venerdì 20 maggio 2011

La prossima vacanza? A casa di qualcun altro [foto] - Wired.it

La prossima vacanza? A casa di qualcun altro

Sta spopolando il sito AirBnB, dove si possono affittare camere in abitazioni di privati cittadini. Wired.it ha fatto quattro chiacchiere con uno dei suoi creatori e ha scelto le 5 case più strane sul sito

20 maggio 2011 di Matteo Lenardon

Green Windmill, Grecia

Nell'isola greca di Thera un appartamento con piscina, vista sul mediterraneo e mulino

 

  • Green Windmill, Grecia

    Green Windmill, Grecia

    Nell'isola greca di Thera un appartamento con piscina, vista sul mediterraneo e mulino

  • Island Suite a Puerto Viejo, Alajuela in Costa Rica

    Island Suite a Puerto Viejo, Alajuela in Costa Rica

    Una delle proprietà della casa è un muffin gigante con gioielli incastonati nel tetto

  • Aircamp Furillen, Svezia

    Aircamp Furillen, Svezia

    Il classico camper anni '60 americano si trasforma in luogo eccentrico e accogliente per le foreste svedesi

  • Hotel Airplane, Olanda

    Hotel Airplane, Olanda

    Chi odia i camper - e ha sempre viaggiato in economy - può scegliere di soggiornare in un aeroplano ancorato saldamente a terra. Cabina compresa

  • Halifax Castle, Inghilterra

    Halifax Castle, Inghilterra

    Per le famiglie numerose che non riescono mai a trovare posto nei soliti alberghi Airbnb offre un intero castello nella campagna inglese fra Manchester e Leeds. Orchi esclusi

Si chiama   Airbnb è una delle novità più giovani e interessanti nel panorama del turismo fai-da-te. Airbnb propone un nuovo modo di viaggiare, superando la finta-rivoluzione lastminute, partita dal basso e ormai utilizzata dalle famiglie anche meno avvezze con la Rete che acquistano pacchetti ultimo minuto mesi prima nelle agenzie viaggi. Saltare alberghi, ostelli e agriturismi per entrare direttamente nelle case di proprietà delle persone. Abbiamo parlato delle difficoltà incontrate con lo status quo della lobby alberghiera e di cosa si aspetta dal futuro uno dei responsabili di Airbnb, Christopher Lukezic.

Cosa vi ha ispirato a creare un servizio come Airbnb?

“È una storia molto particolare, in realtà. Mi piace raccontarla. È iniziato tutto nel 2007 nel soggiorno del loft di Joe Gebbia e Brian Chesky a San Francisco. Un giorno, dato che frequentavano insieme la facoltà di Design a Rhode Island, hanno notato che i posti disponibili in albergo per una importante conferenza sul design vicino al loro college erano tutti esauriti. ' La creatività risolve tutti i problemi', è sempre stato il loro motto, quindi hanno offerto la loro casa ad amici e anche sconosciuti interessati a seguire l’evento.

“Pensa un po’, alla gente non dispiaceva poi così tanto stare a casa di estranei. L’ospitalità è genuina e sincera, e le patatine non costano 6 dollari. Inoltre gli ospiti di Joe e Brian hanno imparato molto sulla città e sui luoghi migliori dove cenare o uscire. Esperienze che non puoi replicare nei soliti alberghi. Partendo da tutto questo abbiamo  quindi deciso di cambiare per sempre il modo in cui la gente sceglie di viaggiare”.

Non deve essere stato facile, però, partire da quella esperienza e creare il business di oggi.

“Ci sono volute molte notti passate su materassi buttati a terra per Joe e Brian a cui poi si è aggiunto Nathan Blecharczyk. Ma oggi siamo in oltre 160 paesi e 8mila città”.

Anche in Italia si sta facendo notare Airbnb.

“Siamo riusciti a espanderci grazie a prezzi e soluzioni appetibili a tutte le fasce di popolazione. Da 10 € per una stanza fino a 5mila € per un appartamento. Roma è una delle città più popolari su Airbnb, con oltre 500 stanze e appartamenti da affittare per una notte”.

Ma come riuscite a guadagnare sugli annunci?

“Prendiamo una piccola percentuale su ogni prenotazione. Airbnb incassa il 6-12% a seconda della cifra richiesta dal proprietario della casa a notte”.

Non avete paura di un possibile monopolio su servizi simili al vostro da parte di Facebook? In 5 anni ci saranno ancora startup indie o tutto sarà una app dentro Facebook?

“Credo sia molto difficile prevedere come sarà Facebook fra 5 anni. Penso che quasi certamente Facebook non avrà il monopolio dei servizi sociali su Internet e che le startup indipendenti continueranno a innovare. Gli utenti vogliono servizi specifici che rispondono ai propri bisogni e desideri.

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