venerdì 22 aprile 2011

La mappa 2.0 del cambiamento climatico - Wired.it

La mappa 2.0 del cambiamento climatico

La chiamano citizen science: da oggi dentro Google Earth ciascuno di noi può essere l'antenna di una mappatura globale dei mutamenti atmosferici

21 aprile 2011 di Emanuele Perugini

Iceland

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Creare un legame tra le attività svolte sul locale e il cambiamento climatico globale a portata di click su Google Earth. Il Cnr Ibimet ha sviluppato un applicativo didattico chiamato Clima-Scopio, per visualizzare in modo immediato alcuni segnali globali del cambiamento climatico e creare un ambiente collaborativo geografico in cui gli utenti possono partecipare in un’ottica Web 2.0.

È così possibile vedere in un solo colpo d’occhio anomalie nelle temperature (per esempio l’aumento generato dagli incendi a Mosca nell’agosto 2010) oppure eventi straordinari causati dai cambiamenti climatici (come l’alluvione in Liguria).

Il sistema, nato nell’ambito del progetto Life Races in collaborazione con il comune di Firenze e l’Unione Europea, inoltre permette a chiunque di aggiungere informazioni e dati. Ognuno ha cosi la possibilità di osservare e raccontare il cambiamento legato alle vicende climatiche che avvengono nel proprio territorio (come una fioritura precoce) e arricchire la comprensione dei fenomeni ambientali complessi. Si tratta del primo tentativo in assoluto di realizzare uno strumento simile su  Google Earth.

Il progetto è stato realizzato in stretta collaborazione con i climatologi. L’Istituto di Biometeorologia del Cnr ha realizzato un’analisi dell’andamento climatico degli ultimi 10 anni nelle 5 città coinvolte che evidenzia segnali di un cambiamento in atto. Spiega il climatologo dell’Ibimet Massimiliano Pasqui: “ Da molti anni ormai è stato evidenziato il cambiamento della variabilità climatica nel bacino del Mediterraneo e, di conseguenza, nel nostro Paese. Inverni sempre più siccitosi e caldi insieme a estati precoci e caratterizzate da temperature minime più alte rispetto a periodi di riferimento precedenti sono tra i segnali maggiormente osservati. In questo quadro di variabilità climatica l’inverno 2009-2010 è stato un inverno più freddo rispetto ai precedenti 10 anni e nell’analizzare i dati di consumo si è tenuto conto pertanto della maggiore esigenza di riscaldamento”.

Secondo Valentina Grasso, responsabile scientifica del progetto Races: “ Uno dei grandi limiti per la corretta comprensione del cambiamento climatico è legato alla dimensione globale del fenomeno, molto difficile da percepire e dalla confusione tra clima e tempo meteorologico. Questa ambiguità è peraltro ancor più marcata nelle generazioni più giovani che non hanno un bagaglio di esperienze passate a cui ricorrere per fare confronti, come invece tendono a fare gli adulti. In questo contesto ambiguo e impreciso, basta un inverno freddo per indurre tutti a sconfessare le teorie sul riscaldamento globale. Ma la dimensione del 'qui e ora'  non è la dimensione idonea quando si parla di cambiamento del clima.

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