lunedì 18 aprile 2011

Futuro impersonale - Wired.it

Futuro impersonale

E se il Cloud Computing facesse rima con apatia? E' questo il progresso informatico che ci aspetta? A queste domande risponde la Barbara di Wired.it

13 aprile 2011 di Barbara Lazzari

cloud computing

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C’è in rete la recensione video di un computer che non esiste e non esisterà mai. E’ il pc CR-48 di Chrome Os ed è l’esempio pratico di quello che ci aspetta in un futuro non troppo lontano. Un computer sul quale non girano software ma applicazioni del browser il che vuol dire virtualità allo stato puro. Ogni computer sarà il nostro computer, ogni postazione internet potrà restituirci bozze di lavori lasciati incompleti a casa, ovunque andremo troveremo le nostre foto, l’agenda, la musica...insomma basterà una connessione internet e il supporto non farà nessuna differenza.

 

Potrebbe essere un futuro fantastico, facile da portarsi dietro. Però tanto per dirne una questo futuro non prevede l’uso del desktop il che equivale ad avere uno studio senza scrivania, un tavolo senza cassetti. E come le dovrei tenere le mie cose, sparpagliate nel caos cosmico? Potrei affidarmi a un Dropbox ma esteticamente non sarebbe la stessa cosa. Sarebbe come tenere la passata nel barattolo di latta anzichè travasarla nel vaso di vetro ermetico ereditato da nonna. Sarebbe un pò freddo e anaffettivo, come stare in una stanza d’albergo dove c’è tutto ma non è tuo. Non ci voglio girare troppo intorno, sono una collezionista di icone. Ne ho di animali, di fumetti, di loghi stilizzati, di faccine. Ne ho una cifra. Sono conservate in una apposita cartella sul mio desk iconizzata con un castello delle fiabe. La mia scrivania però è praticamente vuota.

 

Ci sono solo altre tre raccolte: un disegno di una piccola cinepresa per le cose da guardare, un disegno di una matita per le cose da leggere, un disegno di bambina che canta per le cose da ascoltare. Aprendo ciascuna di queste cartelle la mia follia si manifesta senza dubbi. I miei documenti li conservo per mesi ed ogni mese è simboleggiato in modo diverso a seconda del contenuto. Foglie morte, smile, mele, teschi...dovrebbero servire a capire subito che il contenuto vale la pena o meno, ma si capisce solo che c’è disordine.

 

Un disordine colorato e personale schiacciato in pochi folder che ad ogni cambio di stagione si trasformano di nuovo, non appena trovo un nuovo pack di icone! E passo buone mezz’ore a selezionare copiare e incollare sostituendo il vecchio con il nuovo, che non c’è niente che mi venga meglio dei lavori inutili. Insomma io con le cartelle sistemate in ordine alfabetico e verticale in un sistema che galleggia solo nel virtuale non sono certa che mi sentirei a mio agio. Sarebbe come avere la musica registrata in testa senza dover usare le casse o come avere gli armadi pieni di magliette bianche e il cassetto delle mutande pieno di slip giallo ocra.

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