Il cervello rubato ad Einstein
56 anni fa si spegneva a Princeton Albert Einstein. E il suo cervello viene segretamente trafugato dal medico Thomas Harvey per essere sezionato e studiato
18 aprile 2011 di Caterina ViscoUn giovanissimo Albert Einstein (Credits: © Hulton-Deutsch Collection/CORBIS)
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Un giovanissimo Albert Einstein (Credits: © Hulton-Deutsch Collection/CORBIS)
Albert Einstein nel 1929 (Credits: © Bettmann/CORBIS)
Albert Einstein e sua moglie (Credits: © Bettmann/CORBIS)
Un gruppo di Scienziati alla Solvay Conference. Oltre a Einstein ci sono Marie Curie, Poincaré e Planck (Credits: © Hulton-Deutsch Collection/CORBIS)
Davanti alla nave che lo avrebbe portato negli Stati Uniti (Credits: © Bettmann/CORBIS)
Einstein, Valentine Bargmann e Peter Bergmann a lavoro su di un’equazione (Credits: © Lucien Aigner/CORBIS)
Einstein con Valentine Bargmann e Peter (Credits: © Lucien Aigner/CORBIS)
Il giuramento come cittadino statunitense (Credits: © CORBIS)
La casa di Einstein a Princeton (Credits: Dmadeo/wikipedia CC)
Insieme a Niels Bohr (Credits: Paul Ehrenfest/ wikipedia CC: Original uploader was Graf at de.wikipedia)
Einstein suona il violino (Credits: © Bettmann/CORBIS)
Albert Einstein osserva il modello del telescopio Hale, il più grande del mondo all’epoca costruito per il California Institute of Technology (Credits: © Bettmann/CORBIS)
Albert Einstein insieme alla fisica nucleare francese Irene Joliot-Curie (Credits: © Bettmann/CORBIS)
Lo scienziato visiona il modellino del futuro Albert Einstein College of Medicine diYeshiva (Credits: © Bettmann/CORBIS)
Dalla sua casa di Princeton, aziona la manopola che illumina l’Esposizione Pan Americana di Dallas, decretandone l’inizio (Credits: © Bettmann/CORBIS)
Il pupazzo di Einstein (Credits:© Bettmann/CORBIS)
Hans Albert Einstein, il figlio dello scienziato (Credits: © Bettmann/CORBIS)
Albert Einstein seduto in una delle biblioteche di Princeton (Credits: © Bettmann/CORBIS)
Albert Einstein dopo una visita all’ospedale di Princeton in macchina con Frank Aydelotte e sua moglie (Credits: © Bettmann/Corbis)
Un quotidiano annuncia la morte dello scienziato (Credits: © Underwood & Underwood/CORBIS)
I manoscritti originali di Einstein conservati presso l’Università ebraica di Gerusalemme (Credits: © URI LENZ/epa/Corbis)
La firma di Einstein, presso l’Archivio dell’Accademia Tedesca delle Scienze (Credits: © Z1021/_Peter Endig/dpa/Corbis)
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Pagina successivaIl momento è grave al Princeton Hospital. È passata da poco l'una del mattino del 18 aprile 1955 e in una stanza di ospedale si è appena spento Albert Einstein. Fuori dalla porta ci sono il figlio Hans Albert, la segretaria Helen Dukas e Otto Nathan, amico ed esecutore testamentario.
In attesa della drammatica notizia, fuori dall'ospedale stazionano diversi studenti del professore, un paio di colleghi e qualche giornalista che è riuscito ad avere lo scoop. Si è spento il più grande scienziato del secolo e la prima pagina è d'obbligo, il mondo è in fermento per la sorte dell'uomo ricoverato da due giorni. Lo stesso Einstein era consapevole che la sua morte avrebbe rappresentato un colpo per studenti e studiosi di tutto il mondo che vedevano nel genio di Ulm un mentore, una guida e temeva che si sarebbero tutti precipitati sulla sua tomba in cerca di ispirazione.
Questo non doveva avvenire. Aveva lasciato chiare disposizioni testamentarie in proposito, per far rispettare le quali Otto era lì apposta: i suoi scritti erano destinati all' Università ebraica di Gerusalemme, il violino al nipote Bernhard Caesar e il suo corpo al vento. Niente tombe, niente reliquie, niente luoghi di culto o mete di peregrinazione. Per questo quei tre sono in attesa fuori dalla porta. Aspettano che siano espletate tutte le formalità - l'autopsia, una breve e intima cerimonia funebre, la cremazione - e poi prenderanno l'urna con le ceneri dello scienziato, si metteranno in macchina, attraverseranno i confini del New Jersey e, una volta in Delaware, la rovesceranno in un luogo non ancora stabilito. E così fanno, lo stesso 18 aprile. Solo che al loro rientro trovano una sorpresa.
Circola voce infatti che il patologo responsabile dell'autopsia di Einstein, Thomas Harvey, non abbia rimesso esattamente tutto a posto prima di mandare il corpo al forno crematorio. Si sarebbe tenuto per se un pezzetto, quello che molti riterrebbero il più importante: il cervello. Lo conferma lo stesso Harvey il giorno dopo in una conferenza stampa, durante la quale spiega che il suo obiettivo è quello di studiare il cervello del genio e regalarne i segreti alla scienza. Il patologo viene immediatamente allontanato dall'ospedale (e sarà definitivamente licenziato dopo un paio d'anni), Otto Nathan lo accusa di essere un “ volgare ladro”, e la famiglia, dopo aver espresso sorpresa, disappunto, delusione, semplicemente decide di lasciar correre a patto che il medico condivida la sua “ materia di studio” con altri ricercatori.
Così dopo averlo ben fotografato, Harvey prepara 240 vetrini con campioni di diverse aree del cervello di Einstein e li mette a disposizione di chi ne avrebbe fatto richiesta a scopo di studio. Il restante, la parte più grande, torna nel vaso di formaldeide dove il patologo aveva riposto il cervello appena rimosso dal cranio dello scienziato.
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