Google Music in arrivo
20mila canzoni caricabili gratuitamente online, per poi ascoltarle da computer o cellulare. Il punto debole? Non si possono acquistare canzoni e condividerle tra amici
10 maggio 2011 di Martina Saporiti6. Google
Per aver rivoluzionato l'esperienza di ricerca sul Web
Pagina successivaSono passati appena due mesi dal lancio di Cloud Player da parte di Amazon, che già Google passa al contrattacco annunciando la nascita di Google Music Beta (per ora disponibile solo negli States), un servizio che permetterà agli utenti di caricare la propria musica sul Web per poi ascoltarla su computer o telefoni cellulari dotati di sistema operativo Android. Ma la fretta con cui il colosso della Silicon Valley ha dovuto lanciare il servizio (la pressione della competizione è sempre più alta tra le compagnie digitali) non gli ha permesso di portare a termine una (fondamentale) missione: trovare un accordo con le case discografiche per rendere legali operazioni come la condivisione di file o l’ acquisto di brani musicali.
Così, a ben vedere, Music Beta by Google non surclassa il servizio di Amazon, anche se rispetto a quest’ultimo offre la possibilità di caricare gratuitamente molta più musica. Music Beta, infatti, inizierà la sua avventura regalando ai suoi utenti 20mila upload gratuiti (cioè 20mila brani archiviabili senza pagare contro i circa 1.000 di Amazon). Ma, d’altra parte, mentre Cloud Music permette di acquistare musica su Amazon, Music Beta non offre questo servizio, complice il mancato accordo con le major.
Ecco perché è ancora lontano il sogno delle compagnie Web: conservare una copia di tutte le canzoni in una nuvola digitale, creando una sorta di Internet Jukebox a cui gli utenti abbiano accesso in qualsiasi momento e senza necessità di caricare su Web alcun file, processo che secondo molti limita le potenzialità del servizio perché richiede molto tempo. Ma per superare quest’ostacolo ci vogliono le licenze, e sino a oggi nessuna etichetta discografica si è dimostrata disponibile a trattare. Questo perché, secondo le major, chiunque ascolti musica, su qualsiasi dispositivo disponibile, deve pagare. E molto.
“ Un paio della maggiori case discografiche non si sono dimostrate collaborative, chiedendo condizioni di contratto irragionevoli che rendono l’affare non conveniente per noi”, ha detto al New York Times il direttore dei contenuti digitali di Android Jamie Rosenberg:“ Per questo motivo, sarà difficile poter contare sulla loro collaborazione”. Ma Rosenberg non si arrende e promette di continuare le negoziazioni al fine di rendere disponibili agli utenti altri servizi, ad esempio uno store dove acquistare musica o un’applicazione che suggerisca che musica ascoltare.
In realtà, le major, prima tra tutti la Sony, avevano già mostrato perplessità al momento del lancio di Amazon, che però le aveva rassicurate dicendo che Cloud Music non era altro che una specie di hard disk esterno. Anche il nuovo servizio di Google è una memoria esterna e come tale non dovrebbe richiedere licenze di alcun tipo. “ È come uno storage personale, sul quale si carica musica nello stesso modo con cui si fa su un iPod o un hard drive. Per questo non ha bisogno di licenze dall’industria musicale”, spiega Rosenberg.
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