C'è petrolio in Medio Oriente
103 anni fa nel cielo di Masjid Sulaiman in Iran si leva il primo getto d’oro nero. E la storia del mondo cambierà per sempre
26 maggio 2011 di Tiziana MoriconiE il cielo si macchiò di nero
Il pozzo di Masjid Sulaiman (Iran), il primo da cui è stato estratto il petrolio in Medio Oriente, nel 1908 (Hulton-Deutsch Collection/CORBIS)
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E il cielo si macchiò di nero
Il pozzo di Masjid Sulaiman (Iran), il primo da cui è stato estratto il petrolio in Medio Oriente, nel 1908 (Hulton-Deutsch Collection/CORBIS)
Il gentleman del petrolio
William Knox D'Arcy ottenne una concessione per 60 anni, per scavare all’interno di un'area di 1.300.000 chilometri quadrati in Persia. Era il 1901 (Getty Images)
Un pozzo nel deserto
Uno dei primi pozzi scavati in Persia nel 1909 dalla nuova Anglo-Persian Oil Co., fondata da D’Arcy e dalla Burmah Oil Company (Hulton-Deutsch Collection CORBIS)
I potenti mezzi dell’epoca
Un carro trasporta uno dei tubi per una conduttura della Anglo-Iranian Oil Company (Hulton Archive/Getty Images)
Nel deserto scorre il greggio
La messa in opera di una tubatura tra Masjid-i-Suleiman e Abadan in Persia (Iran) per la Anglo-Iranian Oil Company. La conduttura fu completata nel 1911 (Hulton Archive/Getty Images)
Masjid-i-Suleiman nel 1910
Qui fu trovato il primo petrolio del Medio Oriente. E la storia di queste terre cambiò per sempre (Photo by Hulton Archive/Getty Images)
Ancora niente
Uno dei primi pozzi costruiti da George Bernard Reynolds in Iraq. Era il 1904 e dovranno passare altri 4 anni prima che il greggio venga trovato (W. K. D'Arcy/Hulton Archive/Getty Images)
I figli del petrolio
Elizabeth Matthews, figlia di un ingegnere per la sicurezza della Anglo-Iranian Oil Co., in vacanza su una spiaggia dello Yemen nel 1955 (William Vanderson/Fox Photos/Getty Images)
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Pagina successivaPuzza di uova marce. L’odore più buono che George Bernard Reynolds avesse sentito negli ultimi sette anni. Perché era il solo profumo che per sette anni aveva sperato di sentire. Per lui, geologo, poteva voler dire solo una cosa: sotto il pozzo che stava fissando, c’era il petrolio. Era il 26 maggio 1908, il giorno in cui il Medio Oriente scoprì la sua prima miniera di oro nero.
Era l’ultima chance per Reynolds. “ Scava fino a 1.600 piedi e poi arrenditi”, diceva l’ultimo telegramma del suo committente, l’inglese William Knox D’Arcy, che sotto la sabbia persiana (oggi Iran) ci stava lasciando tutte le sue fortune.
L’avventura era cominciata nel 1901. In giro si cominciavano a vedere le prime automobili, anche se il boom che avrebbero avuto non era ancora neanche nei sogni di Henry Ford. In quelli di D’Arcy, però, c’erano i motori delle industrie e delle navi, che sempre più abbandonavano il carbone per il petrolio. Consigliato da geologi ed esperti, il gentleman imprenditore era riuscito ad ottenere dal re di Persia, Muzaffar al-Din Shah Qajar, una concessione per 60 anni, per scavare all’interno di un’area di 1.300.000 chilometri quadrati. D’Arcy non poggiò mai il suo piede in Persia, ma vi inviò il suo esploratore. Reynolds, per l’appunto.
Tre anni dopo, nel 1904, l’impresa stava già per fallire e ci volle l’intervento della Burmah Oil Company per salvarla, nell’illusione di un’imminente svolta. Dopo altri quattro anni di infruttuosi scavi, D’Arcy era sull’orlo della disperazione e con le finanze a terra.
Basta così. Si fa l’ultimo tentativo e si getta la spugna. Erano questi gli ordini. Reynolds non avrebbe mollato, ma in cuor suo malediceva quella spedizione. C’erano voluti 10 giorni di viaggio solo per raggiungere Shardin (in Khuzestan, Iran), otto mesi per cominciare a perforare il terreno e sei anni di inutili fatiche. Ora, dopo che piogge torrenziali avevano mandato all’aria quattro mesi di lavoro per raggiungere la località di Masjid Sulaiman e che la punta di una trivella era caduta nell’ultimo pozzo perforato, rubando più di una settimana di tempo, restava solo un punto dove scavare.
Fin da subito, però, in quel 26 maggio del 1908, il vento sembrava girare nella direzione giusta, e portava l’odore sulfureo dei soldi. Non appena la trivella raggiunse i 1.180 piedi (circa 355 metri), alle 4 della mattina, il cielo si macchiò improvvisamente di nero. Il telegramma che D’Arcy aspettava da sette anni arrivò cinque giorni dopo quel primo fiotto: “ Se questo è vero, tutti i nostri guai sono finiti. Non lo dirò a nessuno finché non avrò nuove conferme”.
Non solo arrivarono le nuove conferme, ma anche nuovi pozzi. Nel 1909, D'Arcy e la Burmah Oil Company si riorganizzarono nella Anglo-Persian Oil Co. Quella che nel 1935 fu ribattezzata Anglo-Iranian Oil Co., nel 1954 British Petroleum e infine, nel 2000, BP (ben nota alla cronaca dallo scorso anno per il disastro ambientale nel Golfo del Messico).
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