri laptop, Kindle, iPad, iPhone e cellulari “always-on”, viviamo con un perenne sottofondo tecnologico ormai inderogabile.
Da quella vecchia Rete statica, da leggere, al pervasivo mondo dei social network, passando per l’interattivo Web 2.0, la trasformazione è stata compiuta non senza sforzi: aggiornare blog, caricare video e foto, creare feed, aggregare feed, taggare, commentare, cinguettare su Twitter, correggere wiki e tutto il resto. Siamo sempre stati noi.
Quindi, quale sarà ora il prossimo passo?
Dal Texas suggeriscono che potrebbe anche essere senza di noi. Infatti, nonostante il Web 3.0 ancora non abbia una definizione ben chiara (ricordo tra parentesi che fino a qualche tempo fa doveva riguardare il Web semantico, ma ora pare meno in voga), al SXSW, durante un’intervista con Jason Calacanis
, Tim O’Reilly ha ribadito un’indicazione forte e netta: la prossima fase della Rete sarà guidata dai sensori intelligenti, dalle intelligenze automatiche, da tutti quei componenti che tramite noi e per noi, ma senza che noi ce ne dobbiamo troppo occupare, gestiscono una vasta serie di operazioni e aggiornamenti.
Dalle localizzazioni di Foursquare al nostro volto identificato biometricamente da Facebook, dalle tag RFID alle applicazioni che riconoscono quello che stiamo inquadrando nell’obiettivo e all’istante ci raccontano cos’è, ognuno di noi proietta una lunga ombra di informazioni incorporate, si lascia dietro una scia di dati per così dire spontanei.
Tutto ciò rappresenterebbe un inedito e nuovo capitolo nella storia del Web, il quale finirà per coincidere sempre più con il mondo stesso, così come lo conosciamo, che noi ne siamo consapevoli oppure no. Non è la prima volta che O’Reilly esprime queste posizioni, ma in qualche modo lo scenario del SXSW, così caratteristico, concentrato e iper-frenetico, è sembrato dare maggior forza all’imminenza delle sue parole, e da qui probabilmente il titolo ad effetto del Guardian.
Non vi saranno dunque più confini tra vita reale e vita on-line; bene, ora restano almeno due problemi: come riuscire a capitalizzare e rendere produttivi tutti questi dati in maniera sensata? E come fare in modo che le domande della prima trovino migliori risposte con la seconda?
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