Post n°180 pubblicato il 12 Aprile 2011 da BROWSERIKL’amore è cieco. C’è un fondo di verità in questa affermazione, dal momento che è proprio lo spegnimento di alcuni circuiti neuronali nella corteccia cerebrale a far nascere questo sentimento universale. Lo ha detto il dottor William C. Mobley, direttore del Center for Down Syndrome Research and Treatment dell' University of California, San Diego, durante il suo intervento alla seconda edizione del Brain Forum di Milano, meeting internazionale per discutere di neuroscience con i massimi esperti del settore.
Un “ brain built for love”, questo il cervello che il neuroscienziato studia da anni cercando di individuare i circuiti nervosi alla base delle emozioni umane più complesse: empatia, compassione e amore. Perché tutto, a ben vedere, può essere ridotto all’attività di miliardi di neuroni che si parlano l’un l’altro nelle diverse aree del cervello. E imparare a tradurre questi discorsi fatti di chimica e molecole aiuterà a manipolare le emozioni intervenendo direttamente là dove nascono e si manifestano. È questa, secondo Mobley, la nuova sfida dei neuroscienziati, che tra una ventina d’anni avranno gli strumenti necessari per migliorare le condizioni delle persone che soffrono di disturbi affettivi e per insegnare a tutti gli altri quali sono i segreti dell’amore.
In attesa che ciò accada, i ricercatori stanno lavorando all’individuazione dei circuiti cerebrali che controllano gli stati emotivi. Mobley descrive il cervello come l’insieme dei neuroni che hanno il compito di ricevere ed elaborare le informazioni per poi generare risposte comportamentali coerenti. Nella fase dell’elaborazione, indispensabile è la comunicazione tra cellule, che genera percorsi privilegiati di scambio di informazioni: i circuiti nervosi, appunto. Grazie alla risonanza magnetica per immagini, i neuroscienziati hanno individuato le aree del cervello legate all’ empatia e alla compassione, due componenti essenziali dell’amore.
La prima ci permette di essere coscienti delle emozioni di un’altra persona, la seconda di essere partecipi a questo stato emotivo. In entrambi i casi, a lavorare sono la corteccia cingolata anteriore e la corteccia insulare anteriore, i luoghi dove nasce la rappresentazione del sé come entità capace di sentimenti soggettivi. Ebbene, da studi recenti è emerso che queste due aree cerebrali sono coinvolte anche nell’elaborazione dell’amore romantico e materno, mostrando, come ha detto Mobley, che “ c’è una certa coerenza nel cervello tra emozioni come empatia, compassione e amore e le regioni del cervello che le controllano”. Nonostante le tante forme dell’amore, infatti, sembra che il cervello usi sempre gli stessi canali per rappresentarlo, e riuscire a individuarli permetterà di “ amare di più per vivere più a lungo”.
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