martedì 24 maggio 2011

Un gigante del mare per estrarre gas naturale [foto] - Wired.it

Un gigante del mare per estrarre gas naturale

Si chiama Prelude è sarà l’oggetto galleggiante più grande mai costruito. A realizzarlo la Shell, per sfruttare i giacimenti australiani

24 maggio 2011 di Caterina Visco

La nave

Ecco come sarà la nave-impianto. (Credtis: Royal Dutch Shell)

 

  • La nave Prelude

    La nave

    Ecco come sarà la nave-impianto. (Credtis: Royal Dutch Shell)

  • Nave Prelude

    Impatto frontale

    La ricostruzione virtuale di come sarà la Prelude vista da davanti. (Credtis:  Royal Dutch Shell)

  • Nave Prelude

    Lato B

    Il retro della nave (Credtis:  Royal Dutch Shell)

  • Paragone

    Paragone

    Le dimensioni della Prelude in confronto a quelle di altri giganti terrestri. (Credtis:  Royal Dutch Shell)

  • Nave Prelude

    Costruzione

    Per realizzare la Prelude saranno usate 260mila tonnellate di acciaio, circa cinque volte più di quello usato per il Sidney Harbour Bridge. (Credits: John Noble/CORBIS)

  • Le Petronas Tower di Kuala Lumpur

    Le Petronas Tower di Kuala Lumpur

    La Prelude le supera in lunghezza (Credits: GRAHAM TIM/CORBIS SYGMA)

L’ Australia e la Shell puntano tutto sul gas naturale, e lo fanno pensando decisamente in grande. È di venerdì scorso, infatti, la firma ufficiale della Royal Dutch Shell sulle carte del Prelude Flng Project: la realizzazione della Prelude, enorme nave-impianto di gas naturale liquido per lo sfruttamento dei ricchissimi fondali australiani, nonché più grande oggetto galleggiante mai costruito.

Questo vero gigante del mare sarà lungo 488 metri – più di quanto le Petronas Towers di Kuala Lampur siano alte, tanto per capirsi - largo 75 metri e peserà circa 600mila tonnellate (il peso di sei portaerei e di tre Oasis of the Seas, la più grande nave passeggeri del mondo ). La Prelude sarà costruita nel cantiere navale delle Samsung Heavy Industries presso le Geoje Island in Corea del Sud, e una volta completata, sarà ancorata a circa 400 chilometri dalle coste di Broome, nella parte nordoccidentale dell’Australia, in corrispondenza del giacimento scoperto dalla Shell nel 2007. Resterà lì per 25 anni, prima di essere revisionata e destinata ad altri giacimenti. Secondo i progetti sarà in grado di resistere ai tifoni più prorompenti.

A fare più impressione delle dimensioni della nave è quello che l'impianto riuscirà a fare: secondo le stime della compagnia, a partire dal 2017 (quando sarà operativo), questo mostro produrrà l’equivalente di 110mila barili di petrolio al giorno, ovvero 5,3 milioni di tonnellate annue tra gas naturale liquido, condensato e Gpl. “ La nostra decisione di andare avanti con questo progetto rappresenta un progresso per l’industria del gas naturale liquido ed è una significativa risposta alla crescente richiesta di energia pulita”, spiega Malcolm Brinded, direttore esecutivo Upstream International della Shell.

Tutta questa energia è destinata soprattutto alle grandi economie emergenti, come la Cina. La nave, infatti, raffredderà in loco il gas naturale a un temperatura di -162° C per ridurne il volume di circa 600 volte e trasportarlo in Asia, navigando lontano dalle rotte migratorie delle balene, assicurano dalla compagnia.

La Shell non ha dichiarato ufficialmente i costi dell’intera operazione, stimati lo scorso anno a poco meno di 4 miliardi dollari. Trenta, invece, sono i miliardi che la compagnia intende investire in Australia entro i prossimi 5 anni. Nelle prospettive del colosso anglo-olandese, infatti, oltre al progetto Prelude – che creerà almeno 350 nuovi posti di lavoro diretti – c’è anche il progetto Gorgon e diversi studi esplorativi e di fattibilità.

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